Petroli: 2 ex colonnelli tra gli ultimi 18 arresti
Petroli: 2 ex colonnelli tra gli ultimi 18 arresti Ancora colpita la Guardia di Finanza Petroli: 2 ex colonnelli tra gli ultimi 18 arresti Intanto il generale Loprete ha bloccato l'inchiesta a Treviso presentando una domanda di ricusazione contro il giudice istruttore DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Per lo scandalo dei petroli un'altra raffica di arresti che si aggiungono ai 70 ordinati dalle procure di diciotto città. Adesso si muove Venezia, uno dei punti chiave del traffico illecito di prodotti petroliferi. Diciotto gli ordini di cattura firmati dal sostituto procuratore generale, dottor Ennio Fortuna. Uno riguarda il petroliere Mario Milani, 50 anni, di Rovigo, titolare dei «Depositi costieri Alto Adriatico» di Marghera, già in carcere su provvedimento del giudice istruttore di Torino, Mario Vaudano. Oltre al Milani, nella lista dei diciotto figurano due ex ufficiali della Guardia di Finanza, i tenenti colonnelli Salvatore Galassi, amministratore unico della «Garlate Petroli» di Airuno (Lecco), e Vincenzo Gissi, che ha ricoperto vari incarichi in aziende petrolifere. Anche questi due ex appartenenti al corpo delle Fiamme Gialle sono colpiti da altri mandati di cattura emessi in precedenza. I rimanenti quindici sono personaggi che hanno ruotato attorno all'organizzazione truffaldina con compiti vari: autotrasportatori, amministratori, collaboratori. Per adesso se ne conoscono soltanto i nomi e di qualcuno anche la città di residenza. Sono: Giuseppe Chinetto di Vicenza, Marco Viero di Dueville (Vicenza), Luigi Portello di Treviso, Luigi Nascimben di Sllea (Treviso), Antonio Sartori di Rovigo. E ancora: Maurizio Benelli, Jezzi La Roma, Giuseppe Moragoli, Dino Mozzo, Mario Marinozzi, Antonio Radaelli, Giuseppe Pavan, Domenico Riva, Giovanni Menardo e Francesco Sanseverino. Non tutti sono finiti in carcere, alcuni sono latitanti. I reati contestati: associazione per delinquere, contrabbando e falso. Sono accuse rivolte anche alla gran parte dei personaggi coinvolti nello scandalo dei 2000 miliardi. Il filo conduttore è comune, identici i meccanismi per frodare il fisco, sempre gli stessi i grandi burattinai della truffa, nel Veneto come in Lombardia e in Piemonte. L'inchiesta veneziana è tornata alla ribalta dopo oltre un anno dall'apertura. Da ieri il giudice Fortuna ha cominciato gli interrogatori. Il suo compito è facilitato dal lavoro svolto dai colleghi torinesi e trevigiani. Nelle sue mani ha le dichiarazioni rese dal pe¬ troliere Mario Milani, agli atti sono allegati preziosi documenti sequestrati nel corso delle perquisizioni in banche e uffici. Impossibile strappargli una dichiarazione che vada oltre la conferma dei diciotto ordini di cattura. Dice di non ricordare quante comunicazioni giudiziarie ha spedito («Forse una dozzina-) oltre ai provvedimenti d'arresto. Sta inquisendo anche l'ex comandante generale della Guardia di Finanza, Raffaele Giudice, già in carcere? La risposta è sempre la stessa: «No commenU. C'è il rischio che l'istruttoria finisca alla commissione inquirente per il coinvolgimento di ministri e uomini politici? Risposta: «Non mi risulta-. Lavorano molto e parlano poco i giudici per districare la matassa dello scandalo. Si dà molto da fare, invece, un altro personaggio di primo plano, il generale Donato Loprete, ex capo di stato maggiore, già raggiunto da una comunicazione giudiziaria il 4 dicembre '79 per interesse privato in atti d'uffi- Guido J. Paglia (Continua a pagina 2 In settima colonna)
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