Kania presto al Cremlino Nuovi moniti di Breznev di Livio Zanotti

Kania presto al Cremlino Nuovi moniti di Breznev Attacco della Pravda ai sindacati liberi polacchi Kania presto al Cremlino Nuovi moniti di Breznev DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Stanislaw Kania verrà presto a Mosca. E' certo, sebbene non sia stata ancora fissata la data precisa; al pcus stanno già preparando la visita. Leonid Breznev stesso l'avrebbe sollecitata: vuol parlare con il successore di Edward Gierek: perché se gli scioperi di agosto si sono ormai chiusi, non è detto che il peggio sia passato. Al Cremlino la situazione polacca continua a preoccupare. Le ragioni, e non se ne fa neppure un gran mistero, sono di due ordini: ideologicopolitico il primo, economico il secondo. E' difficile dire quale dei due inquieti maggiormente. In Polonia, si sente dire negli ambienti del partito sovietico, si mangia più carne che in ogni altro paese socialista; la qualità e la quantità dei consumi alimentari sono tra i più elevati del mondo. Ma non è tutto: i conti dell'economia polacca mostrano un passivo sempre più pesante. L'indebitamento del Paese sia verso l'area socialista, sia verso quella capitalista è enorme. A tal punto che qualcuno, qui a Mosca, ritiene che possa rappresentare un elemento di stabilizzazione, nel senso che neppure a Ovest ci sarebbe interesse a spingere 11 malcontento polacco lungo la china del tanto peggio tanto meglio. La Pravda lo ha scritto a chiare lettere: lo Stato polacco, il partito stanno facendo la loro parte, ai lavoratori il resto. E' un invito esplicito a rendersi conto che non è possibile consumare più di quanto si produce, non indefinitivamente in ogni caso. La resa dei conti arriva e può costituire un brusco risveglio. «La produttività dell'economia polacca può e deve aumentare», ha del resto assicurato il vice premier, .lagielskij, quando venne nella capitale sovietica, ai primi di settembre. «Le promesse vanno mantenute», osservano adesso a Mosca. Kania dovrà probabilmente dare anche altre assicurazioni, spiegare cosa accadrà con il nuovo «sindacato indipendente», con gli studenti che chiedono loro organizzazioni autonome sulla scia dell'esempio operaio. Suslov lo aveva già fatto presente a .lagielskij. L'opinione sovietica in proposito è esplicita. Prendendo pretesto dalla pubblicazione di un libro sui sindacati, ii filosofo Alekseev ha scritto sulla Pravda che Lenin ha sempre combattuto tanto il sindacalismo trotzkista quanto quello anarchico che «arrivavano a negare le funzioni economiche dello Stato e il ruolo dirìgente del partito. Lenin ha criticato du¬ ramente i cosiddetti sindacati liberi». E' la condanna teorica dell'esistenza stessa del sindacato di Lech Walesa, la dichiarazione formale della sua incompatibilità con le istituzioni socialiste. Il prof. Alekseev afferma, sempre per ripetere il pensiero di Lenin, cioè per dire l'ultima parola: «I "sindacati liberi" sono tali rispetto agli obiettivi finali della lotta operaia per il socialismo e il comunismo; sono "indipendenti" dagli interessi comuni di tutto il popolo lavoratore». Stando cosi le cose la conclusione risulta persino scontata: «Questa visione, indicava Lenin, era e continua a essere una provocazione borghese delle più rozze...». Ed eccoci all'aspetto più politico della condanna teorica: alla provocazione borghese. Tra i quesiti che ci si può sentir porre a Mosca, il primo è il seguente: chi c'è dietro gli operai di Danzica e Stettino? Schmidt e Giscard sembrano al di sopra di ogni sospetto; forse lo stesso Carter può non averci messo lo zampino. Ma i gruppi revanscisti tedesco occidentali, certi settori anche dell'apparato statale di Washington, la signora Thatcher e, perché no, alcune tendenze della Chiesa di Roma non soffiano sul fuoco a ogni occasione? Livio Zanotti

Luoghi citati: Danzica, Mosca, Polonia, Stettino, Washington