Da Parigi una denuncia: nell'auto c'è una eccedenza di occupazione

Da Parigi una denuncia: nell'auto c'è una eccedenza di occupazione Lo ha detto alla radio il presidente della Peugeot Da Parigi una denuncia: nell'auto c'è una eccedenza di occupazione DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — Il Salone dell'Automobile di Parigi ha affrontato ieri il primo giudizio del pubblico per quanto riguarda le novità, e si sa che la gente è più sensibile a questa funzione delle grandi rassegne internazionali — ma per la verità anche ai prezzi di listino delle vetture — che non ai problemi generali che mai come oggi investono l'automobile in tutte le sue componenti Ma tra i responsabili delle Case automobilistiche, gli esperti, i giornalisti, è questo un aspetto della rassegna se non proprio marginale, comunque soverchiato dalla pesante situazione di oggi, dalle incognite e prospettive a breve e medio tempo che si tenta di esplorare. Tutti si rendono conto che l'automobile è nuovamente nell'occhio del ciclone, e Parigi con il suo Salone rappresenta lo specchio del momento. I consueti incontri dei dirigenti delle maggiori fabbriche con i giornalisti sono incentrati sulle difficoltà del mercato, sulle paure per una possibile, nuova crisi del petrolio, sulla necessità di affrettare i tempi per arrivare il più rapidamente possibile a costruire automobili a basso consumo. E infine suìl'aggressività giapponese, argomento di punta da molti mesi a questa parte, ma che le ultime cifre sulla penetrazione nel mercato europeo — comunitario e non — stanno rendendo sempre più drammatico. I costi di produzione giapponesi sono in realtà più bassi di quelli europei e americani (al Salone è stata presentata la nuova gamma 323 della Mazda, una vettura media con pretese di classe, venduta in Francia da 5 milioni 800 mila a 8 milioni 400 mila lire, a seconda delle versioni: un prezzo fortemente competitivo rispetto ad analoghi modelli europei), perché si basano su un sistema di relazioni industriali dove non esiste contrasto con l'imprenditore; su un meccanismo dell'indotto che permette alle Case prò- "British Leyland cerchi un partner" dice il sindacato LONDRA — La British Leyland deve procedere a una fusione con qualche altra grossa impresa nella seconda meta degli Anni 80 se vuole «rimettersi in piedi». Lo sostengono due dei maggiore sindacati britannici, in uno studio sulle prospettive della Casa automobilistica britannica. D sindacato dei trasporti e d?i lavoratori generici, insieme con quello degli elettrici, ha inoltre avanzato altre quattro proposte per il risanamento dell'azienda di Stato. H ministero dell'Industria dovrebbe fornire fondi sufficienti per consentire alla British Leyland di effettuare l'auspicata fusione; il governo dovrebbe imporre restrizioni sulle importazioni automobilistiche per tutelare i propri investimenti nella British Leyland; dovrebbero finire i tentativi di ridurre la capacità produttiva presso ! vari stabilimenti della Casa automobilistica; dovrebbero inoltre iniziare immediatamente consultazioni tra governo, impresa e sindacati su queste proposte. duttrici di eliminare l'immagazzinaggio delle parti; su una elevata economia di scala; su un ampio sfruttamento del lavoro nero nelle industrie fornitrici Infine su una produttività del 25 per cento superiore a quella di qualsiasi altro Paese del m indo. n presidente-direttore generale della Règie Renault, Bernard Vernier-Palliez, ha fatto al riguardo dichiarazioni molto chiare: «Ottanta e assai presto 100 vetture giapponesi — )ia detto — sono esportate nel mondo intro per ogni vettura straniera importata dal Giappone : è una situazione intollerabile, che non può durare. Io — ha aggiunto — ho visitato stabilimenti giapponesi e vi ho imparato molte cose: i nipponici ci sono superiori nella produttività, ma non nelle tecniche di produzione. Penso che riusciremo a colmare una parte del nostro handicap, ma non completamente». Gli ha fatto eco ieri il suo omologo della Peugeot S.A., Jean- Pierre Parayre, in un'intervista alla radio francese: «Di fronte alla concorrenza nipponica, che ha ormai raggiunto livelli eccessivi, gli europei non sono disposti a rinunciare al loro modello sociale per imitare l'operaio giapponese che lavora 2000 ore l'anno e non beneficia di trattamento pensionistico. Se le auto del Sol Levante costano meno di quelle europee — ha parimente affermato Parayre — è anche perché lo yen è sottovalutato nei confronti delle nostre monete». E ha aggiunto, ancor più de¬ cisamente: «Quanto ai prodotti, i giapponesi copiano i nostri modelli, ma noi conserviamo la superiorità tecnica». Parayre ha inoltre dichiarato: «L'industria automobilistica soffre di sovraoccupazione, che dovrà essere d'ora in poi ridimensionata. La stessa Peugeot prenderà misure in questo senso, secondo l'andamento della congiuntura, nei prossimi mesi». Ed ha smentito le voci di ^matrimoni- in vista tra la Peugeot e la Renault o altri costruttori. Un settore importante della rassegna parigina è quello degli autoveicoli industriali e commerciali, che accoglie 35 espositori di 12 Paesi, senza contare 103 carrozzieri e allestitori. Contrariamente al comparto vetture, il mercato francese ha avuto nei primi otto mesi dell'anno un sensibile incremento rispetto al 1979 (più 11 per cento), e anche la Iveco vi ha ottenuto buoni risultati. Tra l'altro, all'inizio dell'anno è stata costituita la Iveco France, che ha dato il via a un processo di razionalizzazione di tutti i mezzi atti a migliorare la commercializzazione. A proposito dell'Iveco e delle voci su un immviente accordo di collaborazione con la Peugeot S.A., il direttore delle relazioni esterne del gruppo francese, Claude Archambault, da noi interpellato, ha smentito che siano in corso trattative in questo senso, richiamandosi anche alle dichiarazioni fatte poco prima alla radio dal suo presidente. Ferruccio Bernabò

Persone citate: Bernard Vernier-palliez, Claude Archambault, Ferruccio Bernabò, Jean- Pierre Parayre

Luoghi citati: Francia, Giappone, Londra, Parigi