Eurocomunismo e suoi naufraghi di Paolo Garimberti
Eurocomunismo e suoi naufraghi OSSERVATORIO Eurocomunismo e suoi naufraghi Le conclusioni della riunione dei 116 partiti comunisti e «movimenti rivoluzionari», tenutasi a Berlino Est dal 21 al 24 ottobre, hanno riproposto dubbi e polemiche sull'opportunità che i partiti, che si proclamano autonomi da Mosca e si richiamano alla linea dell'ormai defunto «eurocomunismo», partecipino a questo tipo di incontri. Gli italiani e gli spagnoli, che in primavera avevano disertato tra molti clamori la conferenza europea di Parigi, erano presenti inspiegabilmente a Berlino, sia pure con due inviati di modesto peso politico nei rispettivi partiti (il professor Giuliano Procacci e Damian Pretei Martinez). Più coerenti, gli jugoslavi hanno boicottato Berlino cosi come Parigi. Organizzato dal fedele suddito di Mosca, Erick Honecker, ma diretto dietro le quinte da Boris Ponomarev, uno dei più arcigni «cani da guardia» dell'ortodossia ideologica al Cremlino, l'incontro berlinese era stato gabellato dai suoi «sponsors» come una conferenza scientifica sul tema «La lotta contro l'imperialismo e per il progresso sociale». Da qui la decisione del pei di parteciparvi con uno studioso, autore di un intervento più scientifico che politico. Ma il vero scopo della conferenza era di assicurare ai sovietici il consenso del movimento comunista internazionale per l'intervento in Afghanistan e una promessa di silenziosa complicità, a futura memoria come si direbbe in gergo giudiziario, per un'eventuale azione, diretta o indiretta, in Polonia. Ebbene, questo duplice obiettivo è stato matematicamente raggiunto. Delle 116 delegazioni presenti, 4 soltanto (italiana, spagnola, messicana e socialista ar¬ gentina) hanno disapprovato l'intervento in Afghanistan; ed appena una, quella spagnola, ha osato parlare della Polonia addirittura per esprimere la speranza che «i Paesi del socialismo reale si avviino verso maggiore libertà e maggiore democrazia». Cosi, Hermann Axen, relatore conclusivo a nome dell'ufficio politico del pc tedesco ed anche per conto del Cremlino, ha potuto affermare con tutta onestà che «la grande maggioranza degli oratori ha riconosciuto l'importanza della rivoluzione afghana e l'assoluta necessità dell'aiuto sovietico». Di fronte a questo trionfalismo prussiano-sovietico, forse esagerato ma non illegittimo, il bilancio della partecipazione dei naufraghi dell'«eurocomunismo» alla riunione berlinese è fatto soltanto di amare lezioni. Intanto hanno dovuto constatare lo sfascio completo dell'«eurocomunismo», appunto, con i francesi presenti ad alto livello (Maxime Gremetz, membro dell'ufficio politico) e totalmente allineati su Afghanistan e Polonia, proprio come i satelliti dell'Urss. Eppoi hanno potuto verificare come il numero dei partiti dissenzienti da Mosca diminuisca, in quantità e qualità, invece di aumentare: erano assai più numerosi ed influenti alle conferenze di Karlovy Vary, nel '67, o di Mosca, nel '69, o di Berlino, nel'76. Allora perché partecipare, quando erano stati proprio gli «eurocomunisti» a dire, a Berlino Est quattro anni fa, che queste riunioni in odore di Cominform non dovevano più ripetersi? Perché non seguire l'esempio dei rigorosi, ed esperti, jugoslavi? Per una volta è lecito affermare che i presenti, italiani e spagnoli su tutti, hanno sempre torto. Paolo Garimberti Ponomarev: rilanciare l'ortodossia comunista da Berlino
Persone citate: Boris Ponomarev, Damian Pretei Martinez, Erick Honecker, Giuliano Procacci, Hermann Axen, Maxime Gremetz, Ponomarev
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