Mennea vola anche a Rieti, 20" 12 di Giorgio Barberis

Mennea vola anche a Rieti, 20" 12 L'atleta pugliese continua la sene positiva sulla distanza dei 200 metri Mennea vola anche a Rieti, 20" 12 Battuti Williams e Riddick - Sara Simeoni senza rivali - Fields primo nel salto in alto maschile, secondo Bruni che supera Stones Il ritorno di Dionisi nell'asta - Conferme dei «soliti» Moses e Rono DAL NOSTRO INVIATO RIETI — Ancora e sempre Pietro Mennea. Il risultato di qualità che alla vigilia sembrava promettere, è venuto regolarmente anche se non in proporzioni esaltanti come gli altri delle esibizioni postolimpiche: 20"12 ha ottenuto il primatista del mondo, lasciando sfogare Steve Williams in curva per poi piazzare lo spunto vincente ai 120 metri. La progressione di Pieretto, come ormai ci ha abituati, è stata perentoria, gli ultimi metri sono stati inghiottiti con un'eloquente smorfia sul viso, a piena velocità. Il tempo di Mennea è in assoluto l'ottava miglior prestazione da lui ottenuta: la peggiore di questo mese d'agosto dopo il 20"01 di Roma, il 19"96 di Barletta e il 20"05 di Bruxelles. Inutile a questo punto dilungarsi sul barlettano che sempre più probabilmente il prossimo anno allungherà il tiro dedicandosi soprattutto ai 400 e cambierà maglia (domani in casa Fiat ci sarà una riunione decisiva per l'eventuale sopravvivenza dell'Iveco, tuttavia abbastanza improbabile se non con un forte ridimensionamento di spese e ambizioni). Buon meeting — Rispetto ai nomi annunciati c'è stata qualche importante defezione (Mogenburg, Myricks, Quarrie. Matay), però i risultati non sono mancati: Mei Lattany, ventunenne statunitense che lo scorso anno era stato strabattuto da Mennea nell'Universiade del primato del mondo, ha confermato di aver trovato nei 100 la gara a lui più confacente e ha firmato un 10"14, davanti a Rittich (10"36), che rappresenta il vglior tempo mai ottenuto in Italia su questa distanza. Anche Milburn ha siglato un buon risultato correndo i 110 hs in 13"58, mentre Buttari (14"02) ancora stenta a concretizzare la sua ritrovata efficienza fisica dopo l'infortunio patito alla vigilia dei campionati italiani di Torino. Tentativo — Gabriella Dorio ci teneva a correre un 800 e per questo Rita Bottiglieri era stata incaricata dell'insolito ruolo di «lepre» (ottimamente sostenuto) ma ' a mandar tutto a carte quarantotto ci ha pensato la statunitense Manning, partendo molto forte e costringendo la vicentina a forzare subito per riportarsi sotto. Una sforzo poi pagato, anche se il tempo finale di Gabriella (2'00"7) non è certo da buttar via e le ha dato comunque il successo. Passerella — Spettava di diritto a Sara Simeoni e a Edwin Moses. Ma la veronese per un po' non c'è stata, ' ha sfoderato il suo temperamento, è salita fin oltre 1,94, sempre alla prima prova con bella sicurezza. Poi ha fatalmente pagato i giorni di giusto riposo che si è concessa dopo la vittoria olimpica. E intanto alle sue spalle la Bulfoni eguagliava con 1,88 la sua miglior prestazione. Moses, invece, festeggiava ieri i suoi 25 anni, tornando alle gare dopo una dozzina di giorni di fermata per una forma bronchiale con tosse, che tuttora gli scuote il petto. Da tre anni è imbattuto, i 400 hs' sono ormai per lui una formalità: e comunque ha celebrato la giornata con il 59° successo consecutivo, ottenuto con un per lui mediocre 48"86. Mezzofondo — Se si escludono gli 800 dove alle spalle di Maina (l'46"2), Boit (l'46"4) e Kirov (l'47"4), si è rivisto un buon Grippo (l'47"5), tutto il resto rappresenta un capitolo abbastanza triste. I nostri cosiddetti big sparano ingaggi da primatisti del mondo e giustamente Giovannelli—ma dovrebbero far cosi tutti gli organizzatori — ha detto loro che potevano starsene a casa. Cosa che hanno fatto, probabilmente trovando anche sulla strada del ritorno qualche corsa di paese in cui raccattare i beneamati quattrini. Ma a questo punto devono fare anche delle scelte: è bello essere quinti all'Olimpiade (Fontanella), campioni europei (Ortis), primatisti italiani (Scartezzini), ma poi se si vuole progredire e ottenere qualcosa di buono bisogna anche dare e non solo lamentarsi che mancano dei tecnici programmatori. Per esempio Fontanella ha rinunciato a una magnifica occasione per tentare di battere, ammesso che valga tanto, il record dei 1500 di Arese, non partecipando a una gara vinta dallo statunitense Scott in 3'36"6. Nei 5000 si è avuta invece un'esibizione più modesta, con Kip Rono (13'52"3) vincitore di misura su Cova, accreditato del suo stesso tempo. Tristemente in coda c'era il primatista mondiale Henri Rono, reduce da un periodo di allenamenti, che ha chiuso in 15'47"6, staccate fin dalle prime battute. Vecchie glorie — Dionisi è tornato a far palpitare i suoi sempre numerosi estimatori arrivando a tentare i 5,20 e, finendo secondo alle spalle di uno spento Vigneron (5,20). Il suo spirito goliardico fa parte di un'altra atletica, appartiene a un tempo che ormai sembra scomparso, eppure quella che è sem¬ pre stata la sua modestia starebbe bene a tanti campioncini di oggi. Per esempio Di Giorgio dovrà imparare a moderare la sua esuberanza (e le sue promesse): inutile dire che si è pronti a saltare 2,30 quando il suo salto-primato di 2.29 rimane per ora episodico e si fatica a superare i 2,20 (per la cronaca si è fermato dopo i 2.18). La gara è stata vinta dallo statunitense Fields (2,26) davanti a Bruni (2,24). Raise si è fermato dopo i 2,15 ma va detto che soffre per un callo osseo al piede destro e che, proprio per eliminare tale inconveniente, si farà presto operare a Pavia. Grande festa — Oggi, comunque, si fa festa. In un grande albergo romano Nebiolo ha voluto radunare i più prestigiosi nomi dell'atletica italiana del passato, affiancandoli ai migliori del presente: è un omaggio olimpico, non solo ai protagonisti di Mosca visto che sono invitati anche i militari che ai Giochi non sono potuti andare. Giorgio Barberis Mennea ha ribadito la sua assoluta superiorità nei 200 metri