Forse risolto il problema di riciclare la plastica
Forse risolto il problema di riciclare la plastica Con il sistema di un industriale torinese Forse risolto il problema di riciclare la plastica DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE RIVA DEL GARDA —La discussione su un problema di portata mondiale, il riciclaggio delle materie plastiche scartate dalle industrie o gettate nelle pattumiere dai cittadini, ha avuto un interessante sviluppo durante il congresso sul disinquinamento in Italia: un tecnico torinese, Renato Fornasero, titolare della «Cadauta», azienda di San Sebastiano da Po, ha annunciato la scoperta d'un metodo di ricupero, con un processo di produzione che oltre tutto sarebbe remunerativo. Il ricupero e l'utilizzazione degli scarti plastici (non selezionati per «categoria») assilla da anni tecnici di tutto il mondo. Soprattutto in Giappone, e in minor misura negli Stati Uniti, esistono realizzazioni e progetti sperimentali che affrontano il problema, con costi tuttavia notevoli, e risultati in genere antieconomici. Biodepurazione, incenerimento, pirolisi e compostaggio — metodi tradizionali di trasformazione dei rifiuti solidi — non valgono molto per le materie plastiche sia per il mancato ricupero d'energia, sia per l'inquinamento che produ¬ cono, sia infine per le spese onerose quando anche un ricupero energetico avvenga. Ora, se si pensa che la sola Comunità europea produce rifiuti industriali e urbani per un miliardo e settecentomila tonnellate l'anno, delle quali ottanta milioni sono costituite da scarti di materie plastiche, non c'è dubbio che una politica di ricupero di questa particolare massa sarebbe bene accetta, se tecnicamente possibile. Si calcola che in Italia la plastica che ogni anno finisce tra i rifiuti sia pari a tre milioni di tonnellate. «La nostra esperienza — ha detto al congresso Renato Fornasero — ci ha permesso di mettere a punto un sistema per riciclare oggetti di diverse matrici o tipi, recuperando scarti di Pvc, polietilene, polipropilene, polistirolo, acrilici, poliesteri nylon e di qualsiasi altra "famiglia" termoplastica. Con due risultati: ecologico ed energetico poiché non distruggiamo le materie recuperate, ma remuneriamo l'iniziativa'. A un prossimo congresso che si terrà in febbraio, sempre patrocinato dal Gruppo di spettrometria di massa diretto dal prof. Alberto Frigerio, dell'istituto «Mario Negri», Fornasero presenterà una relazione dettagliata sulle sue esperienze. •Posso dire fin d'ora, però, che U nostro processo non ricalca sistemi di lavorazione in uso. Una volta ricuperate le varie plastiche di scarto, otteniamo una loro omogeneizzazione, previa frantumazione. Quindi provvediamo alla fluidificazione del materiale e infine alla formatura, per compressione, con passaggio al prodotto finito». Non c'è impiego di solventi, dice il tecnico, ma l'uso piuttosto semplice di elementi fisico-meccanici, senza addizioni chimiche di sorta. «Abbiamo ipotizzato la produzione di una vasta gamma di prodotti per vari settori dell'industria, dell'agricoltura e dell'edilizia, dai paracarri alle staccionate, dai cunei di fissaggio alle paratie di contenimento, dai rulli per l'avvolgimento dei cavi ai pali per vigneti e frutteti Articoli che costeranno alla fine tre-quattro volte meno di analoghi pezzi di plastica prodotti con le materie prime e mol to meno dello stesso legname: f. gii.
Persone citate: Alberto Frigerio, Fornasero, Renato Fornasero
Luoghi citati: Giappone, Italia, San Sebastiano Da Po, Stati Uniti
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