Ha un «alibi» il giovane accusato d'aver messo la bomba a Bologna?

Ha un «alibi» il giovane accusato d'aver messo la bomba a Bologna? Il fratello di Francesco Furlotti sostiene che è «una montatura» Ha un «alibi» il giovane accusato d'aver messo la bomba a Bologna? La storia di Piergiorgio Farina, il neofascista che avrebbe rivelato la pista nera ROMA — L'inchiesta per identificare i responsabili della strage di Bologna è giunta forse nella fase decisiva. Il mosaico delle accuse si va lentamente precisando, la pista dell'eversione di destra si è rivelata quella giusta. In carcere sono finiti in 18 e su tre, tutti giovani neofascisti romani, pendono indizi gravissimi: aver ideato ed eseguito materialmente l'attentato. Si parla di una lunga serie di circostanze,, riscontri, elementi precisi che ora si possono agganciare e cucire. Eppure, la somma di tutti insieme potrebbe ' non costituire una sola prova definitiva. Tanto più che — osserva qualcuno — se questi tre estremisti rimangono gli unici indiziati per l'eccidio, il grande disegno, quel programmato attentato alla Costituzione della Repubblica, viene a cadere su spalle decisamente troppo piccole. Lo sanno anche gl'inquirenti: le indagini, ammettono, sono giunte a una svolta con ogni probabilità decisiva, ma. aggiungono, «siamo ancora alla parte iniziale, in quanto le posizioni dei singoli dovranno essere esaminate particolareggiatamente sulla base anche delle risposte che gli arrestati daranno nei prossimi giorni*. Quanto ai tentativi di avere conferme alle indiscrezioni filtrate fra venerdì e ieri da Roma sulle presunte responsabilità di Sergio Calore. Dario Pedretti e Francesco Furlotti, niente da fare. Dagli ambienti della Procura della Repubblica bolognese non è venuta, com'era ampiamente prevedibile, nessuna conferma o smentita. Ogni sviluppo, qualsiasi novità di qualche rilievo, ripetono i magistrati emiliani, verrà comunicato, cosi come il «punto» sulla prima tornata di indagini, dal sostituto procuratore Persico nella conferenza stampa fissata per sabato prossimo e, a conferma della linea di prudenza seguita dagl'inquirenti, anche ieri il sostituto procuratore Persico, riferendosi alla posizione di Furlotti, ha ammonito che ci vuole molta prudenza, prima di appioppare a qualcuno un'accusa tanto grave. « Occorrono ancora prove e riscontri —ha aggiunto—prima di arrivare al momento, altamente drammatico per tutti, dell'accusa finale*. Di Francesco Furlotti. 26 anni, un passato di picchiatore nero nel quartiere Balduina, «buttafuori» fino a qualche tempo fa in un locale nei pressi del Ministero dell'Intèrno, il «Green Time», accusato, secondo alcune indiscrezioni, di essere il personaggio che avrebbe materialmente portato l'esplosivo alla stazione di Bologna, ha preso ieri le difese il fratello Stefano, parlando a due riprese con i cronisti convocati a casa sua. «E'tutta una montatura—ha esordito —, Francesco è innocente, non è l'esecutore materiale della strage. Chicco è totalmente estraneo a tutta la vicenda*. « Come si fa — ha obiettato Stefano Furlotti — a prendere per oro colato la testimonianza di Piergiorgio Farina, uno screditato negli stessi ambienti di destra*, insomma «un delatore*, inviso, per questo motivo, alle •stesse persone che in carcere hanno avuto contatti con lui*. Il fratello del neofascista arrestato è andato oltre. Ha fatto alcuni riferimenti a «certe» protezioni di cui Fa¬ rina (il quale sta scontando attualmente una condanna per violenza carnale, beneficiando di un regime di semilibertà e che proprio in carcere, tempo fa, era in cella con Calore e Pedretti) avrebbe fruito, «fi poi — ha sottolineato — non riesco proprio a spiegarmi ì motivi per cui egli abbia accusato proprio mio fratello. Sapeva benissimo che Chicco, da almeno cinque anni, non fa politica; lo conosce bene, abitando da anni nello stesso quartiere ed avendo frequentato entrambi, in passato, la sezione del msi di viale Medaglie d'Oro*. In ogni caso, ha assicurato Stefano Furlotti, «Chicco» ha un alibi di ferro, di cui «la magistratura è a conoscenza*. «Non può aver messo la bomba per il semplice motivo che la mattina del 2 agosto era a Selva di Fasano (Bari), a quasi 1000 chilometri di distanza. Dormiva assieme ad un amico, in una casa messagli a disposizione da un poliziotto, Giorgio Sardella, con cui aveva trascorso buona parte della serata precedente nel night che gestisce*. Il titolare delr - Hotel Sierra Silvana», Gastone, interpellato telefonicamente ha confermato che Francesco Furlotti risulta registrato in albergo nella notte tra il 31 luglio ed il 1° agosto. «Il personale ricorda che Furlotti e Croce arrivarono qui a notte inoltrata del 31, era quasi l'alba del primo agosto. Riposarono alcune ore e poi ripartirono, però non si sa per quale destinazione*. E' stato anche confermato che Furlotti era conosciuto a Selva di Fasano perché dal 1° luglio al 15 agosto avrebbe gestito la discoteca della «Casina municipale», di proprietà dell'Azienda di soggiorno Secondo alcune voci, sarebbe stato proprio Piergiorgio Farina, una sorta di Peci «nero», che, pentito do^po aver appreso le conseguenze dell'esplosione, avrebbe improvvisamente deciso di informare gli uomini del Sisde. Stando a queste indiscrezioni, Farina avrebbe consegnato a Furlotti il materiale esplosivo per compiere l'attentato alla stazione di Bologna.

Luoghi citati: Bari, Bologna, Casina, Fasano, Roma