Scontri in aprile nello Xinjiang fra uighuri (musulmani) e cinesi? di Alain Jacob

Scontri in aprile nello Xinjiang fra uighuri (musulmani) e cinesi? Notizie di fonte sovietica quasi confermate da Pechino NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PECHINO — Che cosa è avvenuto nello Xinjiang la primavera scorsa? Quest'estate nella capitale cinese erano corse voci secondo le quali gravi scontri erano avvenuti fra gruppi uighuri musulmani e funzionari (o militari) han cinesi distaccati nella regione. Gli incidenti erano stati tanto gravi che le famiglie di alcuni funzionari vennero rimpatriate a Pechino. Si parlò di morti e di feriti, ma in modo talmente vago che fu impossibile farsi un'idea precisa dei fatti. Oggi non si sa nulla di più, ma il fatto che gli incidenti siano avvenuti è stato confermato in occasione del viaggio nello Xinjiang, questo mese, di Wang Zhen, membro dell'ufficio politico del pc e specialista di questa regione, dove è vissuto a lungo dopo la liberazione. Il 9 ottobre scorso, in un discorso a Urumchi durante un meeting organizzato per Wang Zhen, un segretario del Comitato regionale del partito, Temur Dawamad, ha parlato di «recenti fatti dannosi per l'unità fra le etnie all'interno dell'esercito e della popolazione, fatti che hanno avuto conseguenze nefaste». E ha aggiunto: «Dobbiamo es sere severi nei confronti dei pochi che fomentano i dissensi e minano l'unità. Dobbiamo isolare questi cattivi elementi». Durante la riunione, Wang Zhen non ha fatto esplicito riferimento agli incidenti, ma ha presentato «il rafforzamento dell'unità fra le varie etnie» dello Xinjiang come •obiettivo principale» nell'interesse dei singoli e della collettività. In nome del rispetto della legge ha rivolto un duro monito: «Non tollereremo gesti irresponsabili o contrari alla legge. Siamo decisi a lottare contro tutti i delinquenti che minano l'ordine sociale. Tutti i criminali saranno puniti, quali che siano e quale che sia la loro origine etnica». Wang Zhen si è spinto oltre, parlando espressamente del ruolo di agenti sovietici: •Dobbiamo capire che i socialimperialisti russi intensificano la loro attività sovversiva, e guardarci dalle discordie che semineranno tra di noi per intaccare l'unità della nostra patria». Queste parole richiamano le notizie diffuse nel luglio scorso da una radio «clandestina» chiamata «1° agosto» (data della fondazione dell'Esercito popolare di libei-azione cinese) considerata un'emanazione dei servizi speciali vietnamiti e sovietici. Queste notizie, che naturalmente Scontri in aprile nello Xinjiang fra uighuri (musulmani) e cinesi? vanno prese con beneficio d'inventario a causa della loro fonte, riguardavano incidenti avvenuti in aprile nello Xinjiang occidentale, nella regione di Aksu, a un centinaio di chilometri dalla frontiera con l'Urss, scontri che avrebbero fatto «a/cune centinaia di morti e di feriti» tra i civili e i militari. A parte la propaganda, è ormai certo che questi incidenti siano avvenuti, e cosi si spiega l'allarme, o almeno l'estrema attenzione, del potere centrale cinese. Contrariamente ad altre regioni popolate da minoranze, lo Xinjiang è stato considerato da Pechino una zona d'immigrazione. Subito dopo la liberazione, gli han erano il 6-7% degli abitanti; ora sono oltre 4 milioni, e costituiscono quasi un terzo della popolazione, pur non integrandosi a questo mondo profondamente musulmano dal quale li separano barriere etniche, sociologiche, e religiose. E' un'evoluzione relativamente recente che ha creato una situazione delicata e molte tensioni. Inoltre, non si può escludere che i fermenti di Paesi islamici più lontani, legati allo Xinjiang da antiche e tradizionali relazioni, abbiano trovato eco in questa regione e abbiano attizzato la contestazione. Alain Jacob Copyright Le Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Aksu, Wang Zhen

Luoghi citati: Italia, Pechino, Urss