Dopo 36 anni Bonomi se ne va
Dopo 36 anni Bonomi se ne va Oggi assemblea della Coldiretti: Lobianco nuovo presidente? Dopo 36 anni Bonomi se ne va ROMA — L'assemblea della Coldiretti, che si apre oggi a Roma, dovrebbe sanzionare il definitivo tramonto del suo inamovibile presidente, Paolo Bonomi, 70 anni, che guida la Confederazione da 36 anni. Il suo successore sarà, a meno di sorprese non previste, l'attuale vicepresidente, Arcangelo Lobianco, 51 anni, napoletano. Non sarà facile sostituire Bonomi, un grande personaggio, nel bene e nel male, non solo per l'agricoltura, ma per l'intera vita politica italiana. Nato a Romentino, in provincia di Novara, il 6 giugno 1910, è arrivato a insediarsi a Palazzo Rospigliosi, di fronte al Quirinale, costruito da Scipione Borghese sulle rovine delle Terme di Costantino. Ha ereditato il palazzo, e la Confederazione che ne ha sede, dal fascismo: 18 settembre 1943 la 'Gazzetta Ufficiale* pubblicò il decreto della sua nomina a Commissario della Confederazione dei coltivatori diretti; nel giugno del '44 si insediò nell'ufficio che ancor oggi è suo. Bruciò, da allora, le tappe della sua carriera politica: nel '45 componente della Consulta Nazionale, nel '46 deputato alla Costituente, nel '48 deputato al Parlamento con 79 mila preferenze (dieci anni dopo ne otteneva quasi il doppio). Paolo Bonomi in cinque anni riuscì a diventare una grossa forza politica, perché disponeva dell'unica organiz¬ zazione periferica efficiente su cui potesse contare allora il movimento cattolico, e attraverso ad essa organizzò la penetrazione della de nelle campagne, fra i piccoli coltivatori, che rappresentavano oltre il 60per cento della popolazione agricola italiana: quasi 6 milioni di elettori. A questa imponente forza politica, Bonomi potè sommare il potere economico che gli mancava nel 1949, quando divenne presidente della Federazione nazionale dei consorzi agrari (Federconsorzi), cioè il più grosso monopolio operante in agricoltura e uno dei maggiori enti economici del Paese, da cui dipendevano gli ammassi del grano, grandi catene di magazzini e di silos, le mutue finanziarie per gli agricoltori, aziende industriali. Gli Anni Cinquanta furono gli anni d'oro di Bonomi. I manifesti elettorali lo definivano «Salvatore della patria contadina» e «Baluardo anti-bolscevico nelle campagne». Era diventato l'uomo d'una grande crociata e sosteneva il ruolo con impegno. Con le elezioni del 1948, e la vittoria schiacciante della de specie nelle campagne, Bonomi raggiunse il vertice del suo prestigio. Ma furono anche gli anni dello scandalo della Federconsorzi, con accuse, che egli sempre respinse, di imbrogli nella gestione della Federazione (il famoso scandalo dell'ammasso del grano). 17 suo enorme prestigio cominciò a scalfirsi nel 1954, quando Fanfani vinse il congresso de di Napoli. Bonomi restava sempre Bonomi, la •bonomiana» una potenza, ma nella de — gli avevano fatto capire — non c'era solo lui, esisteva anche una organizzazione di partito. Lottò ancora e, anzi, ottenne molto per il mondo agricolo: portano il suo nome le leggi per la mutua ai coltivatori, per la pensione, l'invalidità. Tutto ciò anche i suoi avversari politici glielo riconoscono, pur accusandolo di essere causa dell'arretratezza dell'agricoltura italiana (per la protezione granaria, il sistema degli ammassi, la mancata conversione delle colture, l'impostazione protezionistica della nostra politica agraria). n 24 febbraio s'inizia quel declino fisico che lo emarginerà sempre più dalla vita dell'organizzazione: un intervento al cervello, per una grave malattia: il morbo di Parkinson. Ripresosi dall'operazione, non riuscì però ad avere la forza e la «grinta» d'un tempo, ma non volle mai cedere la direzione della Coldiretti. La Confederazione ebbe così un lungo periodo di immobilismo al centro, e di ribellione nelle regioni, dove ogni federazione locale attuava la politica che preferiva. Riportare ordine in periferia sarà il compito più arduo per il nuovo presidente della Coldiretti. 1. bu.
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