Teheran pone ulteriori condizioni per rilasciare gli ostaggi Usa?

Teheran pone ulteriori condizioni per rilasciare gli ostaggi Usa? Teheran pone ulteriori condizioni per rilasciare gli ostaggi Usa? □AL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Gli Stati Uniti hanno informato l'Iran che 'faranno il possibile» per soddisfare le condizioni poste da Khomeini per la liberazione degli ostaggi dell'ambasciata. Hanno inoltre presentato un piano di pace per la guerra del Golfo Persico al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, piano che prevede il ritiro delle truppe irachene dai territori occupati, n Dipartimento di Stato ha però avvertito di non essere ancora riuscito ad avviare negoziati diretti col ministero degli Esteri iraniano, e il Pentagono ha smentito di aver fatto preparativi per il trasporto dei prigionieri. I contatti tra Washington e Teheran, ha detto un portavoce, sono tenuti dalle ambasciate svizzere nelle due capitali e sono 'intermittenti: Mentre si rafforza cosi la sensazione che il rilascio degli ostaggi sia prossimo, non trova conferma la notizia data ieri dalla Bbc a Londra che esso possa avvenire già lunedì. Domenica, il Parlamento iraniano dovrebbe pronunciarsi sulla sorte dei prigionieri sulla base del rapporto preparato dall'apposita commissione. Ma uno dei membri della Commissione il mullah Nuri, ha precisato in un'intervista che 'potrebbero essere poste ulteriori condizioni'. Anche la Casa Bianca, oltre al Dipartimento di Stato e al Pentagono, mantiene un atteggiamento cauto. Ha ricordato che la liberazione degli ostaggi era già prevista a marzo, ma all'ultimo minuto Teheran non riuscì a superare le divisioni interne. Gli Usa temono in particolare che le condizioni aggiuntive siano meno accettabili delle quattro citate dall'ayatollah: la restituzione dei beni dello Scià, lo sblocco dei fondi iraniani congelati nelle banche, la rinuncia a richieste di danni, la garanzia di non interferenza. La prima condizione sarebbe difficile da soddisfare, sia perché il governo americano non ha competenza sul patrimonio Palliavi, sia perché si ignora dove esattamente si trovi. Ma Carter metterebbe a disposizione del regime di Khomeini i mezzi legali per recuperarlo. In più — e per l'Iran minacciato dal conflitto sarebbe la cosa principale — fornirebbe le munizioni e i pezzi di ricambio delle armi bloccate un anno fa, per complessivi 500 milioni di dollari. La presentazione del piano di pace all'Onu costituisce un tentativo di accelerare i negoziati sugli ostaggi e porre fine contemporaneamente alla guerra nel Golfo. H progetto si articola in tre punti: il ritiro delle truppe irachene dai territori occupati, la smilitarizzazione di questi ultimi e il loro controllo da parte di osservatori internazionali; l'inizio delle trattative per la soluzione dei problemi territoriali, e la creazione di una commissione congiunta irano-irachena per l'estuario dello Shatt el-Arab; l'impegno di Baghdad e Teheran a non interferire l'una negli affari interni dell'altra. Presentando il piano, gli Usa hanno proposto che Iran e Iraq indichino ciascuno con una mozione formale il modo migliore di attuarlo. Il dibattito sul piano è incominciato al Consiglio di sicurezza ieri sera, con la mediazione di tre Paesi islamici, il Bangladesh, la Tunisia e la Nigeria, con i cui rappresentanti il premier iraniano Rajai si era incontrato la settimana scorsa. Teheran è sembrata accoglierlo più favorevolmente di Baghdad, che non intende rinunciare alle conquiste fatte. Ma il Consiglio dubita che si possa raggiungere sollecitamente un armistizio; è infatti disposto ad appoggiare una iniziativa parallela del Terzo Mondo, guidata da Pakistan, Algeria e Cuba, per una missione di pace. L'iniziativa coinvolgerebbe anche l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, che vuole assumere un ruolo istituzionale nel Medio Oriente nonostante l'opposizione americana. La maggior duttilità dell'Iran è stata confermata da un messaggio personale di Rajai al segretario dell'Onu, Waldheim, in cui si assicura la libertà di navigazione nello Stretto di Hormuz. 'Il governo iraniano — dice il messaggio —non risparmierà i propri sforzi per tenere lo Stretto aperto e smentisce le voci con- frarìe diffusesi nelle ultime settimane'. Questa duttilità è motivata non solo dall'andamento sfavorevole del conflitto, ma anche dalla volontà di Teheran di porre fine al proprio isolamento. Nel corso di una conferenza stampa a Washington, funzionari del Dipartimento di Stato hanno rivelato che l'Iran, oltre ai 52 prigionieri, detiene due, forse tre altri cittadini Usa. Sono una giornalista quarantenne di Buffalo, Cinthya Dwyer, arrestata il 5 marzo, e il tecnico iraniano Mohai Sobahany, quarantaquattrenne, naturalizzato americano, fermato il mese scorso. Sul terzo non si sa nulla. e. c.

Persone citate: Dwyer, Khomeini, Rajai, Waldheim