Le riserve nere di Pretoria di Ferdinando Vegas

Le riserve nere di Pretoria OSSERVATORIO Le riserve nere di Pretoria Con l'accesso del Ciskei all'indipendenza, salgono a quattro gli Stati che il governo bianco del Sudafrica ha ritagliato dal proprio territorio per trasferire gradatamente ai neri l'autogoverno. Questo in teoria, perché in pratica il termine «indipendenza» ha un significato puramente formale e persino derisorio: si tratta, infatti, di staterelli artificiali, che di fatto rimangono dipendenti da Pretoria e, sul piano internazionale, non sono riconosciuti né dall'Onu né da alcuno Stato, salvo ovviamente il Sudafrica. I quattro Stati già creati a partire dal 1976 (il primo fu il Transkei), come gli altri cinque in via di organizzazione, sono la trasformazione dei cosiddetti bantustans: vere e proprie riserve istituite dai bianchi per la popolazione nera, suddivisa secondo i vari gruppi etnici dei bantu. A questa popolazione, che ammonta a 18 milioni sul totale di 26 milioni di abitanti del Sudafrica (di cui solo 4,5 milioni sono bianchi, il resto meticci e asiatici), viene però assegnato solo il 13 per cento della superfìcie complessiva della repubblica: una ripartizione iniqua quantitativamente, peggio ancora, poi, se si considera la qualità delle terre. II risultato è che in ciascun bantustan o nuovo Stato vive solo una parte dell'etnia costitutiva, mentre il resto si trova o in territori attribuiti ad altre etnie o nel territorio propriamente sudafricano. Ma qui, divenuti legalmente stranieri, i neri sono privati anche di quei minimi diritti che prima possedevano. Si aggiunga che i nuovi Stati sono formati da pezzi di territorio senza contiguità, dai confini frastagliatissimi: un pasticcio insomma, come dimo¬ stra un semplice sguardo alla carta geografica. Anche il governo di Pretoria, infine, se ne è reso conto e sta cercando di rimediare, riservando all'ultimo nato un trattamento migliore. Il Ciskei, infatti, rimarrà legato al Sudafrica da un vincolo confederale sul piano economico, e i suoi cittadini avranno la doppia natalità. Se le novità dovessero essere estese ai vecchi ed ai futuri Stati, si compirebbe un passo verso l'obiettivo di Botha, il premier sudafricano, che mira a costituire una «costellazione di itati» neri intorno al Sudafrica, compresi gli Stati circostanti già effettivamente indipendenti, tutti legati a Pretoria economicamente, ma non politicamente. Lo scopo ultimo dell'operazione è di garantire ai bianchi il mantenimento dell'invidiabile situazione economica di cui godono, cercando di allontanare lo spettro di un conflitto razziale che sarebbe comunque catastrofico. Botha guida l'ala dei verìigte, conservatori anch'essi, in fondo non meno razzisti, ma «illuminati», come suona il termine; capaci almeno di intendere il suo mònito: «O rinnovarsi o perire». Egli deve però fare i conti con quei bianchi che rimangono ostinatamente aggrappati (i verkrampte, appunto) alla vecchia politica razzista, ossia all'apartheid come separazione integrale tra bianchi e non bianchi. *Perché dovremmo cambiare questo paradiso?», si domandano costoro, convinti altresì di difendere l'ultimo bastione della cristianità contro il marxismo. Ma non è questione di grandi ideologie, semplicemente di difesa dei privilegi di chi ha un reddito dieci volte superiore a quello dei neri. Ferdinando Vegas 1 ! Botha: una strategia per difendere gli interessi bianchi

Persone citate: Botha

Luoghi citati: Pretoria, Sudafrica