L'Iran denuncia un attacco iracheno centro «fratelli innocenti» a Dezul di Igor Man

L'Iran denuncia un attacco iracheno centro «fratelli innocenti» a Dezul Un'improvvisa conferenza stampa dell'ayatollah Khomeini L'Iran denuncia un attacco iracheno centro «fratelli innocenti» a Dezul Quattro missili sulla città del Khuzestan avrebbero fatto 60 morti e 300 feriti - Una violenta campagna antisovietica sui giornali dopo la smentita di Mosca all'assistenza militare DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TEHERAN — Colpo di scena: (imam, su iniziativa del sempre accorto presidente Bani Sadr, ha, inopinatamente, ricevuto ieri sera un gruppo di giornalisti stranieri. Il grande vecchio siede imponente e corrucciato, parla con voce non più tanto vigorosa ma abbastanza incisiva. Solenne e ispirato, afferma che il dio degli eserciti guida la rivoluzione islamica, i suoi giovani miliziani, i bravi soldati, gli ottimi aviatori. Vinceremo, giura Khomeini, e il regime del satanico Saddam crollerà con lui «Farà la stessa fine di Reza Pahlavi». In ultimo chiede a Bani Sadr di tradurre ancora qualcosa, destinato proprio ai corrispondenti. «Non pretendiamo che voi stiate dalla nostra parte — dice —, vi chiediamo soltanto di riferire come esattamente stanno le cose». Certo, imam, ed ecco che, in mancanza di altri elementi, riproduciamo l'ultimo bollettino ufficiale. Con toni shakespeariani esso comunica il bombardamento di un quartiere residenziale di Dezful. «Ancora una volta il sanguinoso regime baathista ha strangolato nostri innocenti fratelli in Dezful. Alle 11 della scorsa notte, mentre tutti gli innocenti dormivano il sonno dei giusti, i mercenari hanno lanciato quattro missili su una base di Dezful e sul centro della città. Molte case distrutte, trecento fra innocenti cittadini e combattenti feriti e 60 martirizzati (cioè uccisi). T missili sono lunghi nove metri, hanno un diametro di 55 centimetri e pesano due tonnellate. Hanno un raggio di 60 chilometri e probabilmente sono stati lanciati dal confine iracheno». Anche la cronaca politica è piuttosto accesa. L'Urss ha fatto smentire attraverso la Tass di aver offerto «assistenza militare» all'Iran. L'ambasciatore Vinogradov si dichiara «stupito e indignato» per la violazione di ogni elementare regola diplomatica e per la strumentalizzazione di una visita di cortesia al primo ministro Rajai e al presidente del Parlamento, Rafsanjani. L'ambasciata sovietica, infatti, insiste nella sua prima e unica versione dei fatti (vedi La Stampa in data 7 ottobre) e cioè che Vinogradov si è recato dal primo ministro per portargli i saluti di Kossighin e invitarlo a visitare il padiglione sovietico che illustra l'attività economica dell'Uzbekistan alla settima Fiera internazionale di Teheran. In quanto alla visita a Rafsanjani, aveva lo scopo di rammentargli l'invito a recarsi in Urss rivoltogli, a suo tempo, dal clero musulmano sovietico (sic). Sennonché, come si ricorderà, l'agenzia ufficiale iraniana ha pubblicato un lungo testo dell'incontro tra Vinogradov e Rajai dal quale risulta che l'ambasciatore sovietico, dopo aver detto di riscontrare un'effettiva consonanza fra la politica estera dell'Iran e dell'Urss (entrambe impegnate contro l'imperialismo americano), abbia aggiunto: «Potremmo collaborare in vari campi di attività ; per quanto ci riguarda direttamente, siamo pronti a garantirvi ogni sorta di aiuto militare». La replica del primo ministro — sempre secondo il testo del colloquio, durato due ore — sarebbe stata negativa. Con sdegno Rajai avrebbe rimproverato fra l'altro a Vinogradov gli aiuti militari all'Iraq, i voli di ricognizione effettuati da aerei russi sull'Iran, l'accoglienza tributata a Mosca al vicepresidente del consiglio della rivoluzione iracheno Tariq Aziz e vari altri torti subiti nel passato remoto e prossimo. Attraverso il quotidiano Repubblica Islamica, portavoce degli integralisti, e quindi dello stesso primo ministro, questi replica con un acido articolo con cui si smentisce la smentita sovietica. In quanto alle regole diplomatiche che, secondo Vinogradov, sarebbero state violate pubblicando un resoconto distorto dell'incontro, il giornale scrive che l'obiettivo delle due superpotenze è uno solo: sfruttare le nazioni oppresse: «Quando noi pubblicammo la lettera di Kennedy all'imam fummo subito smentiti. Lo smesso metodo ora viene adoperato dai sovietici che cosi si allineano con gli americani. T signori che vivono nei palazzi pretendono che l'amministrazione di un Paese islamico debba essere la copia conforme di quella praticata da loro, loro che prendono decisioni dietro le quinte, che si affidano ai protocolli, ai comunicati congiunti, eccetera». Il quotidiano continua: «A questo punto, vista la smentita del signor ambasciatore, chiediamo al primo ministro — se nulla osta — di consegnare la registrazione del colloquio alla radio, si che venga diffusa per dimostrare che l'eccellentissimo ambasciatore sovietico mente per la gola». Non sappiamo se la registrazione del famoso colloquio verrà mai diffusa, saremmo, però, inclini a credere come la verità stia in mezzo: Vinogradov deve avere offerto all'Iran «assistenza»; senz'altro, altrimenti non si spiegherebbero i compiaciuti, fin troppo, commenti dei giornali iraniani al testo del colloquio diffuso dall'agenzia ufficiale. Altrimenti non si spiegherebbe la furia antisovietica che sembra aver, di colpo, preso la propaganda di qui Tanto per cominciare si fanno difficoltà al corrispondente della Tass che chiede isvsbcmleudddIdaddSSjalfspSdcsBlts invano il rinnovo del visto di soggiorno e il permesso di lavorare. Poi la radio non tralascia di ricordare come le bombe die cadono sugli inermi cittadini iraniani siano di marca sovietica, come l'Iraq e la Giordania vengano assistiti e riforniti dall'Urss. C'è anche un rifiorire di attacchi al Tudeh (il pc iraniano) accusato di essere la quinta colonna dell'Urss. Infine, sempre Repubblica Islamica riproduce la domanda fatta da un suo redattore a»'ayatollah Beheshti, capo della Corte suprema: «In vista del processo per spionaggio a Saadati (Mohammed Reza Saadati, uno dei capi dei mujahiddin e khalq, accusato di aver fornito informazioni all'Urss) e in considerazione del fatto che il Tudeh continua la sua attività, che differenza passa tra la "piccola spia" Saadati e Kianuri (segretario del Tudeh;? Non dovrebbe anche Kianuri subire la stessa sorte di Saadati?». Risposta di Beheshti: «Senza dubbio la legge deve essere uguale per tutti». Una risposta minacciosa nella sua ambiguità. Igor Man