Due inchieste sul suicidio del neofascista in carcere

Due inchieste sul suicidio del neofascista in carcere La famiglia di De Angelis avanza alcuni dubbi Due inchieste sul suicidio del neofascista in carcere Sabato, al momento dell'arresto, era stato colpito al capo - Bloccati a Roma tre aderenti a «Terza posizione» con ottomila volantini ROMA — Due inchieste, una amministrativa e l'altra giudiziaria, sono state avviate sul suicidio di Nazareno •Nanni» De Angelis, 11 giovane neofascista di «Terza posizione» impiccatosi alla sbarre della cella nel carcere di Rebibbia poche ore dopo il suo internamento. Per questa mattina, infatti, il sostituto procuratore della Repubblica Maria Stefania Di Tornassi, il magistrato che era di turno nel pomeriggio di domenica, quando è stato scoperto il suicidio, ha fissato l'autopsia sul cadavere del giovane. L'esame sarà eseguito dal professor Umani Ronchi. Su richiesta della famiglia De Angelis all'autopsia saranno anche presenti un perito di parte e l'avvocato Paolo Andriani. Nell'ambito dell'indagine giudiziaria, intanto, Ieri mattina il magistrato ha ascoltato in veste di testimoni una decina di agenti di custodia che erano presenti nel braccio del carcere di Rebibbia quando è stato sciopero 11 corpo ormai senza vita di De Angelis. Dimesso dall'ospedale San Giovanni, dove era stato ricoverato dopo il suo arresto avvenuto sabato mattina in piazza Barberini mentre era in compagnia di Luigi Ciavardini (un altro neofascista ricercato per l'omicidio dell'appuntato Evangelista, detto «Serpico»), De Angelis era stato trasportato a Rebibbia nel primo pomeriggio di domenica e rinchiuso in una cella di isolamento. Qui, a turno, cosi come prevede 11 regolamento, il giovane è stato controllato a vista ogni quarto d'ora: perlomeno fino alle 17. A quell'ora comincia infatti la distribuzione del pasto serale. Fino a quando i secondini sono arrivati nella cella di De Angelis, l'ultima in fondo a un lungo corridoio, sarà trascorsa, secondo una prima ricostruzione fatta dinanzi al magistrato, un'ora buona. Intorno alle 18, infatti, quando l'agente ha aperto la porta della cella del giovane. De Angelis era già morto. Poco meno di sessanta minuti dunque per mettere in pratica un proposito orrendo: In poco tempo De Angelis riduce a strisce il lenzuolo della branda, le annoda saldamente l'una all'altra, costruisce un cappio, fissando l'altra estremità alle inferriate della finestra. E' il suicidio. Ma non per i familiari che avanzano dubbi e proprio per questo danno mandato all'avvocato Andriani di chiedere alle autorità di polizia e del carcere perché mai, tra l'altro, il giovane sia stato dimesso dall'ospedale prima delle 72 ore previste in casi di traumi alla testa. Quando venne arrestato, De Angelis fu infatti colpito al capo da un agente perché il giovane era riuscito a metter mano alla pistola che aveva in tasca. Accompagnato in Questura ben presto ci si rese conto delle sue condizioni e fu disposto il suo ricovero in ospedale. Chi ha disposto, anzitempo, 11 suo trasferimento in carcere? Perché i genitori non sono stati avvertiti e hanno dovuto apprendere dalla televisione la notizia della morte del figlio? Queste le principali domande alle quali dovrà rispondere l'inchiesta giudiziaria che dovrà accertare anche, se ve ne sono, eventuali responsabilità. Già oggi, intanto, dall'autopsia si potranno avere le prime indicazioni. Destinati al mistero rimarranno, invece, i motivi che hanno spinto De Angelis a togliersi la vita. Il giovane non ha lasciato nessun messaggio, né poteva farlo, dalla cella di isolamento nella quale era stato rinchiuso. Probabilmente si è sentito tradito: le circostanze del suo arresto avvalorano questa tesi. E' sembrato quasi che all'.appuntamento», quel sabato mattina in piazza Barberini, gli agenti della Digos ce li abbia mandati qualcuno. Sempre nel quadro dell'inchiesta contro «Terza posizione» ieri mattina sono stati arrestati altri due giovani ed un terzo è stato fermato. Si tratta di Corrado Bislni, 21 anni, Claudio Lombardi, 20 anni, e Maurizio Rocchi, di 23. Sono stati bloccati dalla Digos all'uscita da una tipografia in piazza Galena mentre trasferivano a bordo di un'auto pacchi di volantini di «Ter za posizione», firmati «Comitato romano 23 settembre». I volantini, circa ottomila, chie devano libertà per i detenuti dell'organizzazione clandestina e denunciavano le «montature» della magistratura. Tutti e tre sono noti come elementi di spicco nelle file dello squadrismo nero della capitale. Bislni e Lombardi erano ricercati, su ordine di cattura della Procura di Roma, per associazione sovversiva e partecipazione a banda armata. Bislni era stato anche arrestato all'indomani della strage di Bologna perché in casa gli era stato trovato materiale di «Terza posizione» e una pistola ad aria compressa. Poi fu rimesso in libertà. Di Rocchi e di Lombardi si interessò anche il giudice Amato. Buggero Conteduca Nazareno De Angelis

Luoghi citati: Bologna, Roma