C'è anche Cossiga travestito da cow-boy per lanciare i vini astigiani nel mondo

C'è anche Cossiga travestito da cow-boy per lanciare i vini astigiani nel mondo La rassegna umoristica e una nuova bottiglia alla «Douja d'or» C'è anche Cossiga travestito da cow-boy per lanciare i vini astigiani nel mondo DAL NOSTRO INVIATO ASTI — Il presidente Cossiga travestito da cow-boy stella da sceriffo e cinturone di pistole ai fianchi, fa la guardia con aria truce a una bottiglia di Barbera. E' una vignetta di Interlenghi. une dei cento disegni che dal 12 al 21 settembre saranne esposti alla Terza rassegna internazionale di grafica umoristica. Il tema sarà naturalmente il vino. «Vin, Wein, Wine», in tre lingue come dice l'annuncio, e l'occasione sarà la Douja d'Or. l'Olimpìade del vino, il concorso più severo del mondo che porta ad Asti i prodotti di ogni regione, ma laurea vincitori con tanto di medaglia solo i fuoriclasse, i vini da record. I campioni presentati sono stati 674. ì premiati 453. La Douja è alla quattordicesima edizione. La conoscono anche all'estero, ci sono produttori che per fregiarsi del diploma rilasciato al concorso sarebbero disposti a regalare mezza cantina. Nove giorni di iniziative, mostre, convegni dedicati alla campagna e alla sua risorsa più tipica. Intorno alla cantina girano affari per miliardi: a coltivare l'uva, raccoglierla e pigiarla sono centinaia di piccole aziende contadine: dietro a una bottiglia confezionata di vino ci sono le fabbriche del vetro, cartone e macchinari; a mettere in commercio il prodotto negozi e ristoranti. Asti, superstar del vino venderà migliaia di bottiglie, cercherà con ogni mezzo di avvicinare il consumatore per spiegargli che il vino astigiano fa bene alla salute, che in ogni bottiglia ci sono almeno sei grappoli d'uva, il sole delle colline, il lavoro di una stagione. Il mercato è in crisi e molte cantine non hanno ancora smaltito il prodotto dell'ultima vendemmia? La Douja darà una risposta nella tavola rotonda «Il vino: problemi di informazione ed educazione per la tutela del consumatore". Sei esperti (tecnici, pubblicitari, giornalisti) affronteranno il tema da punti di vista diversi, punteranno il discorso su una crisi di mercato che è anche crisi di immagine, necessità di trovare nuovi canali per dare una spinta al consumo. Il significato della Douja sta proprio in questo: vestire il vino di una cornice più attraente, puntare tutte le carte su un discorso di qualità che consenta di recuperare il terreno perduto a favore di altre bevande. Per lanciare i suoi fuoriclasse (Barbera, Grignolino. Freisa. Moscato) Asti ha dato fondo alle risorse. Da 14 anni la Camera di Commercio investe nella Douja fior di milioni e puntualmente, ad ogni inaugurazione, il programma presenta una sorpresa. Quest'anno il presidente Giovanni Borello. mago indiscusso della rassegna, ha tirato fuori dal cilindro l'ennesima novità: una bottiglia fatta apposta per dare ai vini di qualità prodotti in provincia un contenuto di tipo «esclusivo». Ad utilizzarla saranno autorizzate solo quelle ditte il cui vino offre le garanzie di qualità riconosciute da un'apposita commissione di esperti nominati dall'Ente per la valorizzazione dei vini astigiani. La bottìglia, battezzata «Astigiana-monferrina» avrà un marchio originale impresso sul vetro e un'etichetta conforme alle direttive della Cee. «Un vino prezioso come quello premiato alla Douja — dice Borello — deve essere venduto con un vestito degno. Per fabbricare il marchio abbiamo bandito un concorso riservato ai soci dell'Associazione artisti e grafici pubblicitari. Sono arrivate centinaia di proposte, una è stata scelta e premiata». Il rilancio del vino vive di idee come questa. «Produrre una buona bottiglia non basta» ricorda Borello. «l'importante è venderla, anzi, saperla vendere». E in fatto di promozione gli astigiani non hanno da imparare da nessuno. In pochi anni sono riusciti a creare una macchina pubblicitaria che oltre a farsi carico dell'immagine ha insegnato ai produttori a vendere il vino spalancando nuove porte al mercato. «Ma non basta — aggiunge Borello —. // discorso che non ci stancheremo mai di portare avanti riguarda l'educazione del consumatore. Parliamoci chiare: molta gente ha smesso di comprare vino perché spesso si è trovata a bere porcheria. A questa gente noi diciamo: prima di evitare il vino venite ad assaggiare quello genuino, venite a comprarlo direttamente dai contadini, con i quali noi vi metteremo in contatto*. Mauro Anselmo

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