Nel deposito di un negozio di vini a Settimo era accantonate la dinamite del «racket»
Nel deposito di un negozio di vini a Settimo era accantonate la dinamite del «racket» Una banda di stampo mafioso smascherata dai carabinieri Nel deposito di un negozio di vini a Settimo era accantonate la dinamite del «racket» Quattro persone sono finite in carcere dopo lunghe indagini - Oltre a 120 candelotti, scoperte targhe e documenti falsi - Gli arrestati avrebbero tentato numerose estorsioni a commercianti Una banda di taglieggiatori di stampo mafioso, che da tempo imperversava nel Basso Canavese e nella cintura di Torino, è stata smantellata dai carabinieri di Settimo. Quattro persone sono finite in carcere, un deposito di esplosivi è stato scoperto nella cantina di un negozio di vini. L'operazione, condotta nell'ultima parte dal comandante della compagnia di Chivasso, capitano Montefiori, è partita nella primavera scorsa quando gli attentati del racket erano diventati quasi quotidiani. Erano stati colpiti il mobilificio «Tonon» di Settimo (la bomba non era esplosa per puro ca¬ so), un forno in via Damiano Chiesa e, per due volte, i taglieggiatori si erano accaniti contro una ditta di autotrasporti della cintura. I sospetti dei brigadieri Jodice e Malfarà della stazione di Settimo si erano accentrati su Giuseppe Siciliano, 36 anni, via Don Sales 1, Settimo. Disoccupato da sempre e in odore di mafia, il Siciliano compariva in molte indagini dei carabinieri ma sempre in ruoli marginali che non offrivano elementi per una sua incriminazione. Seguendolo e controllando le persone che frequentava, i militari hanno «isolato, una serie di personaggi i cui rapporti con il Siciliano andavano, in qualche modo, oltre la semplice amicizia. Il primo è stato Rocco Tenuzzo, 45 anni, via Monterosa 1, Settimo, un commerciante di vini con il deposito a San Mauro in strada Bertolla 106. Uno strano tipo di commerciante con un giro di affari quasi insignificante che ha subito insospettito i carabinieri. Ti Tenuzzo, incensurato, sposato, con tre figli, frequentava spesso Giuseppe Siciliano in compagnia di Giuliano Bonafè, 30 anni, via Cascina Nuova 12 a Settimo, pure commerciante con un deposito di auto demolizioni (risultato poi abusivo), e un ladruncolo già conosciuto dalla giustizia: Salvatore Piccolo, 25 anni, residente in via Amendola 1. Accertata l'identità delle persone che costituivano, agli occhi dei carabinieri, oramai una • banda» di stampo mafioso, occorreva scoprire le loro attività. Studiando i luoghi frequentati dai quattro, i militari hanno localizzato alcune loro possibili basi. Con una serie di perquisizioni sono state scoperte, nel deposito del Bonaf è, una decina di auto rubate camuffate e pronte per la vendita nonché tutto l'occorrente per falsificare (targhe false, punzoni per contraffare i numeri di telaio, libretti e documenti rubati). TI Piccolo rubava le auto, il Tenuzzo le teneva nel suo garage e il Bonafè le smerciava. Ma nel deposito di vini del Tenuzzo la sorpresa è stata maggiore: nascosti in un ufficio c'erano 50 candelotti di gelatina | e in una cisterna di cemento altri 70 con 120 metri di miccia, un fucile Browning a canne mozze, proiettili e detonatori (il tutto avrebbe potuto servire per almeno 20 attentati). Mancava ancora Giuseppe Siciliano e. ieri notte, i carabinieri l'hanno arrestato pochi attimi prima che sparisse, oramai insospettito dall'arresto dei suoi compari. Giuseppe Siciliano, arrestato -1 candelotti di dinamite sequestrati dai carabinieri
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