Condanne di diciotto e dodici anni a Vallanzasca e Corrado Alunni

Condanne di diciotto e dodici anni a Vallanzasca e Corrado Alunni La sentenza dei giudici sulla tentata evasione da S. Vittore Condanne di diciotto e dodici anni a Vallanzasca e Corrado Alunni La stessa pena del bel «René» è stata inflitta al simpatizzante Br Antonio Colia; dodici a Attimonelli (vicino ai Nap) - In totale centocinquantatre anni di carcere per quattordici imputati DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — La prima Corte d'assise ha emesso, dopo cinque ore di camera di consiglio, la sentenza contro i responsabili della tentata evasione da San Vittore, avvenuta alla fine di aprile scorso, e organizzata da detenuti comuni e politici. I giudici hanno sostanzialmente accolto le richieste del pubblico ministero: 18 anni di reclusione a Renato Vallanzasca e Antonio Colia (che più volte si è dichiarato simpatizzante delle Br); 15 al rapinatore politicizzato in carcere Daniele Lattanzio, dodici a Corrado Alunni (ex Br fondatore delle «Formazioni comuniste combattenti») e Emanuele Attimonelli, simpatizzante dei Nap. 10 anni sono stati inflitti a Alfeo Zanetti, Osvaldo Monopoli, Daniele Bonato, Antonio Marroco e Enrico Merlo. Nove anni di carcere e tre di casa di cura per Antonio Rossi, riconosciuto seminfermo di mente; otto anni e tre mesi a Paolo Klun (anche lui un «politico» di un certo rilievo), Roberto Sganzerla e Vittorio Barindelli. La Corte ha inoltre condannato ciascun imputato a tre mesi di carcere per il reato di detenzione di munizioni. Tutti sono stati dichiarati perpetuamente interdetti dai pubblici uffici. Al momento della lettura della sentenza, la «gabbia» dei detenuti era vuota. Dopo l'udienza, avevano chiesto di tornare in carcere, rinunciando ad assistere alla conclusione del processo. Prima di entrare in camera di consiglio il presidente ave- va dato la parola agli imputati. Solo uno aveva accettato di parlare, Daniele Lattanzio. Aveva detto: «Io vengo dall'Asinara, in quel carcere non si può vivere; per non tornarci più ho dovuto sequestrare degli agenti a Fossombrone. Visto che nessuno ci pensa, dobbiamo arrangiarci da soli». Il magistrato aveva ascoltato, rispondendo però che il tema era completamente estraneo al processo. Il tentativo di fuga avvenne" il 28 aprile scorso, alle 13,30, dal portone principale del carcere di San Vittore. I detenuti uscirono in massa, tenendo prigioniero un agente di custodia, sparando in aria e ad altezza d'uomo. Due guardie furono ferite: Egidio Tammone e Giuseppe Tuminelli. Appena gli evasi giunsero sulla piazza Filangieri passò una Volante; i tre agenti si buttarono a terra puntando i mitra. Subito arrivarono altre macchine della polizia, camionette dei carabinieri, ambulanze; per alcuni minuti fu un inferno. Per salvarsi la vita, e tentare un'ultima possibilità di fuga, Antonio Colia entrò — pistola in pugno — in una vicina abitazione, in via degli Olivetani e per un paio d'ore tenne in ostaggio una donna. Resosi conto di non avere vie d'uscita, chiese, per arrendersi, di avere di fronte alcuni uomini della squadra mobile che ben conosceva. Una gigantesca caccia all'uomo, intanto, vedeva poliziotti e carabinieri alle prese con ispezioni e perquisizioni in ogni casa vicina al carcere, in ogni abitazione per qualche ragione sospetta, in ogni possibile nascondiglio che fosse offerto dai vecchi edifici intorno a San Vittore. Vallanzasca e Alunni furono feriti e quasi immediatamente ripresi; al pronto soccorso, i sanitari videro al collo di «René» la svastica in oro e brillanti che, un anno prima, il giorno delle nozze, gli era stata regalata, in segno di pace, da Francis Turatello, capo della banda tradizionalmente rivale. Nelle ore successive alla f uga, o al massimo nel giro di qualche giorno, tutti gli evasi furono catturati, tranne Osvaldo Monopoli e Enrico Merlo, detto «Micio» (del gruppo Vallanzasca), Daniele Bonato e Antonio Marroco (di Prima linea) che risultano tuttora latitanti.

Luoghi citati: Alfeo Zanetti, Fossombrone