La «28 marzo» tentò di uccidere Guido Galli

La «28 marzo» tentò di uccidere Guido Galli Anche De Stefano avrebbe confessato La «28 marzo» tentò di uccidere Guido Galli ROMA — Dopo Marco Barbone e Paole Morandini un terzo componente della «Brigata 28 marzo», Manfredi De Stefano, avrebbe deciso di confessare. E' quanto sostiene il prossimo numero del settimanale «Panorama», che pubblica un riassunto delle ammissioni dell'ennesimo «terrorista pentito» raccolte dal giudice Corrado Carnevali tra il 21 e il 22 ottobre scorsi in una trentina di pagine di interrogatorio. Secondo il settimanale, De Stefano, 23 anni, salernitano d'origine, figlio di operai e ex operaio egli stesso alla «Ignis» di Varese, avrebbe deciso di collaborare con la giustizia senza però coinvolgere nel suo racconto persone diverse da quelle che hanno già dato una loro ricostruzione dei fatti. Oltre ad ammettere la sua partecipazione al ferimento del giornalista della «Repubblica» Guido Passalacqua (fu lo stesso De Stefano l'esecutore materiale del ferimento) e all'uccisione dell'inviato del «Corriere della Sera» Walter Tobagi (De Stefano fece da •palo», ma a sparare furono Barbone e un altro terrorista), il giovane ha aggiunto nuovi particolari sull'attività della mini formazione terroristica. In particolare De Stefano avrebbe detto che, dopo una serie di azioni di «autofinanziamento», il gruppo scelse di colpire «magistratura e stampa». Primo obiettivo: il giudice Guido Galli. L'attentato contro il magistrato, che la «Brigata 28 marzo» aveva fissato per il 18 marzo scorso, per una serie di circostanze fortuite falli e il giorno successivo fu «Prima lin a» a uccidere il magistrato all'interno dell'Università statale. Durante i pedinamenti — secondo il racconto di De Stefano riportato da «Panorama» — Marco Barbone si accorse che il giudice era «curato» anche da quelli di «Prima linea», che aveva visto sotto casa del giudice istruttore. De Stefano avrebbe raccontato anche particolari sul1' «autofinanziamento» del gruppo: i proventi delle rapine venivano in parte divisi tra i militanti della formazione e in parte versati su quattro libretti di risparmio intestati uno a Carlo, l'altro a Alberto, l'altro ancora a Dalla e l'ultimo a Chiesa.

Luoghi citati: Roma, Varese