I cosmonauti sovietici Rijumin e Popov battono il record: 175 giorni in orbita di Livio Zanotti

I cosmonauti sovietici Rijumin e Popov battono il record: 175 giorni in orbita Le loro esperienze aprono nuovi orizzonti all'uomo nello spazio I cosmonauti sovietici Rijumin e Popov battono il record: 175 giorni in orbita DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Due astronauti sovietici, Valerij Rijumin e Leonid Popov, da 175 giorni in volo attorno alla Terra, hanno battuto ieri ogni record precedente per dimostrare che l'uomo abita ormai stabilmente lo spazio cosmico. La loro permanenza oltre l'atmosfera che circonda il nostro pianeta ha superato le stesse previsioni compiute in passato dagli scienziati russi. L'essere umano è capace di vivere in condizioni prolungate di imponderabilità e isolamento senza riportare danni fisici o psichici irreversibili. E' l'avvio del popolamento del cosmo, della sua colonizzazione: ecco il senso scientifico e politico, oggi non ancora del tutto misurabile, della tenacia sovietica nel portare avanti i costosissimi piani di ricerca e sperimentazione spaziali. Rijumin, quarant'anni appena compiuti, un fisico da atleta e una specializzazione in ingegneria cibernetica, è l'esempio più clamoroso del nuovo «uomo spaziale». Sommando i suoi viaggi oltre i confini della Terra, totalizza ben 352 giorni, quasi un anno lontano dal suo habitat naturale. E i medici garantiscono che i disturbi cardiaci, la perdita di peso e la riduzione di calcio nel sangue di cui lui come tutti i suoi compagni hanno sofferto durante le missioni sono stati rapidamente corretti senza eccessive difficoltà. Una volta rientrati sulla Terra, due o tre mesi sono risultati sufficienti a ristabilire le condizioni migliori. L'ultima volta Rijumin è decollato il 9 aprile scorso, insieme a Popov. Non sarebbe stato neppure il suo turno, ma il collega del quale ha poi dovuto prendere il posto si è ferito leggermente in un banale incidente di allenamento proprio alla vigilia della par tenza. Sono stati lanciati da Bajkonour a bordo di una So yuz, la trentasettesima della serie. Missione: raggiungere la stazione Saljut-6, in orbita dal 29 settembre 1977, aggan ciarla e installarvisi per compiere un complesso programma di esperimenti. Cosi è co minciata l'impresa, portata avanti finora senza imprevisti, malgrado le difficoltà incontrate. Rijumin e Popov lavorano fino a sedici ore al giorno. Hanno scattato migliaia di fotografie della Terra, di altri astri e pianeti. Hanno provato a coltivare spinaci, fragole, cipolle all'interno dell'abitacolo, 90 metri quadrati in tutto per la guida, le ricerche, nutrirsi e riposare. Sembra con notevoli risultati, la crescita delle piantine risulterebbe notevolmente accelerata. In un forno speciale e grazie all'assenza di gravità hanno potuto produrre nuove leghe metalliche e cristalli di assoluta purezza. Hanno redatto una quantità di preziose osservazioni sull'ambiente spaziale. Si sono sottoposti loro stessi ad una serie di prove e controlli sulle conseguenze dei voli cosmici prolungati. Eppure non è ancora finita. Proprio ieri un vascello Progress ha raggiunto la Saljut-6 con un carico di rifornimenti d'ogni genere. Nel corso di queste 24 settimane trascorse sulla stazione orbitale, i due specialisti sovietici sono stati raggiunti da tre equipaggi «internazionali», composti a loro volta da due cosmonauti ciascuno, che si sono trattenuti una settimana per collaborare alle ricerche. Oltre a tre russi, un ungherese, un vietnamita e un cubano si sono cosi uniti provvisoriamente a Rijumin e Popov, afflitti da una certa solitudine. Tutti insieme sono stati riforniti dai Progress che, comandati a distanza da Terra e poi autonomamente, raggiungono la Saljut, scaricandovi cibi, apparecchiature scientifiche, carburante, persino la posta. Quindi si allon¬ tanano per autodisintegrarsi nello spazio. Il programma «Tntercosmos» va avanti e dall'intensità delle sperimentazioni si capisce facilmente che, malgrado le difficoltà economiche dell'Urss, il suo finanziamento non ha subito tasli considerevoli. «Rijumin e Popov assolvono coscienziosamente al loro compito di anfitrioni...», ha commentato tra l'altro Leonid Breznev, ieri, premiando il cosmonauta russo e quello cubano che per ultimi sono andati a raggiungere la Saljut, e sono rientrati ieri sulla Terra. TI riconoscimento del segretario generale del pcus ai due ricercatori in orbita sulle nostre teste è stato inteso come un involontario annuncio di altri, prossimi viaggi. Livio Zanotti I cosmonauti Ryumin e Popov, al centro, in compagnia di Romanenko e del cubano Tamayo Mendez, che per qualche giorno hanno viaggiato assieme con il complesso Saljut 6 (Tel. Tass)

Luoghi citati: Mosca, Urss