Il raccolto «antipartito» di Livio Zanotti

Il raccolto «antipartito» OSSERVATORIO Il raccolto «antipartito» Un cattivo raccolto per il secondo anno consecutivo i sovietici non se lo aspettavano. E' un'anomalia statistica. Negli ultimi quattro piani quinquennali, cioè dal 1961 ad oggi, non si era mai verificata. Ma dalle terre vergini al Baltico, i dati che confluiscono sempre più numerosi al ministero dell'Agricoltura, qui a Mosca, indicano che se il 1980 non è stato tanto avaro quanto il precedente, i cereali saranno tuttavia pochi anche quest'anno. Le stime, non ancora definitive, sommano a 186-190 milioni di tonnellate il totale di frumento e granaglie; contro i 210 milioni previsti dagli esperti americani e i 235 attesi dai programmatori sovietici. Non ci sarà penuria di pane; l'Urss dovrà però ancora una volta acquistare grano e foraggi negli Stati Uniti, in Canada e in Argentina: la produzione della carne, perennemente in crisi, subirà un ulteriore colpo. Piogge eccessive e prolungate siccità hanno danneggiato i raccolti nel Kazachstan e nell'Ucraina occidentale rispettivamente; al Nord, nella regione degli Altaj, tranne che in alcuni kolchoz, i risultati sono stati assai magri. Simile la situazione nel Transcaucaso e presso gli Urali. «E' un raccolto a pelle di leopardo», ha detto un funzionario del ministero dell'Agricoltura, senza nascondere una certa sorpresa. Ne è andata molto diversamente per le patate, il riso, il girasole, il miglio. «Abbiamo avuto una stagione pazza», è stato il commento del presidente di un Sovchoz. Aggiungendo che per evitare il peggio adesso sui campi uomini e macchine corrono per arrivare a trasportare e immagazzinare quanto più è possibile prima che arrivi il gelo. Quello del trasporto e dello stoccaggio dei prodotti agricoli in genere e dei cereali in particolare è infatti l'altro aspetto della questione agricola in Urss. Le quantità di prodotto che vengono abbandonate sui campi o perdute nelle fasi successive del lavoro sono enormi e non di rado incidono in misura rilevante sulla disponibilità reale del mercato. L'insufficienza dei mezzi meccanici, dai trattori alle mietitrebbiatrici, innumerevoli ma frequentemente in panne, fanno sovente marcire tonnellate di raccolto sotto le piogge autunnali o le prime nevi. I camion sprovvisti di spalliere adeguate e di teloni disperdono durante il cammino svariati quintali di merce. Silos e frigoriferi, infine, sono insufficienti. Ciò malgrado i giganteschi investimenti che negli Anni Settanta sono stati fatti nell'agricoltura. I miglioramenti sono infatti innegabili. Stalin raccoglieva 80-85 milioni di tonnellate, un venti per cento meno dello Zar. Cinquantanni dopo, Breznev supera la media dei 200 negli ultimi 5 anni. Ma la forbice tra i bisogni di una popolazione che ha raggiunto i 264 milioni ed un livello di consumo relativamente alto e la produzione, paradossalmente tende ad allargarsi piuttosto che a restringersi, ecco il problema. La meccanizzazione di massa promossa da Breznev va meglio delle coltivazioni estensive volute da Kruscev, per non parlare del disastro provocato dalla collettivizzazione staliniana. Ma il rapporto investimenti-produttività rimane in rosso. C'è che l'agricoltura sovietica non si sottrae, anzi per sua natura esalta i ritardi dell'economia del Paese nel complesso. La estesissima e purtuttavia insufficiente elettrificazione delle campagne; l'arretratezza dell'industria chimica e quindi dei concimi disponibili; la scarsa qualificazione professionale dei 23 milioni di addetti all'agricoltura; una terra non sempre generosa: sono queste le cause strutturali del deficit agricolo sovietico. Acqua e sole, per eccesso e per difetto, fanno il resto. Livio Zanotti Ancora insufficiente la produzione di cereali in Urss

Persone citate: Breznev, Kruscev, Stalin

Luoghi citati: Argentina, Canada, Mosca, Stati Uniti, Ucraina, Urss