Anche in Francia un autunno «nero»
Anche in Francia un autunno «nero» Il pessimismo domina le prospettive industriali e commerciali Anche in Francia un autunno «nero» PARIGI — Per la Confindustria francese non vi sono dubbi: l'autunno sarà «nero», di sicuro il più «nero» degli ultimi anni. Le analisi pessimistiche della Cnpf (padronato francese) si basano su alcuni fattori indiscutibili. Il primo riguarda l'andamento produttivo vero e proprio: nell'ultimo periodo la produzione industriale è già calata rispetto all'anno scorso, e le ordinazioni continuano a scarseggiare anche per i prossimi mesi. Anche la Francia s'avvia quindi sul ritmo di una crescita «rallentata» intorno al 2-2,5 per cento, pur se il prossirro bilancio dello Stato, che verrà presentato attorno alla metà dèi mese, prevede un «pacchetto» di facilitazioni fiscali a favore delle imprese, con l'obiettivo di rilanciare gli investimenti e sostenere l'attività In attesa del budget 1981, gli industriali e gli esperti governativi non possono che prendere atto di numerosi elementi preoccupanti: la diminuzione dell'attività commerciale, il rialzo dei prezzi (che comporta come conseguenza una perdita di competitività dell'industria francese non soltanto nelle esportazioni ma anche sul mercato interno, dove i produttori stranieri sono all'offensiva nell'industria tessile, negli elettrodomestici, nel settore degli utensili). Per conservare competitività e raddrizzare la bilancia del commercio estero che comincia a essere pesantemente deficitaria al di là dell'esborso petrolifero, agli industriali francesi non rimangono che tre possibilità. La prima è quella di aumentare la produttività mediante l'ammodernamento degli impianti e le innovazioni tecnologiche, ed è su questa via che dovrebbero incidere le prossime facilitazioni governative. La seconda possibilità (complementare alla prima) è la resistenza di fronte a ogni richiesta d'aumento salariale. Ma su questa via, la Cnpf deve fare i conti con le richieste dei lavoratori alle prese con l'inflazione ancora elevata (media annua del 13-14 per cento). Il governo ha deciso sabato l'aumento del salario minimo garantito a 2486 franchi (circa 500 mila lire) e di questa misura beneficeranno circa 600 mila lavoratori. Ma anche le altre categorie, pur meno sfavorite, sono decise a riguadagnare quanto 11 carovita e le mag-, giori trattenute previdenziali erodono sul salario. Infine, la terza possibilità che si presenta agli industriali per fronteggiare le incombenti difficoltà consiste nella riduzione di personale. Ma anche su questa strada il margine di manovra appare strettissimo. Per adesso la grande industria (come quella automobilistica) ha evitato di ricorrere a questo metodo estremo potendo contare sull'attiva presenza dello Stato, e per il momento un'articolata serie di riduzioni d'orario (alla Peugeot, alla Citroen e alla Talbot) ha evitato massicce ondate di licenziamenti. Ma le imprese sussidiarie minori sono costrette dal rallentamento dell'attività a disfarsi della manodopera in sovrappiù: e negli ultimi due giorni oltre 300 lavoratori sono stati licenziati da una fabbrica che lavora per la Peugeot, e 265 negli stabilimenti della Magliani. nell'Alta-Saona. A questo si aggiungono poi le difficoltà croniche della «Manufrance,- aSt-Etienne, sull'orlo del fallimento da mesi, il conflitto dei pescatori (ancora lontano da una soluzione) e una dura agitazione preannunciata nel settore postelegrafonico. Da tutti questi elementi scaturisce un panorama generale molto teso, con un mercato del lavoro già in crisi dove vi è un milione e mezzo di persone alla ricerca di un posto, ma soltanto 700 mila disoccupati indennizzati. E' chiaro quindi che questa situazione si presta alle «grandi manovre» sindacali in un anno di vigilia elettorale. Di fronte alla perdurante divisione di azione tra le due maggiori centrali, la Cgt e la Cfdt, è il primo sindacato (cinghia di trasmissione del partito comunista) che sta prendendo l'iniziativa di ogni forma di lotta e di resistenza alle decisioni del governo e degli imprenditori. E un leader sindacale moderato come André Bergeron non può che registrare: «La Cgt e il partito comunista coglieranno ogni occasione per apparire come i migliori difensori della classe operaia e sottrarre voti ai socialisti a otto mesi dalle elezioni presidenziali». Le previsioni indicano perciò una costellazione di scioperi (che però potrebbero essere anche frenati dal timore della disoccupazione) ma soprattutto di azioni più violente, di «atti rivoluzionari» (come sequestro di dirigenti ed episodi di vandalismo) che potrebbero segnare il panorama sociale dei prossimi mesi in un clima di crescente crisi, prevista almeno fino al primo trimestre dell' '81. Quali ripercussioni politiche avrà questa situazione difficile? Gli imprenditori sono convinti che un clima di tensione finirà col giovare al governo Barre e soprat-' tutto al presidente-candidato Giscard d'Estaing. E il primo sondaggio d'opinione realizzato dopo le vacanze reso noto oggi dal settimanale Le Point avvalora questo convincimento: malgrado la difficile congiuntura economica e sociale, Giscard è dato largamente favorito, e vincitore con il 61 per cento dei voti contro Mitterrand e con il 57 per cento contro Rocard, l'eventuale outsider del partito socialista. pa0|o patruno
Persone citate: André Bergeron, Giscard D'estaing, Magliani, Mitterrand, Rocard
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