Imprenditori: sfiducia e allarme di Marco Borsa
Imprenditori: sfiducia e allarme Oggi il direttivo della Confindiistria esamina il da farsi Imprenditori: sfiducia e allarme La mancata fiscalizzazione degli oneri sociali e l'aumento del costo del denaro aggravano le difficoltà che già incontra l'export - La crisi governativa avvicina la recessione MILANO — «Il giorno quattro devo versare i contributi dei nostri dipendenti e adesso è cambiato tutto; avevamo preparato la fatturazione con cinque Iva e ora si torna a nove; vado in banca a chiedere denaro e mi sento chiedere tassi da usura; come cittadino sono anche contento che la Banca d'Italia abbia stretto i freni ma come industriale non posso non preoccuparmi». Ugo Calzoni, amministratore della Bisider, una azienda siderurgica nell'orbita del gruppo Lucchini, riflette il malumore degli imprenditori per le conseguenze della crisi di governo, per il modo e il momento in cui si è aperta, per il vuoto legislativo che si e creato con la caduta dei decreti economici. «Il messaggio è chiaro» dice Giordano Zucchi, omonime telerie, un'azienda tessile fra le più moderne ed efficienti del settore, «con questa crisi di governo acceleriamo la recessione nel senso che l'avviciniamo nel tempo e la approfondiamo». La mancata fiscalizzazione rende la manodopera più. cara di almeno il 5-6 per cento, l'Iva torna dall'8 al 9 per cento (che dovrà pagare il consumatore) il denaro aumenta anche per chi, come Zucchi, cerca di finanziarsi sull'interbancario usando quelli che in gergo si chiama¬ no i «depositi di denaro caldo». Le maggiori preoccupazioni, soprattutto nel tessile, riguardano le esportazioni. «Nel primo semestre di quest'anno» dice Pietro Marzotto, gruppo Marzotto e presidente della Snia «la mia azienda ha registrato un aumento dei ricavi in lire sul mercato interno nell'ordine del 40 per cento e solo del 5 per cento sui mercati esteri». «Non voglio nemmeno pensare» aggiunge Marzotto «che la fiscalizzazione non sia ripristinata al più presto perché le ripercussioni sulle vendite all'estero sarebbero drammati¬ che». «Quanto al costo del denaro» conclude Marzotto «è inutile che ci vengano a dire di finanziarci in divise estere perché sarebbe troppo rischioso farlo in un momento in cui le prospettive del cambio sono tutt'altro che tranquillizzanti». L'allarme non è solo degli industriali tessili. «La mancata fiscalizzazione degli oneri sociali e l'aumento del costo del denaro» dice Lamberto Mazza, amministratore della Zanussi, il maggior produttore italiano di elettrodomestici, «aggravano le difficoltà che già incontrano le nostre esportazioni sui mercati este- ri». «Si va incontro — aggiun ge Mazza — ad un ulteriore indebolimento della già precaria capacità di tenuta della lira: le ripercussioni monetarie e reali possono dare inizio ad un avvitamento gravissimo della nostra economia». Giudizi così pesanti, un simile pessimismo, ricordano la crisi del 1975-76. C'è, in più, rispetto ad allora, la consapevolezza che cinque anni non sono bastati a sbloccare i nodi e le strozzature della nostra economia, da quelli del mercato finanziario, all'incapacità del governo di impostare politiche di medio termine contro l'inflazione sema dover ricorrere ogni volta alle strette monetarie affidate alla Banca d'Italia, fino al problema di avviare una nuova fase nelle relazioni industriali Lo scontro Fiat-sindacati è seguito con estrema attenzione nel timore che un irrigidimento possa coinvolgere l'intera industria italiana. «Avevamo messo la mobilità nei contratti» dice Calzoni, che ha una lunga esperienza di vertenze sindacali a Brescia, un'area dove sia i sindacati che gli imprenditori sono forti e non si risparmiano i colpi nella fase conflittuale, «ma non si riesce ad applicarla e ora non c'è neanche più il governo con cui discutere la questione». La credibilità delle istituzioni politiche è ai livelli minimi del decennio e fra gli industriali trova subito udienza una voce proveniente da Roma secondo la quale durante le estenuanti trattative fra i partiti per far sopravvivere alcune parti dei decreti economici un capogruppo parlamentare avrebbe persino proposto che i dipendenti del Poligrafico dello Stato venissero sollecitati a scioperare in modo da ritardare la pubblicazione della Gazzetta Ufficiale che avrebbe sancito definitivamente la decadenza dei de- cretl Marco Borsa
Persone citate: Calzoni, Giordano Zucchi, Lamberto Mazza, Marzotto, Mazza, Pietro Marzotto, Ugo Calzoni
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