Milano: «Pina» per protesta chiede di sposare un'amica

Milano: «Pina» per protesta chiede di sposare un'amica Le nozze civili bloccate a metà cerimonia Milano: «Pina» per protesta chiede di sposare un'amica La manifestazione organizzata dal «Fuori» - Per l'occasione erano giunti a Milano 150 transessuali provenienti da ogni parte d'Italia MELANO — «Lui», trentaselenne, capelli color carota, tailleur nero con vistoso flore verde all'occhiello si è presentato alle 15,25 di ieri nel cortile della villa comunale, in via Palestro, tradizionale sede dei matrimoni civili a Milano. Lei, diciannove anni, brunetta, un volto ancora da bambina con un abitino di canapa dalle greche multicolori l'ha raggiunto pochi minuti dopo. Ad accoglierli con gridolini. abbracci e baci oltre centocinquanta transessuali convenuti da tutti i centri della Lombardia, da Firenze, da Bologna, da Livorno e da Torino, da dove il «Fuori» aveva organizzato una affollata trasferta In autopullman. Tanto interesse era dettato dalla singolare vicenda di «lui»: Giuseppe Bonanno secondo l'anagrafe, «Pina» per tutti gli amici, dopo che un intervento subito quattro anni fa a Casablanca gli ha dato le sembianze di donna. Non può ottenere il cambio di nome all'anagrafe dopo una sentenza della Corte di Cassazione del 30 luglio scorso. Nella stessa situazione, secondo il Fuori, sarebbero in Italia altre 3000 persone. «Non posso sposare l'uomo che amo — ha gridato Pina in mezzo alla multicolore folla del travestiti che l'accompagnava nella sala consiliare — ed allora sposo una donna*. La gatta da pelare è finita fra le mani del consigliere comunale liberale Roberto Savasta che ha ricevuto i due promessi sposi ed ha controllato scrupolosamente i documenti. Ad onta dell'abbigliamento prettamente femminile di «Pina», il «moglio» risultava essere Giuseppe. Savasta, a questo punto, ha dovuto seguire la procedura: verbalizzazione dell'identificazione, lettura degli articoli del codice civile relativi al matrimonio, poi la consueta domanda: «Vuoi tu, Giuseppe Bonanno, prendere in moglie la qui presente Simona Anna Carolina Viola?*. La risposta è stata ferma: «Si», ma Bonanno ha ribadito come questa cerimonia fosse un atto di protesta verso il Parlamento che ancora non ha dipanato la difficile matassa del cambio del sesso con una precisa normativa. La frase ha salvato il consigliere comunale che ha ravvisato la mancanza sostanziale di volontà nei con traenti ed ha sentenziato che il matrimonio non s'aveva da fare. Nel cortile della villa comunale, sotto un nutrito lancio di riso e di confetti, «Pina» Bonanno già nota per una apparizione senza veli lo scorso luglio alla piscina del Palando, si è anche commossa, ha preso per mano la bella Simona, che è attivista radicale ed ha mormorato fra le lacrime: •Fin da ragazza ho sempre sognato il matrimonio, una posizione normale e un uomo da amare. La legge mi ha costretto 'a questa messinscena che è necessaria per richiamare l'attenzione dei politici ma che per me è occasione di tristezza*. Prima della sentenza della scorsa estate una ventina di transessuali avevano infatti potuto ottenere il cambio anche anagrafico del sesso ed alcuni di essi si erano regolarmente sposati: fra gli intervenuti ieri a Milano c'era anche la bionda toscana Romina Cecconi, maritatasi nel '77 con un greco: «Ora sono una donna felice — ha spiegato — e sonò qui perché tante altre possano imitarmi e potersi realizzare come donne vere*.

Persone citate: Giuseppe Bonanno, Melano, Roberto Savasta, Romina Cecconi, Savasta, Simona Anna Carolina