Storia di passione e di follia in casa Mao di Renata Pisu

Storia di passione e di follia in casa Mao Dal processo alla Banda dei quattro sembra emergere la trama di un'antica tragedia cinese Storia di passione e di follia in casa Mao «Quella donna ha sempre fatto di tutto per guastare i rapporti tra il presidente Mao e i suoi più stretti congiunti. Si è comportata con tanta cattiveria da danneggiare gravemente la salute mentale e fisica del marito». E ' la nuora che parla della suocera; questa è la deposizione rilasciata da Liu Shao-hua, moglie del figlio di Mao, An Qing, contro la suocera Jiang Qing, ora agli atti del processo alla •banda dei quattro» che sta per celebrarsi a Pechino. «Come tutte le donnette meschine vedeva come fumo negli occhi i figli di primo letto del marito e li trattava con cuore di matrigna», si legge in un articolo intitolato «La bisbetica Jiang Qing», pubblicato poco tempo fa su un giornale del •dissenso» cinese che è tollerato e addirittura incoraggiato quando si limita a denunciare i crimini della •banda dei quattro» perché il dissidente, in questo caso, è utile comare pettegola, vicina di casa tutta occhi e tutta orecchie, pronta a rendere testimonianza essenziale sui particolari più intimi. «Tu non vuoi affatto bene a papà, non fai altro che litigare con lui! Se non lo ami vattene da questa casa! », sembra che abbia detto una volta Mao An-ying alla matrigna. Nel 1950 il ragazzo morì sul fronte coreano e Jiang Qing, si legge nell'articolo citato, «ne fu tanto contenta che non si curò di nasconderlo e non volle partecipare al rito funebre in suo onore». Aforto il figliastro, Jiang Qing continuò a sottoporre la nuora Liu Sung-ling a angherie di ogni sorta, al punto che la donna fu costretta a risposarsi per tentare di sfuggire alle sue grinfie. Ma non ci fu niente da fare. All'epoca della rivoluzione culturale la ex suocera la fece arrestare assieme al marito e i due languirono in carcere per cinque anni. Con l'altro figlio di Mao, An Qing, la matrigna si comportò ancora peggio. Nel 1951, siccome aveva risposto male ai suoi superiori, lo fece rinchiudere in un'umida cella. Il ragazzo si ammalò, aveva la febbre a quaranta, ma lei lo stesso pretendeva che ogni notte, a mezzanotte, venisse svegliato e si mettesse a scrivere l'autocritica. Si legge sul giornale: «An Qing in seguito a questo trattamento ebbe un collasso nervoso di estrema gravità e si temette che avesse perso per sempre la ragione. Il Presidente, informato dello stato di salute del figlio, ordinò che venisse curato in una clinica di Dairen, lontano dalle interferenze di Jiang Qing». La salute del giovane rifiorì e egli si innamorò di una infermiera, una certa Xu. La cosa provocò le ire di Jiang Qing, la quale convinse il Presidente che il figlio stava ancora malissimo e che era meglio mandarlo in Unione Sovietica dove lo avrebbero curato bene in una delle loro ri¬ nomate cliniche per malattie mentali. I medici avrebbero voluto che l'infermiera Xu lo accompagnasse, ma Jiang Qing si oppose decisamente. Da Mosca il giovane Mao scriveva lettere appassionate alla ragazza, ma la matrigna le confiscava tutte e continuava a fare pressioni su Xu per convincerla a abbandonare il figliastro. Tanto fece e tanto disse che alla fine la ragazza fu costretta a sposare un uomo che non amava. La notizia di queste nozze provocò un aggravamento della malattia di An Qing che era assistito molto amorevolmente da un'altra infermiera, una russa questa volta. Jiang Qing, venutane a conoscenza, mandò a Mosca regali principeschi, collane, anelli, tagli d'abito in seta pura. Sperava che si combinasse questo matrimonio perché, se avesse sposato una straniera, An Qing quasi sicuramente non sarebbe tornato in patria. Ma il progetto, non si sa bene perché (forse non era vero amore, forse ci si misero di mezzo i servizi segreti), fallì e nel 1956 An Qing tornò di nuovo in Cina, nella clinica di Dairen. Dopo qualche tempo si ristabilì quasi completamente (il padre aveva mandato un medico di sua fiducia perché diffidava di quelli scelti da Jiang Qing) e si stabilì a Pechino dove conobbe un'altra ragazza, Liu Shao-hua (quella che ha reso la deposizione contro Jiang Qing). La matrigna fece di tutto per ostacolare la loro unione e, se non fosse stato per l'intervento personale del presidente Mao, queste nozze non si sarebbero mai fatte. «L'odio di Jiang Qing per la nuora», si legge nell'articolo del foglio •dissidente», cresceva di giorno in giorno. Nel 1966 la accusò di essere una controrivoluzionaria. Nel 1970, due giorni dopo che la donna aveva partorito con taglio cesareo all'ospedale 301 di Pechino, ordinò che venisse arrestata e per mesi e mesi impedì che al marito venissero date sue notizie. Il povero Mao An Qing ebbe così un altro gravissimo collasso nervoso. Ecco, questa in breve la trama di una tragedia cinese che forse si è realmente svolta nell'arco di un trentennio in seno a una grande famiglia di potenti: un vecchio patriarca abbindolato da una moglie ex attrice, fanciulle costrette a abbandonare l'uomo che amano e, sposarne un altro, drammi di passione e follia, servizi segreti e cliniche moscovite, gioielli e prigioni. Messa a verbale, esposta così in stile questurino, la storia lascia perplessi. Ma proviamo a immaginarla nella cornice di fasto e decadenza imperiali che le sarebbero propri. Potrebbe acquistare una sua tragica grandezza o è comunque troppo «cheap»? Probabilmente si, ma a tutto scapito della dittatura del proletariato. Che volete, sono tutte storie di famiolia- Renata Pisu

Luoghi citati: Cina, Liu Shao-hua, Mosca, Pechino, Unione Sovietica