Roma: il giudice Amato ucciso dai Nar aveva chiesto aiuto porche pedinato

Roma: il giudice Amato ucciso dai Nar aveva chiesto aiuto porche pedinato È cominciata l'inchiesta voluta dalla Corte di Cassazione Roma: il giudice Amato ucciso dai Nar aveva chiesto aiuto porche pedinato ROMA — Minacce, awertimenti ricevuti da un neofascista detenuto: perfino, pochi giorni prima dell'agguato, la sensazione di essere pedinato. Dei suoi timori, dello sconforto per l'essere stato abbandonato a sé stesso nelle indagini sul terrorismo «nero», Mario Amato aveva parlato più volte al suoi colleghi. Con l'assassinio del magistrato, firmato nel giugno scorso dai Nar, quelle confidenze hanno assunto il tono di una denuncia: da ieri acquistano peso ancora maggiore, trasferite nella prosa ufficiale dei verbali d'interrogatorio. Ci furono responsabilità nella mancata protezione del giudice? Subito dopo l'assassinio, 26 colleghi di Amato prospettarono questa ipotesi con una denuncia contro ignoti: ieri mattina il magistrato incaricato dell'indagine dalla Cassazione — Alfredo Ario ti, sostituto procuratore a Perugia — è arrivato al tribunale di piazzale Clodio e ha iniziato gli interrogatori. Per primi, è toccato ai colleghi di Amato che avevano firmato la denuncia. I reati che si ipotizzano nei confronti di chi avrebbe dovuto far proteggere il magistrato sono gravissimi: omissione di atti d'ufficio, omicidio colposo, aggravato dalla «previsione dell'evento». Ma a chi spettava richiedere, sollecitare, organizzare i servizi di scorta? La maggiore difficoltà dell'inchiesta del dottor Arioti sta proprio nello stabilire competenze e responsabilità di uffici (quello del procuratore capo, la questura, il ministero dell'Interno) che fino all'assassinio di Amato, e al lungo sciopero del magistrati che chiedevano sicurezza, erano investiti del problema scorte in termini confusi, iu„erti, spesso contraddittori. Difendere Amato spettava al procuratore dell'epoca, Giovanni De Matteo? Formalmente, il capo dell'ufficio sembra a posto; agli atti dell'inchiesta ci sono due lettere con le quali il procuratore sollecitava protezione prima per 45 del suoi sostituti, poi per un gruppo più ristretto, del quale Amato faceva parte. Per i colleghi del magistrato ucciso, sfilati ieri dinanzi al sostituto di Perugia (installatosi per l'occasione nell'ufficio del nuovo procuratore. Achille Gallucci) la valutazione però non può fermarsi al piano formale. Luigi Flasconaro, Giancarlo Armati, Francesco Palma sono stati i più decisi tra i sostituti che hanno deposto ieri mattina: Mario Amato, prima che inerme, era stato lasciato solo. Il magistrato che, a Roma, indagava a fondo sull'arcipelago del neofascismo era isolato sul piano organizzativo, privo dei supporti anche più elementari (come quello di colleghi che lo affiancassero nelle inchiesto più complesse), costretto a lavorare col solo appoggio di due, tre agenti di polizia esperti in trame «nere». Soprattutto, dalle deposizioni dei colleghi di Amato è tornato a galla un episodio che, con l'assassinio del giudice, era affiorato solo in parte. Amate pochi giorni prima di essere ucciso aveva raccontato ad alcuni colleghi, al termine di im'assemblea di sostituti, di alcuni giovani che gli sembrava lo stessero pedi¬ nando, n consiglio fu di rivolgersi nuovamente al capo dell'ufficio, o al questore. Amato fece in tempo a farlo? e, se si, con quali risultati? L'interrogatorio dell'ex procuratore capo De Matteo, in programma per oggi, quelli del questore Isgrò e del dottor De Rogatis (il funzionario che in Procura si incaricava di coordinare l'impiego delle scorte) offriranno forse una risposta. Il magistrato di Perugia intende ascoltare inoltre la moglie del giudice ucciso e il fratello, Baldo Amato, giudice della corte d'appello. Poi si tratterà di acquisire documenti di importanza decisiva: ieri il dottor Arioti si è fatto consegnare copia delle deposizioni rese al Consiglio superiore della magistratura dai colleghi di Amato. Infine si recherà ai Viminale: può essere interessante verificare 1 risultati dell'indagine amministrativa compiuta Sul «caso Amato» dal ministero dell'Interno. g.z.

Luoghi citati: Perugia, Roma