Barbone ha rivelato che Alunni non faceva parte di Prima linea di Marzio Fabbri

Barbone ha rivelato che Alunni non faceva parte di Prima linea Nuove indiscrezioni sulla confessione del terrorista della «28 marzo» Barbone ha rivelato che Alunni non faceva parte di Prima linea «Le sue posizioni erano più vicine alle Brigate rosse» - Nei verbali il dissidio tra Alunni e Negri in occasione dei disordini avvenuti a Bologna nel 1977 - 1 motivi del «pentimento» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MELANO — Corrado Alunni, al contrario di quanto pensano in molti, anche tra gli addetti ai lavori, non ha mai fatto parte di Prima linea. Anzi, quando venne costituito un comando unificato insieme ad un rappresentante di Prima linea Alunni spesso era in polemica con questo, schierandosi su posizioni più vicine alle Brigate rosse. E' un esempio di quanto Marco Barbone, 22 anni, membro di quella «Brigata XXVTJJ Marzo» che uccise Walter Tobagl e feri Guido Passalacqua, ha raccontato ai magistrati che lo hanno interrogato per più di cento ore riempiendo 150 cartelle dattiloscritte. Proprio ieri un volantino firmato «Reparti comunisti» precisava di non avere mai avuto a che fare con lui, definito 'mercenario» e 'losco figuro». All'inizio del suo racconto Barbone riassume i motivi che lo hanno spinto a parlare, a fare una 'diserzione attiva» come dice, ma per il momento non intende renderli pubblici. Ha la sensazione che cosi a ridosso della scoperta dei responsabili dell'omicidio Tobagi e quindi in un momento in cui l'opinione pubblica è ancora particolarmente reattiva, un discorso, anche molto serio, non sarebbe ascoltato con la dovuta serenità. Agli interrogatori Barbone si è sempre presentato molto tranquillo, dotato di senso crìtico, presente a se stesso; spesso è stato lui a richiamare l'attenzione dei presenti su alcuni dettagli che gli sembrava fossero sottovalutati. Ha voluto chiarire subito di non essere un «pentito» nel senso proprio del termine. I motivi che lo hanno spinto a fare la scelta di parlare sono motivi politici: ha visto venire meno tutti gli scopi politici della lotta armata che lo avevano indotto all'escalation personale verso il terrorismo e vuole evitare il seppellimento di una generazione tra lotta armata e repressione dello Stato. Per fare questo — spiega — bisogna sconfiggere il terrorismo e condizione essenziale per «disarticolarlo» è conoscerlo. Dunque una sua immagine di ragazzo in preda ai rimorsi non sarebbe veritiera. Anzi lui stesso ci ha particolarmente tenuto a cancellarla. 'Solo adesso sto riacquistando una dimensione umana e non voglio ipocrisie» ha aggiunto. Dei motivi che possono avere spinto altri a parlare prima di lui (Fioroni, Pecci, Sandalo) non ha mai fatto cenno come se non lo interessassero. Ha cominciato a staccarsi dall'organizzazione subito dopo l'omicidio Tobagi, quando si è accorto di un fatto tragico: di essere giunto all'estrema conseguenza di uccidere un uomo per un obiettivo politico già fallito. Nel corso dell'estate. Barbone ha raccontato, aveva pensato di abbandonare la partita rifugiandosi all'estero. Solo dopo essere stato arrestato per altri reati ha deciso di parlare su tutto a cominciare dalla «XXVIII Marzo» per finire con tutta l'attività della lotta armata dal '76 all'80. Più in generale i racconti di Barbone gettano luce sulla facilità e sul modo in cui si rimane coinvolti nel meccanismo terroristico e forniscono notizie inedite sulle formazioni combattenti e i loro protagonisti, benché il tutto si limiti alla realtà milanese. Ad esempio racconta che Alunni, allora già latitante, partecipava a parecchie riunioni allargate ed era ben conosciuto dagli altri. Al contrario Carlo Donat-Cattin si faceva chiamare «Alberto» e solo dopo le rivelazioni di Sandalo i suoi compagni seppero che era il figlio dell'ex vicesegretario della de. A proposito dei rapporti con Prima linea ha rievocato come questa tentasse un reclutamento in concorrenza con le Brigate rosse. Molta attenzione ha dedicato Marco Barbone a ricostruire le vicende del 1977 tra gli incidenti del marzo a Bologna e il convegno dell'Autonomia nella stessa città. Ha ricordato come in quella fase ci fu un aspro dissidio tra Corrado Alunni e Toni Negri. n primo considerava giunto il momento adatto per dare il via alla guerra civile di lunga durata, mentre il professore padovano lo giudicava prematuro e premeva perché si rimanesse ancorati ai due li¬ velli dell'organizzazione, palese e occulto. Fu in questo periodo che venne costituito il comando unificato tra Formazioni comuniste combattenti e Prima linea. Per le prime i rappresentanti erano Alunni e Barbone, per la seconda tra gli altri Sergio Segio, Carlo DonatCattin e Nicola Solimano. Anche qui però si scontrarono due tendenze diverse: quella delle Formazioni comuniste combattenti favorevole ad attentati generalizzati e quella di Prima linea che voleva •azioni a vantaggio delle masse». In questa logica rientra l'attentato alla metropolitana milanese in occasione della prima ex festività divenuta lavorativa. Anche durante il sequestro Moro ci furono discussioni tra Prima linea, molto critica, e Alunni (che continuava a tenere contatti personali con le Br) il quale sosteneva la necessità di azioni di appoggio. Nel settembre del '78, pochi giorni prima di essere arrestato, Alunni decise lo scioglimento delle Formazioni combattenti comuniste e i suoi amici ebbero un periodo di sbandamento conclusosi nella primavera del '79 con l'apparizione di «Guerriglia rossa», in pratica un ritorno in seno all'Autonomia organizzata. Marzio Fabbri

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