Morti, feriti e fantasmi

Morti, feriti e fantasmi FINITA DOPO 35 ANNI LA RICERCA DEI DISPERSI NELL'ULTIMA GUERRA Morti, feriti e fantasmi Anche la Germania ha smesso ora le indagini sulla misteriosa sorte di militari e civili che non figurano nell'elenco delle vittime - II contributo prezioso della Croce Rossa sovietica che ha fornito 370 mila informazioni - Un pensiero dello scultore Moore: «Anche a queste persone scomparse nel nulla bisognerebbe dedicare un monumento: costruito con la nebbia» La ricerca, lunga e angosciosa, è finita. Dopo trentacinque anni, gli uffici che dovevano rintracciare le persone date per «disperse- durante la seconda guerra mondiale, considerano concluso il loro compito. La Gran Bretagna e gli Stati Uniti avevano già finito da tempo, come l'Italia, la Francia e il Giappone. La Germania, il paese che aveva scatenato il conflitto, è l'ultima; in territorio tedesco, dove la guerra ha avuto il suo epilogo europeo, con la distruzione del Reich, la caduta del nazismo, la spartisione dello Stato, reperire i dispersi è stata un'impresa immane, a volte disperata. La Drk, la sigla con cui è indicata la Croce Rossa germanica, viene ora trasformata in un centro di documentazione e di informazioni che proseguirà il lavoro di archivio e di schedatura del materiale fino alla fine dell'anno. Ciò non significa, né in Germania né altrove, che non si possa ancora indagare su alcuni casi isolati, ma quello che fu sin dall'inizio chiamato -rastrellamento dei fantasmi-, non può più dare risultati capaci di suscitare sorpresa. Dopo trentacinque anni in Germania risultano scomparse senza una spiegazione, senza una tomba, 400 mila persone. Di esse i tre quarti erano soldati, giovani; un quarto era costituito da popolazione civile. Moltissimo è stato fatto e con risultati abbastanza confortanti per ritrovare bambini. Ne mancano all'appello 1500 e non sapremo più nulla di loro. Dalla fine della guerra la Croce Rossa tedesca, operando in stretta collaboraziione con quelle di tutti gli altri Stati, si è occupata di quattordici milioni di casi. La Drk ha avuto in certi momenti fino a 650 dipendenti e ancora oggi riceve almeno una richiesta di ricerche al giorno. Fra gli Anni Cinquanta e Sessanta le domande per rintracciare dispersi erano anche seicento al giorno. A Monaco nel Centro di ricerche vi sono ancora cento funzionari per rispondere agli appelli ma entro dicembre ne rimarranno una settantina. All'inizio l'impresa parve impossibile. C'era un registro con un elenco di dispersi e uno con quello delle persone ricercate. Fu un confronto lungo, estenuante. Si interrogavano parenti, reduci, soldati, profughi. Cinque milioni di persone sono state interpellate: «Avete mai visto quest'uomo?» e gli mostravano una foto ingiallita. «Avete mai sentito nominare una donna di Dresda che si chiamava Greta Hildebrandt?». / reduci fornivano spesso risposte vaghe sui commilitoni dispersi e non erano di apprezzabile aiuto; poi si cominciò a dividere le fotografie e i dati raccolti a seconda delle unità militari e dei campi di prigionia. Ci si trovò davanti una massa di quasi un milione di immagini molte delle quali non avevano un nome o ne recavano uno impreciso: «Quand'era partito aveva diciannove anni, era biondo, si chiamava Hans. Ha scritto per l'ultima volta dal confine russo, nel' 1943...». Con un metodo molto praticato in Gran Bretagna, soprattutto da Scotland Yard, la celebre polizia della Londra metropolitana, in parecchi locali pubblici vennero affisse foto di dispersi. Anche la radio collaborò, e cosi pure i giornali. Si realizzò cosi quella che gli inglesi chiamano la felice unione delle tre P fpublic, police, press), il pubblico, la polizia e i giornali. • Sapete chi sono, come mi chiamo, da dove vengo?», sto scritto sotto un'immagine. E' un disperso che cerca di ricordare qualcosa e che non rammenta più nulla. Altri hanno invece approfittato della guerra per far perdere le proprie tracce. Un fatto che in ogni grande metropoli avviene tutti i giorni, per i motivi più diversi. Impossibile trovare un disperso che non vuole essere ritrovato, che ha cambiato nome, città, aspetto. Il viso smunto di una ragazza con gli occhi socchiusi fa meditare: sotto la foto è scritto: «Nome ignoto, nata intorno a novembre 1944. Occhi celesti, capelli neri. Trovata in un lettino portatile fra due donne morte, sulla strada fra Grabine e Stelnau. provincia di Neustadt». Segue una data. Un contributo prezioso è stato dato dalla Croce Rossa sovietica che ha fornito 370 mila informazioni che in un quinto dei casi furono determinanti per chiarire il caso del disperso. E' stato utile anche il raggruppare casi di persone scomparse nel mede simo giorno e in circostanze analoghe. Secondo le statistiche della Croce Rossa tedesca, su un milione 745.666 dispersi della Wehrmacht. ossia dell'esercito regolare germanico, sono rimasti senza esito le ricerche di 358.915 uomini. Fra i civili la proporzione è di 419.540 dispersi contro 161.176 ritrovati o di cui si è accertata la sorte. La Croce Rossa non ha difficoltà nell'ammettere che il bilancio più triste è quello dei 1538 bambini non ritrovati su 192.010 dati per dispersi alla fine della guerra. ■ Il conflitto, con un bilancio globale di tutti i fronti, ha causato circa cinquanta¬ cinque milioni di morti. I dispersi dovrebbero essere sui tre milioni, compresi i circa 400 mila che la Croce Rossa tedesca non è riuscita a trovare. Il celebre scultore britannico Moore osservò un giorno che nel mondo vi sono migliaia di monumenti ai caduti e probabilmente nessuno ai dispersi, a cui occorrerebbe forse dedicarne uno costruito di nebbia, spettrale e impalpabile. Monumenti fatti per ricordare e per ammonire. Non servono a nulla. L'uomo, per sopravvivere e andare avanti, riesce molto bene a dimenticare. Renzo Rossotti Un'immagine, ormai storica, dell'ultima guerra. Migliaia furono i dispersi in Unione Sovietica durante la drammatica ritirata italiana nell'inverno 1942-1943

Persone citate: Greta Hildebrandt, Moore, Renzo Rossotti