Monaco, il giovane dilaniato non è l'autore della strage? di Tito Sansa
Monaco, il giovane dilaniato non è l'autore della strage? Aumentano i dubbi sul ruolo dello studente Koehler Monaco, il giovane dilaniato non è l'autore della strage? DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — L'inchiesta giudiziaria sull'attentato di venerdì air«Ofcfober/est» di Monaco di Baviera, nel quale 12 persone hanno perduto la vita e 215 sono rimaste ferite (dieci sono sempre in condizioni gravissime) si è arenata dopo la scarcerazione dei sei neonazisti ritenuti gli organizzatori del massacro. Due tesi si contrappongono: quella del Procuratore Generale dello Stato, Kurt Rebmann, secondo il quale la strage è opera di un gruppo di estrema destra, e quella del ministro degli Interni della Baviera, Gerold Tandler, il quale sostiene che sia stata compiuta da una persona sola, lo studente in geologia Gundolf Koehler morto nell'esplosione. Vi è pure chi avanza una terza ipotesi, che cioè il giovane Koehler sia stato vittima e non autore dell'attentato. Certo è soltanto che egli «aveva le mani molto vicine al cesto dei rifiuti nel quale è esplosa la bomba». «Ma basta ciò — si domandano alcuni giornali — per affermare con sicurezza che egli è l'attentatore?». Ieri, mentre le polemiche tra magistratura e governo bavarese e tra la polizia federale e quella locale continuavano, accompagnate da accuse e insinuazioni reciproche di uomini politici socialdemocratici e cristiano-sociali, a Monaco di Baviera c'è stata una breve tregua per onorare le vittime dell'attentato. E' durata meno di un'ora, dalle 16 alle 16.50, quando nel vecchio municipio sono state pronunciate tre brevi orazioni funebri. In mattinata vi era stata una breve cerimonia religiosa; per un paio d'ore le giostre, i baracconi e le birrerie dell'. Oktoberfest» erano rimasti chiusi al pubblico. Scrive a tale proposito la Frankfurter Allgemeine che a Monaco, mentre ancora una decina di persone lottano contre la morte, «il divertimento della massa conta più della morte». E, ricordando l'attentato di Bologna, il giornale constata che in Italia «la popolazione ha reagito con marce di protesta e con uno sciopero, per dimostrare che considerava l'attentato come un attacco a sé stessa», mentre in Germania il massacro «non è stato considerato da nessuno co¬ me un fatto pubblico». Non è questo il solo motivo per cui Monaco fa venire in mente Bologna. Anche se, da quanto sembra finora, i neonazisti del «Gruppo sportivo militare Hoffmann» non sono responsabili dell'attentato, vi sono indizi che essi abbiano avuto contatti con neofascisti italiani, probabilmente in Libano. Il nome di Hoffmann venne fatto in un'intervista (poi smentita) dal vice-capo dell' Olp, Abu Ayad, il quale rivelò che fascisti italiani e nazisti tedeschi si addestravano insieme in Libano. Ancora sabato scorso, poche ore dopo l'attentato, quattro giovanotti in divisa militare de! «Gruppo Hoffmann» furono arrestati mentre, in uniformi con croci uncinate, guidavano due autocarri, con a bordo una Jeep e un sidecar diretti in Libano. A bordo avevano tende e radio da campo. Benché fossero in divisa nazista, le autorità tedesche li lasciarono passare il confine; ad arrestarli furono gli austriaci, al valico di Braunau, che per una strana coincidenza è la città natale di Hitler. Tito Sansa
Persone citate: Ayad, Hitler, Hoffmann, Koehler, Koehler Monaco, Kurt Rebmann
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