Tutta Milano calcistica dalla A alla B

Tutta Milano calcistica dalla A alla B Domenica prossima partono i campionati professionistici, per la prima volta Inter e Milan sono divise Tutta Milano calcistica dalla A alla B Nerazzurri campioni e rossoneri declassati si apprestano a «giocarsi» la stagione senza interferenze reciproche - Mazzola però teme i tifosi milanisti allo stadio quando gioca l'Inter - Rive Rivera convinto che i fans seguiranno la squadra OAL NOSTRO INVIATO MILANO — Milano sema Milan non è una Milano con ptii Inter: questo è il dato di fatto, matematico e psicologico, che differenzia, a pochi giorni dal campionato, la metropoli lombarda da quella romana, o piemontese, dove le sventure di una squadra sono o sicuramente sarebbero le fortune dell'altra, dove uno si tiene su, oltre che con i successi propri, anche con le disgrafie altrui. C'è chi vuole vedere, in questa capacità dei milanesi calciofili di essere assoluti, e non relativi gli uni alla situazione degli altri, una facciata del poliedro di Milano città autenticamente europea, l'unica in Italia. Il sindaco Tognoli, riconfermatissimo alle ultime elezioni amministrative, anche perché profondamente milanese (interista, ma non antlMilan, mentre a Torino di Diego Novelli si sospetta che sia, in maniera sanguigna, granata e intanto anti-Juvc), dice: «La città, calcisticamente parlando, è calma, anche con l'Inter orgogliosamente in A e il Milan umilmente In B. Forse a Torino.ci sarebbe stato un sismo, qualcosa di grosso, non dico di grave ma di grosso. A Torino c'è un elemento meridionale che sceglie l'una o l'altra squadra in chiave di passionalità. A Milano 11 meridionale è mllaneslzzato, quasi del tutto, non cerca nel calcio una identità o una rivolta». Vicina ormai all'avvio del campionato, con l'Inter che in A va a Udine e col Milan che in B riceve il Bari (roba di domenica prossima, ma a qualcuno, specie fuori Milano, sembra fantacalclo, destinato a non realizzarsi mai), la città pare pronta a tutto ed al contrario di tutto, al massimo bene ed al massimo male, alla dialettica del calcio, insomma. «L'unico rischio grosso — dice Sandro Mossola, consiglière delegato dell'Inter — è che succedano brutte cose allo stadio per colpa di una gente tutta speciale. Intendo parlare del milanisti che, per vedere gli squadroni- o presunti tali della Berle A, diciamo la Juventus, il Torino, lanorentlna, ormai debbono per forza recarsi a San Siro quando c'è l'Inter. Olà nel passato avevamo dei milanisti ai nostri incontri, ma erano pochi, non riuscivano a crearci problemi. Adesso saranno molti, potrebbero anche esserci delle battaglie, perché è chiaro che loro tiferanno contro l'Inter, quale che sia la squadra forestiera ospitata. Io ho grande fiducia nella nostra tifoseria, ma temo certe provocazioni». Al Milan si esclude questa possibile complicazione, «i nostri tifosi seguiranno la squadra dappertutto, — dice Gianfranco Taccone, responsabile del Milan Club —, anche perché la Serie B propone itinerari nuovi, interessanti. Non penso che ci saranno problemi di trasfe¬ rimento, ormai tutta l'Italia è bene percorribile, un'autostrada qui, un aeroporto là». In un colloquio assolutamente informale, propiziatoci da Gianni Rivera, abbiamo sentito anche Felice Colombo, il presidente inibito ma più che mai accanto alla squadra. Sembra che vada tutto bene, che i tifosi abbiano capito gli errori, «abbiano' soppesato le Ingiustizie», insomma che il Milan possa avere un dialogo civile con i suoi e con gli altri. Colombo ieri non è andato al derby: «Non me la sento, di farmi vivo allo stadio, per ora, ma è un problema mio, tutto mio, che non riguarda i rap-. porti miei con i tifosi, e quelli' dei tifosi del Milan con i tifosi dell'Inter». Il Milan sembra avere tratto un conforto di tipo umanistico dalle proprie di* savventure. Si sono serrati intorno al suo dramma intellettuali, artisti, sapienti assortiti. Mazzola ammette, insieme con Beltrami general manager nerazzurro: «E' vero, noi dell'Inter non abbiamo un supporto letterario come ha il Milan, come ha la' Fiorentina, che possono mobilitare al loro capezzale scrittori e artisti; bisognerà provvedere, Vittorio Craxi, figlio di, Bettino, che è tifoso granata,' è tutto milanista. Era di quelli accesi, quasi un ultra. Ora si è calmato, vista la B, ma la fede resta. «I milanesimilanisti sono rimasti fedeli, 1 milanisti arrivati da lontano hanno magari cambiato squadra, visto che il loro tifo era fresco. Noi del Milan non patiamo l'Inter, non facciamo 11 tifo contro l'Inter, abbiamo un nostro amore e basta. Non cambia nulla, viva il Milan e avanti cosi. in B ma presto in A». Il tutto infiorato da considerazioni intelligenti sul tifo che è assoluto se con esso ci si diletta, è relativo, è un'appendice se lo si vuole cattivo, pregnante, esclusivista. Dicono però al.festival dell'Unità, sulla montagnola di San Siro: «Sarà, tutti fanno gli snob, i calmi, i tranquilli, il Milan in B e pazienza. Però qui registriamo un abbattimento generale, non si fanno piti discorsi calcistici. Non si litiga per Inter e Milan, e questo non è mica un bel sintomo, almeno dal punto di vista delle due società». Dicono al botteghino del «Teatrino», strip-tease quattro volte al giorno, anche la domenica pomeriggio: «LI per 11 si pensò che con 11 Milan in B ci sarebbero stati più spettatori, la domenica pomeriggio. Ma abbiamo sondato un po' i nostri clienti abituali e quelli occasionali, nessun legame, verranno 1 soliti, anche Stranieri. Casomal diminuirà il numero di quelli che, nell'intervallo, si presentano alla cassa e chiedono come vanno le partite. Comunque già col Milan in auge non c'era nessuno che la domenica pomeriggio seguiva gli spogliarelli tenendo la radiolina all'orecchio, meno che mal ci sarà adesso». Lo citta non spurga scritte calcioviolente dai muri, nell'aria non c'è ironia, sfottò. Si può addirittura prospettare l'ipotesi cosmica: che l'Inter finisca per patire una Serie A senza il Milan. A San Siro il nuovo tabellone luminoso porta i risultati dei«nemici», ma in occasione della Coppa Italia, il giorno in cUi entrambe le squadre della città vennero eliminate, le lampadine fecero una triste luminaria, e interisti e milanisti scoprirono di appartenere alla stessa religione, anche se, ovviamente,- come «fratelli separati». Gian Paolo dimezzano Vecchio derby, Mazzola sembra aiutare Rivera: adesso i due campioni sono rivali a livello di dirigenti