Francia: i prezzi salgono Alla ricerca del colpevole
Francia: i prezzi salgono Alla ricerca del colpevole E i più deboli sono anche i più colpiti Francia: i prezzi salgono Alla ricerca del colpevole €t Wtnh (PARIGI) La Francia ha una solida tradizione inflazionistica. Da molto tempo, da quando questo cancro affliggeva in misura minóre i suoi concorrenti, ha ricoperto il ruolo di specialista in materia. Tranne brevi periodi, quelli ad esempio in cui Pinay fu presidente del Consiglio, il rialzo dei prezzi fu all'ordine del giorno poiché l'opinione pubblica non credette troppo, a dire il vero, alla fortuna durevole del motto «Espansione nella stabilità dei prezzi» che caratterizzò Edgar Faure, altro presidente del Consiglio. Il 1980 non ha derogato alla regola. Durante il primo semestre, anche a causa del raddoppio dei prezzi del petrolio, gli aumenti hanno battuto tutti i record: 15% di ritmo di crescita annuale, con tassi ancora superiori per i prodotti lavorati (a prezzi ridiventati liberi). Attualmente si prevede che, nell'arco dell'anno, il rialzo sarà dal 13 al 14%, un terzo in più degli anni precedenti. Certamente è inferiore all'Italia e alla Gran Bretagna, ma è anche vero che si tratta di più del doppio della Germania. Tutti cercano il capro espiatorio. La colpa è del governo che lascia liberi i prezzi industriali e, ora, anche quelli alimentari; che invita il padronato ad aumentare i suoi profitti (manovrando sui prezzi), che «scarica» completamente il rialzo del petrolio grezzo coinvolgendo anche le altre fonti energetiche. Il discorso dell'opposizione è giusto, ma incompleto, visto che l'inflazione crescente del Paese richiama cause molto diverse e profonde: politiche, economiche, sociali. Cause politiche: l'accettazione degli aumenti dei prezzi agricoli per mantenere intatti i guadagni dei contadini; l'estensione delle leggi sociali (aumenti dei minimi salai-iali, contributi sociali supplementari, tasse per la formazione permanente o l'indennità di disoccupazione ecc.); il rincaro del petrolio e di alcune materie prime; il disordine monetario internazionale che danneggia le principali valute, rende vani i tentativi di riportare equilibrio nella bilancia dei pagamenti, alimenta l'inflazione interna, la nascita di «cartelli» che taglieggiano ogni anno di più il consumatore, anche quando la domanda cade (a questo proposito l'esempio dell'automobile è significativo); il gonfiamento dei profitti. Le cause sociali non sono minori: la corsa generale al guadagno «in più» (ciascuno vuole guadagnare come gli altri, giudicati senza meriti particolari), la resistenza generale alla soppressione delle rendite, la rimessa in causa dei «diritti acquisiti» (società bloccata); la tendenza, anche in questo periodo di crisi e di stagnazione (talvolta di recessione), allo spreco, alla sostituzione anziché alla riparazione, a fare di ciò che si ha un elemento di ostentazione e non di vita migliore. L'inflazione non resisterebbe cosi tenacemente se non avesse radici solide. Cancro della società francese, colpisce soprattutto i più deboli, i redditi fissi; quelli che non hanno i mezzi sufficienti per convertire i risparmi in capitali che si valorizzino al ritmo stesso dell'inflazione (terreni, immobili, gioielli). L'inflazione è impietosa, arricchisce i ricchi e non risparmia i deboli, opera anche, clandestinamente, mutamenti che la società rifiuta di apportare esplicitamente. Assottigliando gli introiti individuali, essa non risparmia nemmeno i rispanni «collettivi»: la ricostruzione dell'industria francese dopo la guerra sarebbe stata infatti impossibile senza l'inflazione. Deprezzando gli investimenti di società, fa apparire benefici contabili, destinati a nuove attrezzature o al pagamento di imposte spesso devolute a favore di lavori produttivi. Rosicchiando i conti nazionali, essa opera «ex post» quegli adattamenti impossibili da conservare «exante». Motore della società, l'inflazione eserciterà effetti simili in Paesi più industrializzati della Francia, imponendo nuovi equilibri economici e sociali. Anche per i popoli l'inflazione è un motore e un cancro allo stesso tempo. Cancro, quando il rialzo dei prezzi nei Paesi ricchi riduce la possibilità per quelli poveri di acquistare attrezzaure di cui non possono fare a meno; quando il disordine monetario internazionale abbassa i termini di scambio dei Paesi poveri o riduce il valore della loro valuta (e dunque il prezzo delle derrate alimentari che esportano); quando obbliga i popoli diseredati a rimborsare con moneta «forte» (di volta in volta più cara) i prestiti che sono obbligati a chiedere per nutrirsi ed attrezzarsi. Ma l'inflazione crea anche nuovi rapporti di forza, svaluta debiti antichi, obbliga alla sottomissione popoli incapaci di riaggiustare i conti con l'estero. L'inflazione gioca, tanto su scala nazionale che internazionale, un ruolo contraddittorio e di conflitto spesso Inespresso. L'uomo ci si è abituato, come alla malattia. Senza però perdere la speranza di vincerla. Gilbert Mathieu FRANCIA INFLAZIONE SUI PREZZI AL CONSUMO Il trimestre 1980 : 14,0* 20 18 16 14 12 •10 jfjMi di variazione 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 1979 1980 1981 Variazione rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente
Persone citate: Cancro, Edgar Faure, Gilbert Mathieu Francia, Pinay
Luoghi citati: Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Parigi
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