Treviso: con bombe e pistole forse pronti per una rapina di Giuliano Marchesini

Treviso: con bombe e pistole forse pronti per una rapina I sei neofascisti arrestati sull'autostrada Treviso: con bombe e pistole forse pronti per una rapina ' man°. decine di ! Darba e baffl flntl DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TREVISO — 'Questi qui, probabilmente, andavano a fare una rapina». E' la prima impressione del sostituto procuratore della Repubblica Domenico Labozzetta, il giorno dopo l'arresto dei sei fascisti bloccati sull'autostrada poco distante da Treviso. Non è comunque facile, per il magistrato, stabilire quale fosse l'obiettivo di questa composita squadra armata. Nessuno degli inquirenti, per ora, esclude che all'intenzione del reato comune si accompagnasse quella del finanziamento di qualche organizzazione nera. E' ancora tutto da verificare, ripetono gli investigatori. Quel che c'è di concreto, finora, è alquanto impressionante: sei pistole e due bombe a proiettili, una carta topografica di Vittorio Veneto e una di Cortina d'Ampezzo, allineati su un tavolo dell'ufficio del dirigente la squadra mobile trevigiana, Francesco Zonno. Tra il «materiale» trovato sulle auto su cui viaggiavano gli arrestati, un silenziatore: si domanda a che cosa sarebbe servito. For¬ se per una rapina, no, dicono. Ricavare qualcosa dagli interrogatori, per il momento sembra impresa molto ardua. Soltanto due dei componenti il manipolo si sono mostrati disposti a rispondere a qualche domanda di Domenico Labozzetta con l'assistenza di un avvocato d'ufficio: gli altri hanno rifiutato il colloquio, in attesa dell'arrivo dei loro legali di fiducia. Per primo, è entrato nell'ufficio del magistrato Luigi Aronica, ventiquattrenne romano, al quale gli inquirenti rivolgerebbero particolare attenzione. Secondo le indiscrezioni, questo personaggio insiste nel sostenere che la «comitiva» di cui faceva parte era diretta a Cortina d'Ampezzo, con il proposito di 'affittare una casa per le vacanze invernali». 'Le armi? Le abbiamo trovate in uno scatolone. Io non so dire altro». Ottorino Tassinato, 43 anni, di Padova, condotto poco più tardi davanti al sostituto procuratore, ha voluto prendere una distanza ancora maggiore, affermando che a bordo della vettura su cui viaggiava lui non v'era una pistola, né altro. Un occhio tu- mefatto, il padovano ha risposto per circa un quarto d'ora, con durezza, alle contestazioni del magistrato. Avrebbe detto tra l'altro: «Me ne stavo andando per i fatti miei, a Mestre, quando ho incontrato quelli là: mi hanno proposto di accompagnarli a Cortina, e io ci sono andato». Un viaggio occasionale, insomma, ripete Tassinato. E Luigi Aronica avrebbe avuto «un passaggio in macchina» da un amico di Gilberto Falcioni, rappresentante di antifurti, conosciuto tra i neofascisti di Trieste e, a quanto pare, uscito qualche tempo fa dall'ambiente del «Fronte della gioventù». Come si sia formato questo manipolo, resta da chiarire. • Certo —commenta uno degli investigatori — le loro tesi fanno acqua da tutte le parti. Sembra che fossero addirittura preparati ad un eventuale fermo, nella prima fase delle indagini sono stati tutti concordi nelle risposte. Ma come si fa a credere a quanto vanno raccontando?». Un gruppo che viaggiava sull'autostrada con due bombe a mano e sei pistole, tutte con il proiettile in canna: chi potrebbe andare, con un simile equipaggiamento, a prendere in affitto un alloggio in montagna? Secondo gli accertamenti compiuti dalla poli-' zia, alcune di quelle armi provengono da Roma, altre sono state «reperite» nel Veneto: la Smith & Wesson farebbe parte del bottino di una rapina in un'armeria romana, durante la quale venne ucciso Franco Anselmi; la Beretta mod. 51 sarebbe stata rubata ad un poliziotto di Mestre. Dunque, pensano gli inquirenti dopo queste prime indagini, l'obiettivo dei sei uomini poteva essere un assalto in qualche zona veneta. Qualcuno osserva, e non si sa bene in base a quali elementi, che forse quella «squadra» aveva preso di mira una gioielleria. Ma, oltre che sull'obiettivo, restano interrogativi sui possibili moventi politici di quella che appare come una spedizione. E l'attenzione di chi conduce l'indagine è anche rivolta, in particolare, al ritaglio di un articolo di giornale in cui si parla della strage di Bologna. Giuliano Marchesini

Persone citate: Beretta, Domenico Labozzetta, Francesco Zonno, Franco Anselmi, Gilberto Falcioni, Luigi Aronica, Ottorino Tassinato