Poco probabile che ottengano l'amnistia gli italiani detenuti per droga a Bangkok di Sandra Bonsanti

Poco probabile che ottengano l'amnistia gli italiani detenuti per droga a Bangkok L'ultima parola potrà essere detta quando il provvedimento sarà reso noto Poco probabile che ottengano l'amnistia gli italiani detenuti per droga a Bangkok ROMA — Forse oggi, certamente nelle prossime ore, si conoscerà il testo del provvedimento di amnistia o condono che la Thailandia si prepara a varare, sembra per onorare il genetliaco della regina. E solo con il testo dettagliato del provvedimento alla mano si saprà se qualcuno dei 31 detenuti italiani, condannati per spaccio di droga potrà be- kok. Il padre, 64 anni, sottufficiale di Ps in pensione e la madre, 53 anni, vivono ormai solo per quel figlio, che riescono a vedere abbastanza spesso: gli portano l'insulina e le altre medicine necessarie a farlo restare in vita e anche un po' di cibo prescritto dal medico. Forse del caso di Castrogiovanni potrà occuparsi il nostro ministro degli Esteri, Emilio Colombo, quando l'anno prossimo si recherà in visita ufficiale in Thailandia. Scorrendo un elenco incompleto e non ufficiale e con le poche informazioni che abbiamo finora, è possibile azzardare che il provvedimento potrebbe riguardare ad esempio Rinaldo Barberis che per un decimo di grammo d'eroina era stato condannato a un anno e otto mesi (sempre che la condanna sia definitiva); e in qualche modo anche Luciano Circi (condannato a sei anni); Claudio Roveri (dieci anni); Stefano Venturi (tre anni); Pietro Canali (dieci anni); Elio Fattovich (tre anni); Stefano Palucci '5 anni); Paola Salacrist (un anno e otto mesi). Più complesso, forse, il caso di Donatella Pichezzi, di 23 anni, arrestata nel settembre del '78 assieme al marito, con due chili d'eroina. Hanno un bambino che non vedono da quando aveva nove mesi. Furono condannati prima a vent'anni. Poi ammisero la loro colpevolezza e la pena venne immediatamente dimezzata. La posizione del governo thailandese sui detenuti italiani è sempre stato abbastanza intransigente. La polizia sostiene che la durezza delle pene è l'unico deterrente per scoraggiare il traffico di eroina. E in genere le autorità mostrano un atteggia¬ neficiare del provvedimento. Le notizie arrivate ieri erano ancora incerte e contraddittorie. Ma tutte sembravano già smentire il facile ottimismo diffusosi nei giorni scorsi in seguito ad alcuni articoli di giornale. I famigliari dei detenuti si sono subito rivolti all'ambasciata italiana di Bangkok, che è stata subissata di telefonate dall'Italia. Il provvedimento, che dovrà essere firmato dal re, riguarda soltanto chi ha già ricevuto una condanna definitiva. Sembra che ne usufruiranno coloro che non hanno avuto pene superiori ai dieci anni e hanno mostrato «buona condotta» sin dal momento dell'arresto. In sostanza, potrebbe scattare una riduzione della pena pari a un quarto o un quinto della condanna totale. Sembra che il testo non preveda alcun riferimento a situazioni di salute e questo escluderebbe la libertà per Giuseppe Castrogiovanni, gravemente ammalato di diabete, che è stato condannato all'ergastolo pur continuando a gridare la propria innocenza. Da quel giorno i suoi genitori si sono trasferiti a Bang- mento di durezza nei confronti di chi cerca di interferire con le leggi del loro Paese. Proprio per questa ragione nacque, nel settembre scorso, l'incidente che coinvolse anche Pertini. Il presidente italiano, infatti, aveva fatto sapere che avrebbe approfittato del suo viaggio in Thailandia per chiedere al governo un atto di clemenza nei confronti dei nostri connazionali. Il «Bangkok Post», giornale legato al governo, scrisse un duro commento, affermando che per gli spacciatori non vi può essere né clemenza né comprensione. Sandra Bonsanti

Luoghi citati: Bangkok, Italia, Roma, Thailandia