Altro raid israeliano nel Libano meridionale di Giorgio Romano
Altro raid israeliano nel Libano meridionale Distrutte basi palestinesi Altro raid israeliano nel Libano meridionale NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Le forze israeliane hanno compiuto nella notte tra giovedì e venerdì un raid nel Sud del Libano, oltre il fiume Litani, nel quadro delle operazioni preventive contro il terrorismo, di cui è fautore il generale Eitan, capo di stato maggiore. I soldati della divisione Golani sono rientrati sani e salvi dall'impresa che — secondo i militari di Tel Aviv — è stata coronata da completo successo. La zona di operazione si trova in due villaggi, Yermach e Sheka, a undici chilometri in linea d'aria da Metulla, sul confine israeliano. Vi si trovavano rampe di lancio e batterie per cannoni e mortai, che sono state interamente distrutte. Vi si trovavano diversi reparti di guerriglieri e soprattutto gli uomini del 'Fronte di liberazione araba», di obbedienza irachena, quello che si era «segnalato» nell'attacco del kibbutz Misgav Am. I terroristi sono stati colti di sorpresa e si ritiene che almeno dieci di loro siano morti. Secondo osservatori dell'Onu, le forze israeliane sarebbero state sostenute dall'artiglieria delle milizie cristiane del comandante Hadaad, e non avrebbero limitato la loro attività ai settori di'Yermach e Shekda, perché c'è stato anche uno scambio di colpi tra vedette israeliane e posizioni dei palestinesi presso Tiro. Alcuni osservatori ritengono che la data scelta non sia casuale: l'imminenza delle elezioni in America rende improbabile un biasimo da parte degli Usa per il raid in territorio libanese e anche nell'ipotesi di una riunione del Consiglio di sicurezza si ritiene che il delegato statunitense metterebbe il veto a ogni mozione di condanna. Del resto l'approssimarsi del 4 novembre detta un atteggiamento condiscendente all'amministrazione Carter verso Israele: giovedì si sono concluse le conversazioni tripartite per l'autonomia con un rinvio al 17 novembre e il delegato americano Linowitz, che dirigeva il dibattito, ha mostrato un ottimismo difficilmente spiegabile senza le considerazioni elettorali ed è giunto a far l'elogio della duttilità israeliana, mentre l'indomani il ministro degli Esteri Shamir ha negato che Israele abbia ceduto su nessun punto. Ieri alla Casa Bianca è stato firmato, presente Carter, l'accordo petrolifero tra gli Stati Uniti e Israele dopo discussioni durate oltre un anno. Washington si impegna a fornire petrolio dell'Alaska a Israele in determinati casi di emergenza. Gerusalemme non ha ottenuto tutto quello che chiedeva, ma i suoi negoziatori si sono resi conto che in nessun altro momento l'amministrazione Carter, preoccupata dei voti degli ebrei d'America, sarebbe stata disposta a concedere tanto. Giorgio Romano
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