In Iran anche i nostalgici fieri della lore aviazione

In Iran anche i nostalgici fieri della lore aviazione Per i danni inflitti in dieci giorni di guerra agli impianti iracheni In Iran anche i nostalgici fieri della lore aviazione NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEHERAN — La Repubblica islamica non avvierà alcun dialogo diretto o indiretto con Baghdad finché le truppe irachene non verranno ritirate dal territorio iraniano: questo è il succo della risposta all'appello del Consiglio di sicurezza che Bani Sadr ha inviato ieri al segretario dell'Onu, Waldheim. Il rifiuto iraniano di porre fine alle ostilità era prevedibile. La risoluzione del Consiglio di sicurezza, che invitava le due parti a cessare i combattimenti e negoziare, è stata giudicata qui 'parziale in modo scandaloso-, perché favorevole a Baghdad. «£' più ingiusta nei nostri confronti della Risoluzione 242 del giugno '67nei confronti degli arabi, che pure avevano subito una sconfitta militare» ci ha detto una fonte responsabile. Gli iraniani ritengono di essere vittime di un''aggressio¬ ne», e il Consiglio di sicurezza non condanna l'Iraq per aver avviato le ostilità, né l'invita a ritirare le sue truppe, eccettuato che dal tratto di frontiera che non è contestato da alcuna delle due parti. Avviare trattative in queste condizioni, contìnua la fonte, equivale a 'premiare l'aggressore». Ma i collaboratori di Bani Sadr sono incerti: il capo dello Stato in questi giorni si è reso conto di quanto l'Tran sia isolato sul piano internazionale. La risoluzione del Consiglio di sicurezza è stata approvata all'unanimità, e nessuno si è fatto eco del punto di vista iraniano anche per un semplicissimo motivo: il governo di Teheran non ha ritenuto opportuno illustrare ufficialmente la sua posizione ai rappresentanti diplomatici delle potenze straniere, e rifiuta comunque qualsiasi intercessione o mediazione. Si è par¬ lato di mandare l'ex ambasciatore alle Nazioni Unite Mansur Parhang al Consiglio di sicurezza, ma un 'divieto insuperabile gli ha impedito di prendere l'aereo per New York». Khomeini infatti continua a considerare l'Onu un docile strumento delle superpotenze, soprattutto degli Stati Uniti. Nel novembre scorso Bani Sadr, allora ministro degli Esteri, era stato costretto a dare le dimissioni poiché lo stesso imam gli aveva rifiutato l'autorizzazione a prendere parte al dibattito del Consiglio di sicurezza sulla questione degli ostaggi. Questa volta si è preferito evitare una discussione sterile e inutile, anche perché il governo di Teheran non può (posto che lo voglia) ammettere un'occupazione del territorio nazionale anche solo temporanea, «a meno che, naturalmente, fossimo disposti a commettere un suicidio politico», come ha detto un ufficiale. Gli iraniani, e in primo luogo le Forze Armate, non tollererebbero la cessazione delle ostilità proprio mentre si registrano «successi militari». La radio e la televisione continuano a trasmettere racconti e testimonianze delle prodezze e dell'eroismo delle Forze Armate iraniane. T danni inflitti dall'aviazione di Teheran alle infrastrutture irachene — ad esempio alla centrale elettrica ed al centro nucleare bombardati martedì — contribuiscono a sollevare il morale e attizzare l'orgoglio della popolazione. Persino i taghuti (fautori del vecchio regime) manifestano ammirazione per la 'loro» aviazione, paragonandola a quella del «nemico», le cui imprese non sono state fino ad oggi particolarmente felici. Malgrado i raid quasi quotidiani su Teheran e Tabriz, per esempio, i Mig iracheni non sono riusciti a danneggiare in modo decisivo le raffinerie e gli aeroporti di queste città. Secondo alcuni osservatori, l'esercito iraniano si è rivelato invece meno dinamico dell'aviazione: gravi problemi logistici e organizzativi avrebbero contribuito ai successi militari conseguiti dall'Iraq nei primi giorni della guerra. Due giorni fa si era parlato della diserzione di alcuni ufficiali nel Khuzestan, diserzione che aveva provocato il ripiegamento disordinato di un'unità di fanteria. Ma il triangolo petrolifero — AbadanKhorramshahr-Ahwaz — non è stato ancora occupato, malgrado la violenta offensiva dell'esercito iracheno che pure aveva il vantaggio del fattore sorpresa. Nell'Ovest del Paese la situazione è meno chiara. Martedì pomeriggio radio, televisione e giornali hanno annunciato la ritirata generale degli iracheni, ma non è stato possibile controllare questa notizia. Ieri, dopo aver implicitamente ammesso la caduta di alcune località come Qasre-Shirin e Mehran, lo stato maggiore ha affermato che un contrattacco improvviso ha costretto gli iracheni ad abbandonare queste posizioni, abbandonando un centinaio di carri armati. Ma l'Alto Comando ha ammesso che la battaglia continua non lontano dalle città riconquistate. Eric Rouleau Copyright Le Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Bani Sadr, Eric Rouleau, Khomeini, Mansur Parhang, Mehran, Waldheim