Una «camionabile» per motonavi dal Lago Maggiore fino a Venezia? di Gianfranco Quaglia
Una «camionabile» per motonavi dal Lago Maggiore fino a Venezia? Risolverebbe in parte il problema costi-crisi energetica Una «camionabile» per motonavi dal Lago Maggiore fino a Venezia? I tecnici hanno calcolato che una imbarcazione da 2500 tonnellate sulla via d'acqua può trasportare l'equivalente in merci di una colonna di autotreni lunga quasi tre chilometri LOCARNO — Di canali navigabili nella Pianura Padana si parla ormai da trent'anni. Le grandi strade d'acqua, in Italia come all'estero, dovrebbero risolvere in parte i problemi legati alla crisi energetica e ai prezzi dei trasporti che sull'asfalto o per ferrovia sono notevolmente superiori. C'è però un altro ostacolo: quello dei costi relativi alla rnddp realizzazione di opere imponenti, appunto le idrovie. Il progetto dell'idrovia padana, che dovrebbe partire dal Lago Maggiore e raggiungere il Mare Adriatico nei pressi di Venezia, è stato realizzato al 72 per cento. Del completamento si torna a parlare in questi giorni, confortati dal fatto che, nello scorso luglio, il Parlamento ha stanziato per le idrovie cento miliardi. Il rilancio del progetto è venuto proprio dal Lago Maggiore: il bacino italiano e quello svizzero sono particolarmente interessati all'idrovia, come naturale proseguimento del trasporto su acqua che già avviene tra la sponda piemontese, quella lombarda e quella del tratto elvetico. Durante un convegno che si è svolto a Verbania è stato costituito un «comitato d'appoggio» che sarà allargato all'assessorato viabilità della Regione Piemonte e ad altri enti. Attualmente ne fanno parte Franca Olmi, presidente del comprensorio Verbano Cusio - Ossola, il dottor Arrigo Usigli, presidente del consorzio per l'idrovia VeneziaLocarno, il presidente della Camera di Commercio di Novara, Guaglio, l'ingegner Calimero Danzi per il Canton Ticino e la Comunità del «San Gottardo». A spingere per l'idrovia è anche la recente apertura del traforo stradale del San Gottardo. L'incremento del traffico pesante verso l'Italia è stato impressionante: le due litoranee del Lago Maggiore, superate per sopportare persino il flusso del turismo domenicale, adesso sono intasate all'inverosimile dai Tir. Basterebbe che a Locamo, dove scende una delle strade provenienti dal tunnel svizzero, gli autotreni fossero caricati su navi fluviali perché il transito nei centri turistici del Lago Maggiore fosse alleggerito. I risparmi sarebbero notevoli in tempi di crisi energetica come questi. Sono già stati fatti dei calcoli approssimatiri, ma eloquenti: le chiatte fluviali (barconi in grado di trasportare anche tremila tonnellate) consumano meno di un quinto di carburante rispetto agli autocarri. Una motonave da 2500 tonnellate può trasportare l'equivalente in merci di una colonna di autotreni che occupa due chilometri e 700 metri di strada. Un fatto nuovo che potrebbe originare ulteriori ritardi nella realizzazione è dato però riconoscimento dell'area Locarno-Magadino (porto capolinea della prevista idrovia) in «zona ecologicamente protetta». Sul Lago Maggiore —e gli svizzeri sarebbero anche d'accordo, purché si faccia qualcosa — si parla ora di spostare il terminal a Fondotoce, vicino a Verbania: anche qui però c'è l'opposizione del Wwf e di quanti vogliono fare dell'area un parco ecologico. Dell'intera opera si discuterà oggi a Bolzano La Locarno-Venezia, se andasse a buon fine, potrebbe essere una parte di un progetto a dimensione europea. Esiste infatti un programma internazionale: si tratta del collegamento Monfalcone - Sava Danubio che metterebbe in comunicazione l'Adriatico con il Mar Nero e inserirebbe l'Italia nel grande sistema di traffico fluviale. Gianfranco Quaglia
Persone citate: Arrigo Usigli, Franca Olmi, Guaglio, Locarno
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