Guardie in ostaggio a Fossombrone rilasciate dopo 7 ore di trattative di Marzio Fabbri

Guardie in ostaggio a Fossombrone rilasciate dopo 7 ore di trattative Per una protesta collettiva contro il supercarcere dell'Asinara Guardie in ostaggio a Fossombrone rilasciate dopo 7 ore di trattative Quattro reclusi (compreso il brigatista Fiore) sequestrano nelle loro celle tre agenti di custodia Dicono: «Non vogliamo andare all'Asinara» - 11 ministero accetta e i detenuti si arrendono DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FOSSOMBRONE — Un cappio al collo e la fune assicurata alla porta in modo che se qualcuno entra la corda si stringe e strozza: cosi è rimasto per sette ore un agente di custodia del supercarcere di Fossombrone, considerato uno dei più sicuri d'Italia. Eppure, proprio qui, tre guardie sono state prese in ostaggio da quattro detenuti: un brigatista, due politicizzati in prigione e un «comune». All'inizio c'è stato qualche momento concitato con due secondini finiti in ospedale feriti lievemente, poi la lunga attesa percorsa dalla trattativa. Tutti hanno saputo mantenere i nervi saldi e mai, nell'arco della giornata, si è sfiorata la tragedia. •Sono richieste ragionevoli» commenta un anziano sottufficiale degli agenti di custodia. Ha appena saputo che i carcerati non intendevano fuggire ma protestare contro il supercarcere dell'Asinara dove chiedono di «non tornare mai più». Anche al Ministero sembra ragionevole accontentarli al più presto, forse per il timore di vedere moltiplicare lungo la Penisola i focolai d'infezione. Pochi minuti prima delle 16 la soluzione: condizioni accettate e trasferimento nella notte in vari penitenziari del Nord, del Centro e nelle isole. La giornata difficile del supercarcere marchigiano, sulle dolci colline tra Urbino e il mare, si inizia qualche minuto dopo le 9. Al braccio di levante i detenuti cominciano ad uscire dalle celle per avviarsi all'«aria». Possono andare nei cortili oppure, se vogliono, in sale di ritrovo dove hanno ping-pong, calcetto, scacchi e dama. Ma alla cella 42, secondo piano, le intenzioni sono diverse. I suoi quattro occupanti, appena nel corridoio, saltano addosso agli agenti che li accompagnano. I carcerati, tutti di 26 anni, sono il brigatista Raffaele Fiore, Antonio Gasparella e Daniele Lattanzio, avvicinatisi ai Nap in carcere, e il recluso comune Vincenzo Andraous. Hanno tre lame rudimentali ma efficaci. Se ne accorge subito l'agente Claudio Giacomelli che cerca di opporsi e viene ferito al petto. Un suo collega, Alberto Violini, non accetta di farsi catturare e salta nel vuoto dal ballatoio. Gli altri tre agenti non fanno in tempo a muoversi e vengono trascinati all'interno della cella, un camerone di tre metri per nove con quattro letti, televisione, fornelli per cucina e, adiacente, il bagno. La protesta è contro la colonia penale dell'Asinara, da dove Andraous è arrivato domenica, Lattanzio il 18 settembre; Gasparella c'è stato un paio di anni fa e partecipò alla rivolta-devastazione guidata dai «capi storici» delle br. Mentre i quattro si asserragliano in cella, i novanta compagni di detenzione del braccio di levante cominciano a scandire slogans per l'abolizione dell'Asinara, definito • lager di Stato». Ormai è scattata l'emergenza, con le sirene sulle mu- ra che suonano ad avvertire la popolazione. E infatti il sindaco Giorgio Sanchioni, comunista, dà subito disposizione per l'evacuazione della scuola materna, della magistrale e del Palazzo dello Sport, quest'ultimo adiacente al carcere. Appare però subito chiaro che i quattro della cella 42 hanno in mente solo un'azione dimostrativa. Prima chiedono di vedere il Procuratore capo di Urbino, Marcello Tavella, poi due giornalisti locali, Paolo Nonni del Resto del Carlino ed Enzo Polverigiani del Corriere Adriatico. I cronisti hanno un lungo scambio di idee con i quattro attraverso lo spioncino della cella e rac¬ colgono la protesta contro «(e condizioni inumane di vita all'Asinara» dove quotidianamente avverrebbero pestaggi e maltrattamenti. Consegnano anche un documento. I carcerati dicono anche di avere dell'esplosivo e di essere disposti a tutto: 'Garanzie precise e non promesse» e aggiungono: 'Non si tratta e non si scherza». Poi si scoprirà che hanno soltanto coltelli rudimentali. II Procuratore di Urbino si mette subito in contatto con Roma ed espone la situazione probabilmente facendo presente che, in fondo, accogliere la richiesta di non mandare nessuno dei quattro all'Asinara non sarebbe stato un i e e e i i n e e e n impegno eccessivo. E il ministero è dello stesso parere, tanto più che fanno osservare (ma la frase prende il sapore di una giustificazione) che • quando avvengono episodi del genere i protagonisti non sono più mandati nei carceri di provenienza». Cosi alle 16, nella calma, la situazione si sblocca. Gli ostaggi sono rilasciati e i detenuti si arrendono. Appena cala la notte a bordo di macchine dei carabinieri i rivoltosi partono per destinazioni che il direttore, Aldo Maturo, non vuole specificare. Solo per Andraous si sa che sua nuova residenza è l'isola di Pianosa. Marzio Fabbri Fossombrone. Una panoramica del supercarcere, dov'è scoppiata la rivolta (Telefoto Ansa)

Luoghi citati: Fossombrone, Italia, Roma, Urbino