Scoperto un quinto covo Br a Cenovu ordine d'arresto per tredici persone di Paolo Lingua
Scoperto un quinto covo Br a Cenovu ordine d'arresto per tredici persone Irruzione della Digos e dei carabinieri in una casa del centro Scoperto un quinto covo Br a Cenovu ordine d'arresto per tredici persone II provvedimento riguarda i fermati nei giorni scorsi - Nella base trovati armi e documenti - Le indagini sono partite dai giovani bloccati giorni fa davanti alla casa del sindaco DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GENOVA — Il quinto «covo» delle Br genovesi (dopo via Pracchia e gli altri tre trovati nell'ultima settimana) è stato scoperto ieri mattina dalla Digos e dai carabinieri. Si trova in via Palestre al numero 19, in uno stabile signorile della città ottocentesca, a pochi metri dalla centralissima piazza Corvetto e a pochi passi dall'abitazione dell'avv. Edoardo Arnaldi, che si uccise nell'aprile scorso, al momento dell'arresto-da parte dei carabinieri. Il covo serviva da studio fotografico e ufficio di riparazione sempre per materiale fotografico di Carlo Sincich, che però risulterebbe estraneo alla vicenda. Il figlio di Sincich, il cui nome di battesi¬ mo non è stato reso noto dagli ! uInquirenti, sarebbe stato fer- j bmato ieri. L'appartamento, a I aquanto sembra, non era più i dstato abitato, ma alcuni giovani, tra i quali anche alcuni tra i fermati e gli arrestati dei giorni scorsi, lo avrebbero frequentato. Gli inquirenti avrebbero fatto irruzione nell'appartamento, ora piantonato da agenti e carabinieri in assetto di guerra che non lasciano avvicinare nessuno, nella tarda mattinata di ieri. Vi sono stati trovati un mitra di marca «Sterling», una pistola Browning calibro 7,65. una pistola smontata di marca imprecisata, munizioni di vario calibro, una bomba a mano, un ciclostile a manovella e otto milioni in banconote da 50 mila lire. Inoltre sono state sequestrate alcune casse di opuscoli e volantini. Gli esperti stanno esaminando anche del materiale fotografico: non si sa ancora se questo appartenesse alle Br. oppure al titolare del laboratorio. La giornata di ieri, sul piano delle indagini, è trascorsa in un clima di forte tensione. Magistratura, polizia e carabinieri sembrano vivamente preoccupati d'una eventuale «fuga» di notizie che possa in qualche modo favorire i brigatisti ancora a piede libero e quindi danneggiare le indagini. La conferma del ritrovamento del «covo» è venuta ieri solo in tarda serata, quando già il fatto era di pubblico dominio, per bocca del sostituto procuratore capo aggiunto Francesco Meloni, portavoce ufficiale di palazzo di giustizia, il quale ha precisato che il ritrovamento dell'appartamento di via Palestro è «una conseguenza delle indagini iniziate il 18 settembre, con il fermo dei tre giovani in via Peschiera, nei pressi dell'abitazione del sindaco^. Meloni ha anche detto che il materiale sequestrato è sicuramente 'd'appartenenza della banda armata denominata Brigate rosse". E' stato inoltre confermato che sono stati inviati e notificati tredici ordini d'arresto da parte della procura della Repubblica nei confronti di altrettanti fermati nei giorni scorsi. Le accuse specifiche sono di associazione o costituzione di bande armate: in alcuni casi sono stati contestati entrambi i capi d'accusa. Caterina Picasso, la settantatreenne titolare dell'appartamento di via Zella, ritenuto il «covo» principale dei terroristi genovesi, è in carcere soltanto per la «detenzione di armi e di esplosivi». L'anziana donna, ieri sera, è stata trasferita dalla questura centrale alle carceri di Marassi. Due agenti l'hanno accompagnata allo spaccio a prendere un tè. La donna, piccola, minuta gracile, con i capelli bianchi scarmigliati, quasi tremante, nonostante fosse avvolta in pddfanrecoteglstdvgppscscdlcgd5zfsdcddtflmSsmptraps un ampio scialle di lana, ha bevuto con il viso appoggiato al muro, rifiutando di rispon dere ai giornalisti. Ha tentato persino di scagliare un po' della bevanda in direzione d'un fotografo che le aveva fatto scattare il lampo in pieno viso. L'inchiesta, come s'è detto, resta comunque avvolta ancora nella massima riservatezza. I dirigenti della Digos, gli ufficiali dei carabinieri e lo stesso dottor Meloni hanno dichiarato ieri sera che lo spo- glio e il controllo del materiale sequestrato è appena iniziato e che si tratta d'una impresa complessa. Si ritiene comunque che l'ultimo «covo», quello di via Palestro, fosse meno importante, almeno per quanto v'è stato ritrovato, di quello di via Zella. Quello che sconcerta è la sua ubicazione. Nel cuore della città, sicuramente in una delle zone meno sospettabili. La stessa vicinanza con l'abitazione dell'avv. Arnaldi il cui figlio, Edgardo, figura nell'elenco dei tredici colpiti dagli ordini d'arresto emessi in questi giorni, suggerisce inquietanti considerazioni. Quello che è certo è che è stato inferto un secondo, durissimo colpo al movimento eversivo a Genova, dopo l'alba di sangue e di fuoco di via Fracchia. La nuova «colonna», priva di killers e di uomini d'azione, si stava riorganizzando, chiamando probabilmente in prima fila elementi che sino a poco prima avevano agito come fiancheggiatori. Paolo Lingua
Persone citate: Arnaldi, Browning, Caterina Picasso, Edoardo Arnaldi, Francesco Meloni, Meloni, Sincich
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