Terminate per milioni di francesi le vacanze-inferno mediterranee di Paolo Patruno

Terminate per milioni di francesi le vacanze-inferno mediterranee Ferie brevissime ma, soprattutto, mai fuori dai confini del Paese Terminate per milioni di francesi le vacanze-inferno mediterranee La crisi economica ha suggerito di non portare all'estero valuta pregiata - Così nel periodo tradizionale (15 luglio-15 agosto) il Meridione della Francia ha visto il 20% in più di turisti PARIGI Anche per i ranea facendo concorrenza spiagge e del retroterra emassa porta anche maggio PARIGI Anche per i francesi l'indigestione di sole sta terminando e mentre file d'auto lunghe chilometri si mettono in marcia lungo l'autostrada per riportare a Nord l'esercito delle vacanze si possono già stilare i primi conti. La constatazione d'obbligo che accomuna esperti e turisti è questa: è stata confermata la tendenza alla abbreviazione delle vacanze, la durata media del soggiorno al mare e in montagna è calata quest'anno da 15 a 12 giorni, specie sulla costa mediterranea. Qual è la causa? La crisi economica, naturalmente, che come già si era previsto alla vigilia delle partenze ha obbligato molti francesi a accorciare la durata delle vacanze e a restare comunque più vicini ai muri di casa. Quest'anno in effetti autorità e specialisti del settore turistico si sono sforzati in tutti i modi di vendere ai loro connazionali un prodotto unico: la Francia, anche per evitare massicce emorragie di valuta verso l'estero e ì Paesi concorrenti, come l'Italia, la Spagna e la Grecia. Le previsioni sono state generalmente rispettate. Decine di migliaia di francesi hanno rinunciato a viaggi a medio o lungo raggio, hanno trascurato le spiagge esotiche, i Tropici lussureggianti, e hanno riscoperto, spesso in tenda, le bellezze dell'Esagono. Ma il risultato di questo concentramento anche se è stato positivo dal punto di vista dell'economia nazionale, è stato assai meno esaltante per i turisti. E la ragione è semplice: nel mese-chiave delle vacanze francesi (cioè dal 14 luglio al 15 agosto) milioni di persone si sono intasate negli stessi luoghi, sulle stesse spiagge. La situazione è stata descritta in toni addirittura apocalittici in un'inchiesta del settimanale «Le Point» a proposito delle località mediterranee, cioè nell'arco che dalla Costa Azzurra si spinge verso il confine spagnolo. «Il cancro del Sud» intitola il settimanale il suo lungo documentato servizio, sottolineando che «il Mezzogiorno della Francia 6 crollato quest'anno sotto il turismo di massa, al di là di ogni limite ragionevole». In queste condizioni sono «saltate» tutte le possibilità di ricettività alberghiera e perfino quella dei campings, prediletti quest'anno anche per ragioni economiche. In tutta la Francia, ad esempio, esistono meno di 2 milioni di posti nei campeggi, ma i campeggiatori si calcola siano stati almeno quattro volte tanti quest'anno. Perciò i campings «selvaggi» prosperano nei mesi estivi soprattutto lungo la costa mediter- ramehtdnd ranea, facendo concorrenza ad alberghetti e pensioni, mentre gli hotel più cari ed esclusivi della costa non hanno perso la loro clientela tradizionale. Un fenomeno collaterale di questa massiccia invasione turistica è un aumento dell'inquinamento delle spiagge e del retroterra e, dal punto di vista economico, un rialzo vertiginoso dei prezzi degli hotel, dei ristoranti, degli alimentari, degli svaghi, ma anche dei terreni e delle case. Questa invasione ha naturalmente diversi altri risvolti negativi. Il turismo di massa porta anche maggiore delinquenza stagionale, diffusione di droga, prostituzione. Tutto questo finisce per generare negli abitanti di queste regioni una specie di rigetto antituristico. «Questo turismo di massa —accusano in molti—ha un effetto psicologico disastroso per una popolazione agricola che in numerosi dipartimenti conosce pesanti difficoltà. Ed egualmente il turismo è la morte delle culture locali, ridotte al rango di accessorio folcloristico per il consumo della gente in vacanza». Sono rilievi in parte anche giusti, ma che si scontrano contro una realtà trasparente: costretti per ragioni economiche a pigiarsi sulle spiagge di casa, i francesi hanno preferito ovviamente quelle più favorite dal clima e relativamente meno lontane (così le presenze turistiche in Bretagna sono state in netta diminuzione, come quelle in Corsica) concentrandosi lungo il litorale mediterraneo. Di questa corsa al sole non beneficiano certo tutti, nel Mezzogiorno della Francia, e nella fobia per il turismo di massa i difensori dell'ambiente e delle tradizioni locali sono giunti a coniare uno slogan un po' pesante: «Il Midi non vuole diventare l'abbronzaculo della Francia intera». Paolo Patruno