Rilasciati i tre ragazzi tedeschi Pagato un riscatto di 5 miliardi?

Rilasciati i tre ragazzi tedeschi Pagato un riscatto di 5 miliardi? Ieri mattina, in un boschetto, nelle campagne fra Siena e Grosseto Rilasciati i tre ragazzi tedeschi Pagato un riscatto di 5 miliardi? Sono le sorelle Kronzucker, di 15 e 13 anni, e un loro cugino quindicenne - Tenuti prigionieri per oltre 2 mesi - Dicono: «Ci hanno trattati bene» - Forse, per il versamento del denaro ai banditi, sono intervenuti il governo di Bonn e quello di Roma DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SIENA — I rapitori sono stati di una precisione quasi teutonica: appena ottenuto quanto era stato chiesto, avevano fatto sapere alla famiglia che il rilascio sarebbe stato questione di Ore. Poi l'altra sera, alle 23 in punto, il telefono di casa Kronzucker, a Barberino Val d'Elsa, ha squillato ancora: era l'ultima comunicazione. Ieri mattina, poco dopo le 8, Nildo Turbanti, 61 anni, un guardacaccia che sulla sua «500» stava andando in campagna, ha visto tre ragazzi biondi che correvano ridendo da un bosco verso la strada. Erano Susanne, Sabine Kronzucker e il loro cugino Martin Wachter, i tedesci di 15,13 e 14 anni repiti a Barberino il 25 luglio scorso. Erano in ottima salute, vestiti con maglietta e Jeans nuovissimi, perfino leggermente ingrassati: il guardacaccia li ha portati nella sua casa; ha dato loro da mangiare e solo alle 10, seguendo le istruzioni lasciate ai ragazzi dai rapitori, li ha portati alla stazione dei carabinieri più vicina, quella di Sovicille, un paesino di tremila anime a poca distanza da Siene. Poco più tardi alla caserma è arrivato piangendo il padre delle ragazze, Dieter, noto commentatore della televisione tedesca. Qualche ora dopo i tre giovani biondi sono usciti, protetti dai carabinieri, e sono saliti su una «citroen» grigia che è ripartita per Barberino. Susanne ha fatto appena in tempo a dire: «Ci hanno trattato bene, sono stati gentili Sulla scia della «Citroen» che si allontavava tra due ali di fotografi, forse si è chiusa la storia di un sequestro di persona che, pure nella ricchissima casistica italiana, ha già aperto un nuovo filone: quello del rapimento con riscatto «politico», nel senso almeno che a pagarlo pensano ì governi. Quanto hanno dovuto raccogliere, dunque, i Kronzucker, per riavere i loro ragazzi? Le voci rimbalzate fin qui dalla Germania parlano di undici milioni di marchi (oltre cinque miliardi di lire) trasferiti due settimane fa, senza grossi problemi di autorizzazioni, dalla Thissen Bank di Colonia a un istituto di credito milanese. Quando è avvenuta la consegna del riscatto? Franz Tartarotti, l'italo-tedesco che in questa vicenda è stato un po' il portavoce della famiglia, su questo punto non fornisce chiarimenti: «.Dei soldi — risponde secco — non parlo Qualunque sia stata la cifra esatta, in qualunque modo sia giunta in Italia, è evidente però che mai avrebbe potuto essere messa assieme dalla famiglia Kronzucker, dall'aiuto degli amici, dalla autotassazione che in Germania i colleghi del giornalista avevano organizzato. Molti, a Siena, parlano di un «intervento diretto» dei governi interessati: cioè oltre a quello della Germania federale, anche il nostro. Può darsi che il primo abbia messo a disposizione il denaro necessario, che l'altro si sua limitato ad esercitare "intervento" solo in senso organizzativo, facilitando certi contatti, lasciando ai Kronzucker libertà di movimento, evitando interventi che comportassero un sia pur minimo margine di rischio. Di sicuro finora c'è però il disappunto che Pier Luigi Vigna e Francesco Pleury — i due magistrati fiorentini che indagano sul sequestro — hanno manifestato sempre più apertamente nelle ultime settimane, e che nei prossimi giorni sembra destinato a sfociare in una polemica conferenza stampa. Per trattare coi rapitori i Kronzucker si sono avvalsi di importanti mediazioni, ormai è certo; sempre più insistentemente il «mediatore» viene indicato nell'arcivescovo di Firenze, il cardinale Giovanni Bonelli, che durante il sequestro aveva rivolto ai banditi anche un pubblico, accorato appello. Ma tre giorni fa, recatisi all'arcivescovado per ascoltare il cardinale, i due giudici si sono sentiti opporre il segreto che la legge accorda ai ministri del culto. Il sequestro è stato opera della banda di sardi che da tempo «lavora» in Toscana: resta il fatto che mentre dalla Germania arrivavano i cinque miliardi, mentre qualcuno pagava il riscatto, gli inquirenti erano costretti a soffermarsi sulle folli richieste dei banditi (pubblicazione di un messaggio che spaziava dalla strage di Bologna all'assassinio di Moro, incitando infine i «veri» sardi alla rivolta; venti milioni da donare al giornale dei detenuti di Pistoia; un comunicato da trasmettere per radio). Sulla identità di «Chaka II», il bandito-guerrigliero che ha firmato i messaggi della sedicente «Colonna mobile», i magistrati non hanno dubbi: dovrebbe trattarsi di Mario Sale, il latitante di maggior spicco della colonia sarda. Quanto ai suoi compli¬ ci, probabilmente coinvolti anche nel sequestro Kronzucker, sono già in carcere Adesso si spera di arrestare anche lui, anche per la curiosità di decifrare questa origi naie figura di ideologo Giuseppe Zaccaria Sovicille (Siena). Susanne Kronzucker poco dopo il rilascio si reca alla stazione dei carabinieri