Isman-Russomanno: processo d'appello

Isman-Russomanno: processo d'appello Arrestati per la fuga dei verbali Peci Isman-Russomanno: processo d'appello ROMA — Dopo quattro mesi di carcere — un'esperienza che fino a poco tempo fa chiunque avrebbe considerato impensabile—il giornalista del «Messaggero» Fabio Isman torna dinanzi ai giudici. Da domani la sezione feriale della ' corte d'appello discuterà nuovamente il «giallo» della diffusione dei verbali d'interrogatorio del brigatista Patrizio Peci, per la quale Isman è stato condannato insieme col questore Silvano Russomanno, vicecapo del Sisde. In primo grado, con una decisione sorprendente, il tribunale aveva negato sia ad Isman che a Russomanno (condannati rispettivamente ad un anno e mezzo ed a 2 anni e 9 mesi di reclusione) il beneficio della condizionale, respingendo poi anche la richiesta di libertà provvisoria avanzata dai difensori del giornalista. Già nel processo di primo grado il vicecapo del Sisde aveva negato di essere il responsabile della fuga di documenti. Adesso, sembra, sosterrà che la consegna dei documenti fu causata dall'errore di un sottufficiale del servizio di sicurezza. La nuova tesi difensiva di Russomanno si articolerebbe cosi: compito del Sisde, secondo il vicequestore, è anche quello di «pilotare» quando occorre fughe di notizie, per verificare poi le reazioni di terroristi da tempo sotto controllo. Ogni funzionario sceglie il canale attraverso cui compiere quest'opera di «provocazione», e Russomarmo aveva scelto Isman, che conosceva da tempo, incaricando un sottufficiale di «soffiargli» informazioni sulla confessione di Peci. Il sottufficiale però avrebbe preso troppo alla lettera queste istruzioni, consegnando al giornalista una fotocopia quasi integrale del verbale d'interrogatorio. Sulla credibilità di questa ricostruzione decideranno i giudici della corte d'appello: certo è che la nuova versione, se può modificare la posizione di Russomanno, non influisce su quella di Isman. Gli elementi che giocano a favore del giornalista, piuttosto, sono altri, e di peso ben diverso. Da un punto di vista psicologico, è auspicabile che sul giudizio della corte d'appello pesi l'assurdità della situazione che si è determinata negli ultimi mesi: un giornalista colpevole- in fondo solo di aver fatto il proprio mestiere, si è visto negare più volte quella libertà che normalmente viene concessa a altri detenuti, colpevoli di reati ben più gravi. Ma ancora più importante, e questa volta anche sul piano strettamente giuridico, è il provvedimento con cui lo scorso agosto la Cassazione ha di fatto annullato la decisione con cui il tribunale aveva respinto per Isman la richiesta di libertà provvisoria. g 2

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