I tre ragazzi di Foggia hanno ucciso l'amico soltanto per un tragico «gioco del sequestro»

I tre ragazzi di Foggia hanno ucciso l'amico soltanto per un tragico «gioco del sequestro» L'allucinante racconto-confessione di uno dei giovani arrestati I tre ragazzi di Foggia hanno ucciso l'amico soltanto per un tragico «gioco del sequestro» Paolino Gaito, 15 anni, all'inizio era d'accordo con gli altri per spillare 5-10 milioni ai suoi genitori - All'ultimo momento cambiò idea, ma i «complici» gli fecero un'iniezione di tranquillante e si trovarono tra le braccia un morto DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FOGGIA — «fi corpo l'abbiamo nascosto sotto le mura di una masseria, a Mattinata, vicino a una pista da motocross...». La confessione di Giuseppe Ferragonio, 18 anni, uno dei tre ragazzi arrestati per l'assassinio di Paolo Gaito, quindicenne di buona famiglia, è cominciata cosi. Provato da un mese di isolamento in cella, sabato scorso Ferragonio ha chiesto di parlare col suo avvocato, Lino Tonti, e ha fornito la prima indicazione. Poche ore dopo gli uomini della squadra mobile di Foggia, battendo le impervie montagne del Gargano, hanno trovato in una buca quel che restava del ragazzino rapito. L'altra sera l'interrogatorio è ricominciato e si è protratto per quasi otto ore : quel che ne è risultato è il primo squarcio di verità su una incredibile storia di questa Italia degli Anni Ottanta. Una storia ambientata in provincia, tra bravi ragazzi, che all'improvviso decidono (per «fare soldi», comprarsi un motorino nuovo, andare più spesso in discoteca) di simulare un sequestro di persona. Ragazzi che, vedendo «saltare» l'accordo col candidato al sequestro, gli fanno un'iniezione di sedativo per farlo star tranquillo. E che, pochi minuti dopo, si ritrovano di fronte un cadavere. La vicenda, cosi come poco alla volta sta venendo a galla, ha risvolti incredibili: si svolge In un ambiente di provincia, di quelli che ancora si usa definire «a misura d'uomo», e pure presenta caratteri che rivelano ben altre suggestioni. I presunti assassini sono giovanissimi, appartengono a un mondo che per cultura, condizione, prospettive sembra lontanissimo dalle influenze dei grandi centri industriali. Eppure i criteri di comportamento sono gli stessi. In Italia, l'industria più fiorente è quella dei sequestri: perché allora non cercare di impiantarla anche nel Foggiano? Questa domanda Leonardo Brancaccio, meccanico, Rosalba Ferri, la sua ragazza e Giuseppe Ferragonio, garzone, se l'erano posta più di sei mesi fa. Nell'officina di Brancaccio, Paolino Gaito passava buona parte delle sue serate, n ragazzo era di famiglia benestante, anche se non ricca, una famiglia comunque da cui si poteva sperare di tirar fuori 5-10 milioni. L'idea sembra sia nata proprio cosi. Un progetto a metà fra il crimine e il gioco, con il protagonista pronto, in teoria, ad assecondarlo, ma all'ultimo momento spaventato dalla piega che le cose stavano prendendo. I protagonisti di ora in ora mostrano caratteri diversi: Brancaccio, un ragazzo emigrato coi genitori in Canada, rientrato in Puglia e rimasto attaccato a un'idea di agiatezza che al Sud è molto difficile raggiungere senza arricchimenti improvvisi; Rosalba Ferri, 16 anni, innamoratissima del suo ragazzo e pronta ad obbedirgli senza discussioni; Giuseppe Ferragonio, un diciottenne colpito dalla separazione dei genitori, che nel motocross e nell'officina del suo amico Brancaccio aveva trovato quasi una nuova famiglia. Poi, c'era Paolo Gaito, «Paolino» per gli amici, un quindicenne appassionato anche lui dei motorini, al punto da rubare dei gioielli alla madre e rivenderli a un ricettatore per comprarsene uno. n dramma nasce da questi due elementi: la discoteca e il motorino. Per frequentare la prima e pagare il secondo, a Paolo Gaito servivano dei soldi ed è il meccanico Brancaccio a maturare l'idea. Al ragazzo serve il denaro, ai suoi amici pure: perché non organizzare un finto sequestro e ottenere dai genitori di Paolo un riscatto? 'Paolino all'inizio sembrava d'accordo», pare abbia raccontato l'altra notte nell'interrogatorio Giuseppe Ferragonio. Brancaccio e gli altri sapevano che Paolino era riuscito a comprarsi lo scooter rubando i gioielli alla madre e minacciavano di raccontare tutto se l'amico «non ci fosse stato». Ma poi, proprio ai primi di aprile, grazie alle confidenze di un compagno, Paolo aveva scoperto un particolare: il motorino che aveva comprato, e continuava a pagare a rate, era rubato. Il ricatto si è rovesciato: a questo punto è il ragazzino (sempre preoccu¬ pato di non far saper nulla ai suoi) a minacciare gli altri di raccontare tutto alla polizia. E' in questo clima, sempre secondo il racconto di Ferragonio, che si arriva alla sera del 3 aprile, quella della scomparsa di Paolo. Nel pomerig¬ gio, a casa del ragazzo arriva una telefonata: Rosalba Ferri, spacciandosi per una sua compagna di scuola, lo invita per la sera all'officina di Brancaccio, n ragazzo ci va, forse per ripetere che non vuole più stare al gioca Ma il progetto di sequestro è già avviato. Brancaccio — dice sempre Ferragonio — prevedendo un rifiuto aveva preparato una fialetta, probabilmente con del sedativo. Gli altri due tengono fermo Paolino, Brancaccio impugna l'ago; pochi minuti dopo gli aspiranti sequestratori si accorgono che il ragazzo non sta dormendo, ma è morto. I tre si consultano brevemente, poi vanno a casa di un amico, un certo Luciano Fattibene, e gli chiedono in prestito la sua Opel; con l'auto vanno a Mattinata, nascondono il cadavere sotto un mucchio di frasche, poi si spostano in un altro paese della provincia, Lucerà, dove trascorrono la notte. A Mattinata tornano solo la sera dopo, per scavare una fossa in cui nascondere il corpo. Nelle settimane successive, le telefonate alla famiglia e le richieste di riscatto serviranno solo per sviare le indagini. Giuseppe Zaccaria Giuseppe Ferragonio e Leonardo Brancaccio, arrestati (Tel.)

Luoghi citati: Canada, Foggia, Italia, Mattinata, Puglia