La meglio gioventù l'è andà sotterra

La meglio gioventù l'è andà sotterra La meglio gioventù l'è andà sotterra Gian Carlo Fusco, giornalista e scrittore, ha preso parte alla guerra di Grecia sulla quale ha lasciato pagine rivelatrici (La. guerra d'Albania, Le rose del Ventennio;. Pubblichiamo una sua testimonianza. Mussolini decise di occupare la Grecia ai primi d'agosto del 1940. E lo Stato Maggiore fu subito incaricato di studiare l'.operazione». Lavorando, purtroppo, su vecchie carte tedesche, probabilmente superate in fatto di rete stradale. Ma non era, poi, un inconveniente cosi grave. Visto e considerato che Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri, garantiva di aver «toccato il polso» a Giovanni Metaxas, primo ministro greco, e di averlo trovato disponibile a «facilitare» un nostro, eventuale «movimento di truppe» in territorio ellenico. In altre parole, Metaxas (simpatizzante del sistema «corporativistico» fascista) strizzava l'occhio a Mussolini. Alle spalle degli inglesi e anche di Hitler. L'.operazione» fu chiamata «Evenienza G». Dato l'atteggiamento di Metaxas, era caratterizzata da «rapidità e snellezza». Bastavano sette Divisioni, e neppure a organico pieno. Una di alpini, la «Julia», ovviamente, ch'era già «in loco», fin dall'occupazione dell' Albania (7 aprile 1939). Sei di fanteria: «Parma», «Bari», «Siena», «Venezia», «Piemonte» e «Ferrara». La «Julia», dato il terreno montuoso della Ciamurta(l'Epiro lungo il confine greco-albanese) era la punta dello schieramento («il vomere», disse Mussolini). Le fanterìe l'avrebbero sostenuta alle due ali. n 25 ottobre 1940, mentre diluviava da un cielo d'ardesia, il generale Mario Girotti, comandante della «Julia», fu convocato dal generale Visconti Prasca, comandante del XXVI Corpo d'Armata, e informato che l'«Evenienza G.» doveva scattare la mattina del 28. Diciottesimo anniversario della marcia su Roma. «Afa mancano soltanto tre giorni.'- obiettò Girotti. 'Si, ma mancherà anche il... nemico!- rispose Visconti Prasca. Esattamente alle 6 e 5 del 28, nel chiarore lattiginoso dell'alba, i battaglioni della «Julia» si misero in marcia. Il «Vicenza» e l'«Aquila» (9° reggimento) furono i primi ad attraversare il ponte di Perati, che portava in terri¬ torio greco scavalcando l'acqua verde e turbinosa della Vojussa. Nessuna resistenza. L'unico nemico, fino a quel momento, era il fango. Giallastro. Colloso. Alto due palmi, in certi punti. Le salmerie, che seguivano i battaglioni a un paio di chilometri, procedevano a stento. In certi tratti, 1 conducenti dovevano aiutare i muli a cavare le zampe dalla melma risucchi ante. Ma niente greci. Forse era proprio vero. Metaxas ci stava. Ciano aveva fatto un buon lavoro. Cosi per quattro giorni. Ma la sera del 31 ottobre, un maestro elementare di Gian ina, Giorgio Topalis, di madre brindisina e di sentimenti filofascisti, raggiunse le nostre linee e comunicò, concitatissimo, al colonnello Gaetano Tavoni, comandante del 9° alpini, che tre forti colonne di fanteria greca, sostenute da molte batterie di cannoni da 105, stavano marciando verso la «Julia», attraverso la piana di Metzovo. Inoltre, una di-' visione di «euzones», specializzati nei combattimenti all'arma bianca, era già in posizione sulle pendici meridionali del Pindo. Un passo obbligato. Notizie attendibili o fantasie di un mito- mane? In attesa di accertamenti, Topalis fu avviato alle retrovie. Fra due carabinieri. Il 2 novembre, mentre il battaglione «Cividale», alle 10 del mattino, marciava verso Samarina, villaggio accoccolato a 1600 metri, su un costone del Pindo, le prime quattro cannonate caddero, improvvise e secche, alle spalle degli alpini. Quattro fumate bianche, nel velo grigio della pioggia.' L'indomani mattina, il «Gemona», che avanzava un po' più in basso, sulla destra, si trovò la strada sbarrata dai mortai da 71 (fabbricazione italiana) del T fanteria greco. Furono quelle le prime avvisaglie di quella tragedia che in seguito divenne una mesta canzone delle giovani generazioni alpine: «...a Ponte Perati bandiera nera l la meglio gioventù l'è andà sotterra...-, n 28 ottobre, la «Julia» era entrata in Grecia con 278 ufficiali e 8873 fra sottufficiali, graduati e alpini. Il 22 novembre, dopo una delle più drammatiche ritirate della storia militare, erano, in tutto, meno di mille. Ciano, evidentemente, non aveva fatto un buon lavoro. Gian Carlo Fusco