Attentato di Parigi: meno polemiche (ma ancora in alte mare le indagini) di Paolo Patruno

Attentato di Parigi: meno polemiche (ma ancora in alte mare le indagini) Intervista di Begin a «Paris Match»: escludo l'ipotesi Kgb Attentato di Parigi: meno polemiche (ma ancora in alte mare le indagini) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — S'eclissa, almeno momentaneamente, l'eco politica suscitata dall'attentato alla sinagoga, anche se il gran rabbino di Francia, Goldman giudica «tardivo» il messaggio di Giscard. Ma ieri un paio di ministri hanno potuto presenziare con il dovuto riserbo (e senza suscitare grida ostili) ai funerali di due delle vittime, e l'attenzione torna a incentrarsi sulle indagini per scoprire i responsabili della strage. A una settimana dall'attentato, le «piste» seguite dagli inquirenti sono due. La prima, quella più naturale, investe gli ambienti dell'estrema destra. Dopo la prima infruttuosa «retata.» seguita all'attentato, la polizia è tornata nelle ultime ore alla carica nei covi neo-nazisti francesi con un'operazione a largo raggio. Una quindicina di estremisti sono stati fermati a Parigi e nei centri della cintura (tra questi c'è anche Robert Petit, dirigente dei «Fasci nazionalisti europei» ed ex esponente del regime di Vichy), ma non sono stati trovati né esplosivi né armi. Altre retate sono state compiute contemporaneamente nella zona di Marsiglia, a Lione e nei dipartimenti dell'Tsère e della Dróme, dove sono state segnalate frequenti attività di gruppuscoli di ultras di destra. Ma anche sull'esito di queste operazioni non si conoscono per il momento particolari. La seconda pista è quella che conduce al misterioso cipriota proprietario della moto sulla quale, secondo gli inqui- renti, sarebbero stati nascosti i 10 chili d'esplosivo dell'ordigno. In un primo tempo la polizia aveva sostenuto che la bomba era stata messa su un'auto; poi aveva parlato di due giovani in moto che avevano depositato un pacco vicino alla sinagoga. Da mercoledì sera, infine, si parla della moto e del suo misterioso proprietario. Secondo le informazioni raccolte ieri, l'uomo ricercato avrebbe soggiornato per una settimana circa in un albergo prossimo alla zona dell'attentato, e dopo l'esplosione sarebbe scomparso senza reclamare per la distruzione della sua moto. Dalle indiscrezioni lasciate filtrare si sa che avrebbe circa 25 anni, che aveva acquistato in contanti (e in dollari) la moto (una Suzuki), infine che era in possesso d'un passaporto cipriota. Il nome del sospetto non è stato rivelato, ma all'ambasciata di Cipro ci si mostra scettici sulla reale nazionalità del giovane che parlava «un buon francese» (malgrado nell'isola la lingua più diffusa sia l'inglese) e con un cognome (mantenuto segreto) che secondo il funzionario interpellato non è tipicamente cipriota. In un'intervista a Paris Match, il premier israeliano Begin ha sostenuto di non credere alla partecipazione del Kgb nell'attentato, mentre, ha aggiunto, «a proposito della Libia di Gheàdafi tutto è possibile». Le stesse accuse contro il regime di Tripoli erano state lanciate all'indomani dell'attentato dal deputato giscardiano Bloch (presidente della Lega anti-razzista). Ancora su Paris Match la scrittrice Claire Sterling, che al terrorismo ha dedicato un minuzioso saggio, afferma che «L'Olp sostiene i neo-na¬ zisti», pur aggiungendo che «anche il Kgb e la Cecoslovacchia sono implicati nel terrorismo europeo». Paolo Patruno

Persone citate: Begin, Bloch, Claire Sterling, Goldman, Robert Petit

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Cipro, Francia, Libia, Lione, Marsiglia, Parigi, Tripoli