A giudizio moglie, marito e due amici accusati di truffe con assegni a vuoto
A giudizio moglie, marito e due amici accusati di truffe con assegni a vuoto Ricostruita dal magistrato una complicata serie di raggiri A giudizio moglie, marito e due amici accusati di truffe con assegni a vuoto Sono tutti in carcere -1 coniugi avevano stretto una specie d'intesa con gli altri imputati - Tra i rischi da correre, era contemplato anche quello di finire in prigione «per qualche giorno» Rimarrà in carcere fino al processo, Marta Favini, 39 anni, titolare di un'agemia in via San Donato 64 bis, accusata di truffa e associazione per delinquere. E con lei il marito, Mario Gentilin, 39 anni, titolare di un'agemia immobiliare a Brandizzo, la •Amis», Andrea D'Alcamo, 31 anni e Giulio Provenzano, 34 anni già condannati per rapina. La decisione è stata presa' dal giudice istruttore Lanza dopo aver ricostruito la complicata vicenda giudiziaria cominciata con una denuncia dello stesso Gentilin ai carabinieri della compagnia Oltre Dora il 19 giugno di quest'anno. Nell'esposto il Gentilin dichiara di essere vittima di un'estorsione da parte di un certo Giulio e un suo compare: Andrea. I carabinieri scoprono per prima cosa che i due presunti autori dell'estorsione sono Giulio Provenzano e Andrea D'Alcamo, già noti alle cronache giudiziarie, perché nel '76 avevano rapinato e gettato in acqua un turista tedesco in cerca di avventure. D'Alcamo e Provenzano si erano presentati alcuni giorni prima nell'agenzia di Brandizzo chiedendo di acquistare una villa per conto di un conoscente, Salvatore Cordova, titolare del ristorante *da Ciro», in piazza Castello 31. Tra i due e Gentilin nasce un'intesa. Secondo quanto è stato accertato dagli investigatori, Gentilin mette a disposizione di D'Alcamo degli assegni a vuoto con i quali acquistare merce da persone che lo stesso Gentilin gli presenterà. Quando il truffato scoprirà che gli assegni sono scoperti, D'Alcamo si addosserà ogni colpa accettando di fare «quei pochi giorni di prigione che prevede la legge». Metà del provento della truffa andrà a Gentilin e metà se la spartiranno Provenzano eD'A Icamo. Viene tentata una truffa ai danni del titolare di un negozio di lampadari di via Nizza, ma costui non cade nella trappola. Allora tentano con un negoziante di mobili di Borgaretto: secondo insuccesso. La moglie di Gentilin intanto presenta D'Alcamo a un impiegato Fiat die abita in via San Donato, vicino all'agenzia, un certo Gualtiero Gulinelli il quale, per arrotondare lo stipendio, fa il rappresentante di preziosi. Da lui D'Alcamo acquista gioielli per 19 milioni pagando con assegni a vuoto firmati da Cirillo Disalvo. Quando Gulinelli mette all'incasso gli assegni e scopre che sono scoperti, va dalla signora Favini che fa delle fotocopie degli assegni e le dà al marito. Gulinelli restituisce gli assegni a D'Alcamo. Questi, però, scopre che Gentilin ha le fotocopie. Assieme a Provenzano lo portano in campagna e lo picchiano facendosi restituire le fotocopie degli assegni Gentilin denuncia l'aggressione e finisce anche lui in galera.
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