Le due anime di Genscher di Tito Sansa

Le due anime di Genscher OSSERVATORIO Le due anime di Genscher «C'è un borghese tipico del benessere — informato a metà, mezzo intellettuale, un po' snob, con palestra e seconda macchina, occupato con la nouvelle cuisine e afflitto da problemi sessuali — per il quale la Spd è troppo "socialista" e l'Unione cristiana troppo "reazionaria", soprattutto con Strauss. Egli crede che i liberali rappresentino il migliore dei mondi e ha dato loro il suo voto per combinare le sue tendenze progressiste con la sua avidità materiale». Cosi un giornale conservatore di Monaco ha spiegato — rivelando una certa rabbia — la sorprendente vittoria del partito di Hans Dietrich Genscher alle elezioni politiche tedesche di domenica scorsa. Anche gli altri analisti del voto (previsto, come sempre, dal solo Helmut Schmidt che, grazie ai liberali, è rimasto Cancelliere e ha vinto una cassa di birra) condividono l'opinione del critico di Monaco che il sucesso liberale sia dovuto in gran misura alla posizione di centro assunta dal partito. Ma — fanno osservare — non sono stati attratti tanto dalla figura del vicecancelliere Genscher, noto per la sua capacità di dare ragione a tutti e di non fare torto a nessuno, quanto dai due uomini che stanno alle ali estreme del «par ti tino »: a destra il ministro dell'Economia conte Otto Lambsdorff e a sinistra il ministro degli Interni Gerhart Baum. La campagna elettorale dei due è stata — in miniatura — lo specchio fedele della lotta tra Strauss e Schmidt. Mentre Lambsdorff, di nobile famiglia baltica, e strenuo assertore della libera economia di mercato, si ergeva a difensore dei «piccolo-borghesi» contro le ingerenze statali, sostenuto in ciò dalla grande industria, Baum si batteva per il liberalismo ideologico, per la eliminazione delle rimanenti leggi repressive (editto sui «radicali») per un rafforzamento della burocrazia statale. Lambsdorff da una parte am¬ moniva i tedeschi a «lavorare di più e a essere meno malati», a non estendere la cogestione aziendale e a varare piani energetici, proponendo soltanto il benessere materiale, il ministro degli Interni si intratteneva invece pubblicamente con un terrorista pentito (Mahler) e ammoniva a non dimenticare la difesa della natura, cioè a limitare i piani per impianti nucleari, a costo di limitare l'espansione. Le prediche sovente contraddittorie dei due, l'uno rivolto ai piccoli imprenditori e ai pensionati che si sentono maltrattati dallo Stato, l'altro diretto a coloro che desiderano più libertà individuale, sono state ascoltate: più di 690 mila elettori tradizionali dei partiti cristiani (spaventati anche da Franz Josef Strauss) sono stati conquistati dalle lusinghe del ministro garante della Ubera economia di mercato, altri 600 mila fedeli del partito socialdemocratico (impauriti dalla limitazione delle libertà personali) sono invece rimasti, incantati dalle idee permissive del ministro degli Interni. Alla fine dei conti, nella lotta tra i due giganti Schmidt e Strauss, i voti sono affluiti da due parti e il vincitore è stato Hans Dietrich Genscher, rimasto fino all'ultimo fuori della mischia. Difficile sarà ora il compito di Genscher all'interno del governo del Cancelliere Schmidt. Forte dell'appoggio parlamentare di 53 deputati, ma anch'essi divisi tra destra economica e sinistra ideologica, il ministro dovrà portare sotto lo stesso denominatore le idee dei suoi due compagni di partito. Se appoggerà troppo le idee di Lambsdorff, rischierà la rottura con gli alleati socialdemocratici, se sosterrà troppo Baum, correrà il pericolo di precludersi ogni possibilità di futura alleanza con i democristiani. Dopo la sorprendente vittoria di domenica, per i liberali cominciano tempi difficili, Genscher dovrà essere domatore e funambolo allo stesso tempo. Tito Sansa Baum e LambsdorfT: due estremi scomodi per Schmid)

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