A Mosca colpi di pistola Sul marciapiede un morto
A Mosca colpi di pistola Sul marciapiede un morto Fitto mistero nella notte: chi ha sparato? A Mosca colpi di pistola Sul marciapiede un morto DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Sono stati tre uomini abbattuti sul marciapiede del Kutuzovskij Prospekt, al centro della città, proprio davanti all'ingresso del più grande edificio di Mosca riservato agli stranieri, a far comprendere che quei colpi secchi uditi poco prima erano rivoltellate. Gli spari, quattro o cinque in rapida successione, sono echeggiati poco dopo le 23 di ieri, nel vialone semideserto per l'ora tarda e il freddo pungente, confondendosi con il frequente scoppiettio dei motori di camion ed automobili in transito veloce. Il primo ad accorrere è stato il miliziano in servizio permanente di guardia al nostro edificio. Poi sono arrivati altri poliziotti, numerosissimi, curiosi, le autoambulanze; senza che fosse possibile chiarire l'accaduto. Nell'aria rarefatta della notte appena illuminata dai lampioni, i movimenti di tutti rallentati da una strana incertezza, la scena appariva quasi irreale. Eppure quei tre erano 11, uno in fin di vita, colpito non si capiva dove; gli altri due che si lamentavano e tutt'attorno gli agenti fermi in attesa. A sparare sarebbe stato uno di loro, forse improvvisamente impegnato in una rissa con degli ubriachi, oppure all'inseguimento di malfattori. Poliziotto o no, lo sparatore sembrava comunque scomaparso. «i/o rincorso un tipo alto, l'ho visto fin laggiù, vicino all'Hotel Ukraina...», dice una donna che ha assistito all'episodio mentre aspettava l'autobus. La fermata è a due passi. Un'autolettiga trasporta via una dei feriti. «Perché ha sparato, perché ha sparato...», grida disperato un autista di taxi che non si capisce quale parte abbia avuto nell'improvvisa tragedia. Anche la cronaca nera a Mosca assume contorni misteriosi. Nessun giornale, l'indomani, pubblica notizia di simili fatti. La polizia non dice niente, non esistono cronisti che corrano a controllare i brogliacci di commissariati ed ospedali. Corrono, una volta di più, solo le voci. Qualcuno sussurra che forse si e trattato di un attentato, il Kutuzovskij è percorso avanti e indietro dalle monumentali Zill nere del partito e del governo, di qui passano ogni giorno Breznev, Kossighin, gli altri del Politbjuro. Invece no, è stato un fattaccio di malavita oppure una tragedia casuale provocata dalle intemperanze di un ubriaco e dalla pistola facile di un poliziotto. Uno dei due uomini rimasti a terra si muove d'improvviso, a fatica riesce ad alzarsi sulle gambe, poi torna ad accasciarsi, senza che nessuno lo soccorra. Una donna, una giovane americana, vuole coprirlo con un cappotto; garbatamente, ma con fermezza, i poliziotti l'allontanano. Quando arriva un'altra autoambulanza è passato parecchio tempo: l'uomo che rantolava è adesso immobile. Il medico gli solleva le palpebre, poi gliele richiude. Bisogna aspettare il magistrato per poter rimuovere il corpo. Un agente ne sollecita l'intervento da un vicino telefono pubblico, deve gridare, perché dall'altra parte non lo sentono. Gli infermieri portano via il ferito. Mosca ha vissuto una notte violenta; ma, protetto dall'ottimismo di Stato, il cittadino non lo sa. l.z.
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