Gli stranieri comprano tutto (e per noi solo le frattaglie) di Guido Guerrasio

Gli stranieri comprano tutto (e per noi solo le frattaglie) Mattinata in macelleria con tedeschi, inglesi e francesi Gli stranieri comprano tutto (e per noi solo le frattaglie) Mi hanno dato il numero 15. No, non alla partenza della formula uno: alla porta d'ingresso d'una macelleria in Maremma, dove un ragazzino è incaricato di distribuire tagliandi rosa stampigliati in nero per regolare l'intenso e disordinato afflusso dei clienti. La potè position à già occupata nell'ordine da una famiglia tedesca, da una coppia olandese e da due campeggiatori francesi col sacco a pelo sul dorso. Al via, il macellaio alza a mo' di bandiera il coltellaccio sopra un filetto lungo quanto un pesce spada junior. — Quante fette? «Tutto, bitte! — tuona il capofamiglia tedesco —. Mo levare il crasso, bitte». Implorando comprensione dalla piccola folla che ha esalato un poco indulgente mormorio, il macellaio esegue, pesa, incarta, annuncia il prezzo, allunga la mano verso il tagliando numero due. •Nein! Ancora...», lo blocca il tedesco. E nelle capaci sporte della consorte vichinga e delle figlie finiscono ben presto anche sei polli, due faraone, una catena di salsicce, l'intero fegato di un vitello, e una quantità imprecisabile di stinchi e ossa sufficienti a nutrire un esercito di doberman. Il registratore di cassa scandisce una sinfonia di beffardi bip elettronico-musicali. Si va avanti, i clienti irrequieti controllano con un occhio il bancone e con l'altro il numero. Agli olandesi toccano preziose costate dì taglio fiorentino, un prosciutto di cinghiale, degli ossibuchi. Ai campeggiatori francesi una montagna di carne macinata, due anitre, una decina di lombate. Non male, adesso tocca agli italiani. Esausti per l'attesa, sono sbrigativi e acquistano l'indispensabile. Un romano dall'aria regolarmente furbastra, che è poi un dovere etnico, esibisce il suo nove presentandolo rovesciato per farlo passare da set. — Mina si puole fare, sa? — lo redarguisce una maremmana polpacciuta sgomitandolo e affacciandosi al bancone con il numero autentico. — Eh, mica l'ho fatto apposta! Che, me vote scanna si ce l'avevo in mano ar contrario? — 'Un sapevo ch'a Roma le brache le si mettessero alla rovescia... — lo gela la maremmana senza neppure degnarlo d'uno sguardo e invocando due bistecche non tigliose; cioè a dire non fresche e filacciose come la polpa del tiglio, che da queste parti sarebbe un delitto. C'è tutto il tempo per farsi la barba. Quando rientro dalla bottega accanto fresco di rasatura, chiamano proprio il 15. —Bistecche? —Finite. — Carne per una bella Chateaubriand? — Eh. l'ho data ai francesi, come la Robespierre. — Perché, adesso i campeggiatori mangiano anche Robespierre e Chateaubriand? — Quelli dei camping no, ma quelli, del camper da quaranta milioni che da un mese alloggiano in piazza al posto del circo si, ci hanno pure il forno e la griglia. Li vede laggiù? Un lungo f il di fumo si alza in effetti dall'orizzonte, come nella Butterfly. Propongo di acquistare nodìni esauriti, cervella già ramazzate dai genitori delle tendopoli abusive per i loro figli denutriti, costate di vitellone appannaggio del farmacista e del medico condotto. Alle mie spalle, fra colorite imprecazioni toscane, la clientela incomincia ad abbandonare il campo. — Beh, allora un po' d'agnello. Con tutte le pecore che ci avete in Maremma! — Magari. Stamani s'è dato un montone intero agli algerini, quelli quando hanno finito di vender tappeti e collane si fanno il cascùs sulla spiaggia. — Allora quel pezzo laggiù, che roba è? — Ma guardi che è appena macellata... Troppo gentile. Me ne vado con una mezza dozzina di uova rifiutate da una coppia svizzera perché scandalosamente piccole. Alla carne ci penseremo quest'inverno, quando torneremo a importare per miliardi tutta quella che gli stranieri ci hanno comperato a quattro soldi, migliore e più saporita, durante le vacanze. Che affare il turismo, signor ministro! Guido Guerrasio

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