Crisi dell'auto: il Piemonte la vuol risolvere in Europa

Crisi dell'auto: il Piemonte la vuol risolvere in Europa Delegazione della giunta regionale a Bruxelles Crisi dell'auto: il Piemonte la vuol risolvere in Europa A Torino il 27-28 novembre un convegno comunitario sul settore BRUXELLES — La crisi del Piemonte si risolve in Europa? La delegazione della giunta regionale — composta dal presidente Enrietti, dal vicepresidente Sanlorenzo e dagli assessori Simonelli, Rivalta e Alasia — al termine della sua «due giorni» di Bruxelles è convinta di si. Anche se i risultati non sono stati cosi immediati come si riteneva, anche se non c'è stato l'incontro personale con Davignon, ma solo con il direttore generale della sua Commissione. La prima doccia fredda è venuta proprio da questa Commissione: «Non c'è unanimità in Europa sul significato della crisi di settore. In Francia, per esempio, si sostiene che si deve parlare di crisi delle aziende-. Tutte le regioni e le città europee sede di industrie automobilistiche parteciperanno, il 27 e 28 novembre, a Torino, a un convegno sulla crisi del settore. L'iniziativa è stata annunciata al termine della visita della delegazione pie¬ montese. Le istituzioni comunitarie sono state invitate a partecipare all'incontro di Torino, considerato una occasione per porre le basi di un coordinamento a livello europeo delle scelte per uscire dalla crisi. Il Piemonte insiste e le sue richieste, cosi come sono state sunteggiate dal presidente Enrietti a conclusione degli incontri, sono: 1. coordinamento delle Istituzioni europee (Commissioni, Parlamento) per studiare il problema della crisi dell'auto e rilanciare la competitività della Fiat; 2. unificazione delle condizioni di mercato; 3. coordinamento degli interventi pubblici; 4. incentivi ai programmi di ricerca; 5. impulso alla concentrazione della componentistica; 6. rilancio di una politica per la riconversione industriale. Su quest'ultimo argomento si inserisce quello della formazione professionale alla quale la Regione è chiamata direttamente sia dalle sue competenze costituzionali sia dal punto numero 5 dell'accordo Fiat. Per assolvere a questo compito la giunta piemontese chiede subito al Fondo sociale europeo 10 miliardi sul primo semestre 1981. Anche su questo tema nessuna risposta precisa e positiva. Ci sono state soprattutto affermazioni di principio che del resto non rappresentano una novità: «E' necessario — ha detto Jacques Delors, presidente della Commissione economica del Parlamento europeo, ai rappresentanti piemontesi — che l'Europa dia una risposta comune alla sfida mondiale dell'auto. Uniamoci tutti in cordata perché il settore dell'auto non faccia la fine della cantieristica». E', anche se non detto, un invito a tutte le industrie, comprese quelle francesi, a riconsiderare la situazione. Altra proposta lanciata: invitare i giapponesi all'autoregolamentazione: «farlosubito — ha detto Delors —, prima che lo facciano gli americani, i quali sono già su questa strada». Questo voleva anche essere un giudizio sull'accordo Alfa-Nissan? Delors non è andato oltre, ma il vicepresidente piemontese, Sanlorenzo. ha detto, nella conferenza stampa successiva agli incontri, che, a suo giudizio, l'accordo è positivo. Qual è il giudizio della delegazione su queste due giornate europee? «Tutto sommato positivo — dice Enrietti — perché ci hanno consentito di conoscere più a fondo la si t unzione E' stato un primo contatto, ne seguiranno altri». Alla conferenza stampa era presente anche il commissario per l'Italia Gioiitti e il suo giudizio è stato analogo a quello di Enrietti. Tra le altre è stata rivolta una domanda: «Ma perché l'Europa non allarga il Fondo regionale, destinando qualche risorsa in modo particolare al Piemonte?». «Mi opporrei io stesso ad una proposta del genere — ha risposto Giolitti — perché il Fondo regionale ha un suo compito specifico che è il riequilibrio tra le Regioni La crisi Fiat è una crisi passeggera e non ha bisogno di interventi speciali per essere risolta». Domenico Garbarino