Reagan in vantaggio su Carter ma la Casa Bianca non ci crede di Ennio Caretto

Reagan in vantaggio su Carter ma la Casa Bianca non ci crede I sondaggi dopo il match televisivo di martedì Reagan in vantaggio su Carter ma la Casa Bianca non ci crede Un'indagine su 700 mila persone, due terzi delle quali favorevoli al repubblicano, definita «inattendibile» - Spostamento dei giovani verso Anderson e i «minori» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A cinque giorni dalle elezioni, in assenza di una decisione dell'Iran sugli ostaggi, Ronald Reagan sembra aver ripreso il sopravvento sul presidente Carter con il dibattito televisivo di mercoledì a Cleveland. I sondaggi d'opinione, che alla vigilia del confronto lo vedevano leggermente svantaggiato, gli danno ora una piccola percentuale di voti in più. Più che ai programmi Reagan sembra dovere il successo al suo comportamento, emerso alla tv come quello di un uomo «sicuro e ragionevole» (parole del New York Times; di fronte a un Carter «pomposo e aggressivo». L'inatteso esito del dibattito ha allarmato la Casa Bianca, che ha attaccato duramente i messi d'informazione di massa, in particolare il canale tv della Abc. Questo canale, a confronto finito, ha invitato i telespettatori a telefonare a un computer: lo hanno fatto in oltre 700 mila, e i due tersi hanno assegnato la vittoria a Reagan. La Casa Bianca ha definito il sondaggio «inattendibile» e «impostato in modo da favorire i repubblicani». In realtà, il dibattito non è stato un successo. Ha ansi spinto alcuni elettori incerti a non votare né per il capo dello Stato, né per l'ex governatore della California, ma per il • terzo uomo» Anderson, o addirittura per alcuni dei partiti minori. Anderson e gli altri candidati hanno colto l'occasione per criticare sia i repubblicani che i democratici. Molti giovani si sono collocati dalla parte del «terzo uomo», molti altri si sono rivolti ai partiti di sinistra, quest'anno più solidi e articolati che in passato. Occorre dire subito che né Anderson, né gli altri candidati alla presidenza alle elesioni di martedì prossimo sono in grado di sconfiggere Carter o Reagan. Anderson può determinare, il risultato, sottraendo voti a uno di loro — si ritiene innansitutto al presidente — come fece Wallace nel '68 con Humphrey, consentendo a Nixon di tornare alla Casa Bianca. Ma, secondo i sondaggi d'opinione, conquisterà al massimo il 10 per cento dei suffragi: il suo peso semmai si avvertirà più tardi, se, come ha prospettato, fonderà un partito nuovo, liberale nel senso britannico della parola. Gli altri candidati si contendono soltanto la preminenza nelle sinistre americane. Hanno nomi conosciuti anche in Europa: Gus Hall e Angela Davis nel partito comunista; Barry Commoner e La Donna Harris nel Citizens o partito popolare; Deirdre Griswol e Larry Holmes nel partito mondiale operaio. E' interessante il fatto che i tre gruppi presentino ciascuno un uomo e una donna, e due di loro un negro e un bianco. Entrambe le esigenze, di una presenza femminile e di una di colore ai vertici governativi, sono molto avvertite negli Stati Uniti. Gus Hall, definito dallo scomparso capo deUTbi, Hoover, «un pericoloso nemico dell'America», è il leader del partito comunista. Ha 70 anni, ha conosciuto più volte la galera, è fedelissimo al Cremlino. E' la tersa volta che si presenta candidato ed è sicuro di «andar meglio» che nel '76, quando ottenne appena 63 mila voti. Angela Davis, ormai quasi quarantenne, è la «pasionaria nera» dei diritti civili degli Anni Sessanta. E' approdata al comunismo ortodosso dalla rivolta razziale, Barry Commoner, biologo, ecologo, urbanista, è uno dei più eminenti intellettuali americani, autore di libri. Il suo profondo impegno sociale lo ha spinto alla politica in modo romantico, un modo analogo a quello del poeta Eugene McCarthy nel '68. E' nemico giurato delle grandi Corporation, e predica un'economia mista, e assistenza sanitaria e altre riforme gratuite. Gli si è affiancata la moglie di un senatore democratico che aspirò alla Casa Bianca nel '76, La Donna Harris, femminista, attivista dei diritti civili. La signora appoggiò la campagna di Carter quattro anni fa, e ne è stata «alienata totalmente». Deirdre Griswold e Larry Holmes, lei bianca, lui negro, sono comunisti «separati» da Mosca, a metà strada con altre formazioni come quelle laboriste, ma ostili al trotzkismo. Predicano tra le altre cose la giornata lavorativa di sei ore e la chiusura delle centrali nucleari. Ennio Caretto

Luoghi citati: California, Cleveland, Europa, Iran, Mosca, New York, Stati Uniti