Lasciateci almeno telefonare

Lasciateci almeno telefonare Taccuino di Vittorio Gotresio Lasciateci almeno telefonare Sento parlare dai politici e leggo tanto frequentemente sui giornali del problema della «governabilità», che un poco per assuefazione (del genere di quella che deriva dall'insistenza pubblicitaria) e un poco anche per sincera persuasione emergente, sono arrivato a considerarlo alla stregua di un'immanenza incombente sul nostro Paese, cioè il problema numero uno e risolutivo ricollegato all'esistenza stessa della divinità. In altri termini, più semplici: quando i governanti e i partiti politici che alla funzione di governarci inappellabilmente li delegano avranno trovato la formula arcana della governabilità, noi tutti quanti saremo arrivati alla soglia di una condizione di vita ordinata, soddisfacente e civile. A essere ottimisti, vedremo allora terminati i nostri guai. Ma l'ottimismo non mi sostiene poi tanto, per considerazioni di altro genere che qui in breve esporrò. Per «governabilità» i nostri politici intendono una specie di patto concluso fra di loro e in base al quale si costituisce o si rassoda e si garantisce stabile una determinata maggioranza parlamentare che conferisce ai due poteri legislativo e esecutivo la capacità di emanare e far applicare certe norme. Tutto sembra esaurirsi nella formazione di schieramenti politici di questo o di quel tipo, di alleanze di un dato genere a preferenza di un altro, nell'ipotesi suprema dell'adozione del migliore fra i programmi possibili. I programmi governativi sono stati più volte per anni e anni qualificati come «libri dei sogni», in quanto contenevano promesse di probabilmente irraggiungibili soluzioni ottimali per i problemi che ci angustiano. Onestamente non chiediamo, noi cittadini, il paradiso in terra, e ci limitiamo piuttosto ad aspirare in qualche modo al buon senso adottato sul piano delle nostre legittime esigenze quotidiane. Se ciò avvenisse noi saremmo, noi cittadini italiani, gli individui più facilmente governabili del mondo. E invece siamo soggetti a uno Stato del quale il meno che si possa dire è che non sa fare il suo mestiere in fatto di gestione ordinaria. Giochino pure i nostri governanti alle ingegnose combinazioni fra schieramenti e programmi, lottizzazioni ed equilibri fra i partiti nonché fra le correnti in cui si suddividono i partiti; son cose deplorevoli ma in fondo son cose loro, e noi possiamo anche disinteressarcene pensando ai fatti nostri che sono quelli dell'economia sommersa, del cosiddetto lavoro nero, dell'eterna ricerca che fisco e burocrazia non debbano sempre riuscire a «farci fessi» lasciandoci campare al meno peggio possibile. Ma lo Stato che abbiamo, qualunque sia la coloritura dei governi in cui si incarna, ci continua a deludere ed è questo il problema della governabilità nel suo più vero significato. Ricordo la questione, qualche anno fa, della carta da bollo. In un Paese burocratico come il nostro, senza carta da bollo non si vive e non si opera essendo essa prescritta per le anche più minute esigenze dei rap- Sorti pubblici e privati. Ebene, mi ricordo che tempo fa c'è stato un blocco della carta da bollo che gli organi di Stato per chi sa quale misterioso motivo non erano fùù in grado di venderci nele botteghe delle «privative». Più di recente ci hanno privato anche della possibilità di comperare francobolli dai tabaccai per non so quale vertenza insorta fra il ministero delle Finanze e i concessionari. Di questi giorni è la battaglia nazionale sul prezzo dei gettoni del telefono, e i cronisti di tutti i quotidiani hanno avuto occasione di riferire sulle lunghissime file dei cittadini aspiranti al loro acquisto davanti alle sedi dei distributori. Telefonate urbane e interurbane in questi giorni sono in Italia impossibili dai posti pubblici perché a livello dei più alti poteri incrociati ancora non è stato possibile raggiungere un accordo sul legittimo prezzo del gettone: cinquanta o cento lue? E cosi in tutta Italia nessuno più telefona. In questa nostra patria del diritto le competenze sono tanto suddivise, decentrate, incrociate e in contrasto fra gli organi sovrani che ci reggono che una deliberazione sul costo del gettone implica l'intervento di giurisdizioni inconciliabili fra loro. C'è una Ccp (Commissione centrale prezzi) organo tecnico consultivo del Cip (Comitato interministeriale prezzi) che deve fare i conti con il Tar (Tribunale amministrativo regionale) il quale può approvare — o no — i rendiconti presentati dal ministero delle Poste e dalla Sip, concessionaria per l'esercizio delle comunicazioni telefoniche. E allora, che si fa? Allora tutte le decisioni sono rinviate perché il Cip in presenza dei deliberati del Tar non osa prendere decisioni sino a quando la Ccp non avrà dato un suo parere, in attesa che la sesta sezione del Consiglio di Stato esprima una sua pronuncia circa la richiesta della Sip di sospensiva della decisione del Tar. Sembra uno scioglilingua, un imbroglio escogitato per divertimento da qualche sadico burocrate o giurista azzeccagarbugli, ma questa è la grottesca realtà di un Paese arrivato agli Anni Ottanta del Secolo Ventesimo. Ed è in questo momento che si parla della governabilità ai più alti livelli, di schieramenti e di programmi, di alleanze fra i partiti e di formule governative a tre, o a 3uatt.ro, o a cinque: ma anate sulla forca tutti quanti, fateci almeno telefonare per i nostri piccoli affari, i nostri appuntamenti, i nostri amori, e noi saremo, vi assicuro, più governabili.

Luoghi citati: Italia