L'avanguardia dimezzata

L'avanguardia dimezzata LA CURIOSA STORIA DELL'ARTE OCCIDENTALE IN RUSSIA L'avanguardia dimezzata Mosca e Leningrado possiedono tesori inestimabili, raccolti dai mecenati zaristi: da Matisse a Cézanne a Picasso - Ma quando si arriva ai novatori russi, astrattisti o cubofuturisti, c'è un vuoto, voluto dalla cultura ufficiale -1 quadri di Kandinsky: mandati alle mostre estere, quasi ignorati all'interno MOSCA — Nulla è più indicativo della situazione di Kandinsky, per esemplificare il rapporto attuale fra la cultura ufficiale sovietica (studi sull'arte, musei) e la tradizione delle avanguardie artistiche russe e sovietiche. A Mosca, la Galleria Tretiakov espone una delle giovanili scene -favolose» ispirate alla tradizione russa delle stampe popolari e una, bellissima, fra le prime Improvvisazioni del 1910, nel momento cruciale dello scioglimento della fantasia illustrativa in pura espressione per macchie e contrasti cromatici; lo ripropone poi, in una vasta sezione dedicata all'-immagine di Mosca» dal XIX secolo ad oggi, con due piccole mirabili Vedute urbane del 1918-'20, nel momento •sovietico* di parziale recupero della figuratività. All'Ermitage, Kandinsky cambia addirittura nazionalità: alla fine delle sale contemporanee francesi, dedicate a Matisse, Picasso, Derain, un cordone pudicamente impedisce l'entrata, ma non la vista di una saletta che ospita una diecina di grandi olii non figurativi del momento del Cavaliere Azzurro, fra 1910 e 1914. L'impressione è quella dì un prudente, silenzioso recupero a piccoli passi, piccole dosi (ovviamente, nemmeno il nome compare nei cataloghi-guide 'Standard', gli unici in vendita presso i vari musei}. Il patrimonio esponibile esiste ed è vasto: ma per uso esterno. Nel 1979, anticipando ParisMoscou dello stesso anno, il Centre Pompidou a Parigi ospitava ben trenta Kandinsky dei musei sovietici (prossimamente, compariranno anche a Roma, ed è un'occasione che Torino dovrebbe prendere in considerazione). L'Ermitage Anche per Kandinsky, pur operando dal 1897 al 1914 a Monaco, si pone il problema del rapporto fra la nascita dei gruppi di avanguardia russi e il grande collezionismo di arte contemporanea francese dei •mercanti moscoviti'. Il punto d'incontro fondamentale è costituito dalla rivista -Il Vello d'Oro' (1906-'10>, fondata a Mosca da un mercante-pittore, Nicolai Riabuchinsky, che propugna forme più aggiornate e •internazionali' di arte e cultura simbolistica-espressionistica, rispetto al famoso cenacolo modernista pietroburghese della rivista di Diaghilev-Bakst •Mondo dell'arte' (1898-1904). Nel 1909 Maurice Denis vi pubblica 'Da Cauguin e Van Gogh al classicismo', Matisse il primo dei suoi rari saggi teorici, -Note di un pittore'. Sono esattamente gli anni in cui Shchukin e Morosov acquistano Gauguin e Van Gogh a blocchi, ed entrano in rapporto diretto con Matisse. D'altra parte, i primi due Salon del « Vello d'Oro, nel 1908 e 1909 pongono a confronto la pittura francese, da Cézanne a Matisse (con opere in parte prestate da Shchukin e Morosov, le cui raccolte erano d'altronde apertissime ai giovani artisti russi), con gli esponenti della prima avanguardia idealistica e primiUvisUca, che ruotavano attorno alla rivista. Si trattava dei trentenni del gruppo «La rosa blu», artisti originari di Saratov, fra cui spiccavano Pavel Kusnetzov (1878-Mosca 1968), Martiros Sarian (1880-Erevan 1972), Kuzma Petrov-Vodkin (1878-Leningrado 1939), cui si aggiungevano le due prime •star, dell'avanguardia oltranzista. Michail Larionov (Terespol 1881) e Natalia Gontcharova (Tuia 1881), in Francia dal 1915 con i •Balletti russi, di Diaghilev e ivi morti nel 1964 e nel 1962. Kusnetzov, nel 1906 a Parigi dove •scopre' Gauguin, e Sarian, che viaggia in Oriente nel 1910-'13 dopo essere stato affascinato dai primi Matisse visti presso Shchukin, esprimono con morbidi colori puri, delicati arabeschi, una visione panteistica e sognante, simbolica e misticheggiante, ricercando i loro •mari del Sud» nelle grandi pianure del Volga, nelle terre islamiche oltre il Caucaso e il Caspio; e continueranno a farlo anche dopo la Rivoluzione. Petrov-Vodkin è .europeo', fra Monaco Parigi e l'Italia, dal 1901 al 1908: gli è soprattutto congeniale il simbolismo .classicistico., neorinascimentale, da Puvis de Chavannes a Nodier, ma anch'egli si aggiorna sulla virulenza cromatica dei Matisse di Shchukin, fino ad un capolavoro, il Bagno del cavallo rosso del 1912. Il quadro è oggi esposto alla Tretiakov con grandi onori .ufficiali, di opera anticipatrice della Rivoluzione (d'altronde, con al¬ trettanto onore, la sua Morte del Commissario del 1928 al. Museo Russo di Leningrado è esposta come archetipo del • realismo socialista.). Questa prima avanguardia russa è dunque non solo tollerata, ma ampiamente onorata: lirismo, rapporto simbolieoe, trasfigurato, fra mondo contadino o nomade e natura (per di più. la natura del continente sovietico fra Europa e Asia) sono conformi. Kusnetzov, Sarian, Petrov-Vodkin hanno la parte del leone, sia alla Tretiakov che al Museo Russo. Il Vello d'oro Come in Occidente, e come negli acquisti parigini di Shchukin e Morosov, l'avanguardia incalza, grazie alle forée trainanti della coppia Larionov - Gontcharova. Chiusa nel 1910 l'esperienza primitivistica e simbolistica del .Vello d'Oro., alla fine dello stesso anno i due organizzano la mostra di gruppo .Fante di Quadri.. E' un trionfo del cubismo parigino e dell'espressionismo monacense (è presente Kandinsky, con le sue prime Improvvisazioni;. Compare tutta una serie di .nuovi., tutti dediti, in grado maggiore o minore, alla scomposizione cubisteg- giante e cézanniana: Konchalowsky (1876-1956), Kuprin (1880-1960), Lentulov (1882-1943), Machkov (18811944), Falk (1886-1958), Alessandra Exter (1884, a Parigi dal 1924, dove muore nel 1949). Anch'essi conservano buon rilievo nei due musei moscovita e leningradese, specie alla Tretiakov, dove spiccano le dense cromie espressionistiche, fra Cézanne e Matisse, del Ritratto di giovane di Machkov del 1909, e le fantasmagoriche scomposizioni alla Delaunay di Lentulov, sul tema delle cupole moscovite. A tutti sono dedicati negli ultimi decenni studi e monografie. A questo punto, si pone la contraddizione fondamentale. I protagonisti della definitiva rottura avanguardistica verso l'astrazione, il cubo futurismo, il costruttivismo, a partire dalla mostra La coda dell'asino del 1912, i Tatlin, i Malevich ( a cui si uniscono nell'imminenza della prima guerra mondiale e negli anni rivoluzionari le Popova, Udaltsova, Rozanova, i Punì, Rodchenko, Kliun, Klutsis, Lissitky) sostanzialmente non compaiono nei musei maggiori, e tanto meno sono oggetto di studi specifici. Si possono ritrovare in musei minori, specialistici, come, a Mosca, il teatrale Bakhrushin, straordinariamente ricco e affascinante, o lo Shchusev di architettura; o nei fondi grafici del Pushkin e della Biblioteca Nazionale Lenin. Oppure compaiono all'estero, con regolare indicazione .scientifica, della Tretiakov e del Museo Russo (ma non si parla di depositi), come nel caso di Paris-Moscou al Centre Pompidou, o nelle pagine del recente volume di M. Guerman, Art of the October Revolution, .curato, dalle edizioni Aurora di Leningrado, ma pubblicato solo in inglese da Abrams a New York nel 1979. Perché questa è la grande contraddizione: a differenza dei loro predecessori simbolisti ed espressionisti-cubisti, oggi non .censurati., i veri protagonisti attivi dell'arte rivoluzionaria bolscevica sono stati proprio i cubofuturisti, i costruttivisti, gli astrattisti, oggi sepolti nei depositi. Marco Rosei «Venere nuda» di Mikhail Larionov (1912) - Museo Russo di Leningrado